Château Musar svela a Roma la viticultura Libanese

La degustazione che ha permesso di conoscere i vini della valle della Bekaa, territorio di incredibile importanza per la storia della vite e del vino.

Il Libano forse non è la prima nazione che viene in mente quando si parla di vino ma chi è un po’ addentro alle cose, sa bene che la sua storia nasce in luoghi ben diversi da quelli che vorrebbe l’immaginario collettivo. Proprio in questi giorni si è diffusa la notizia di alcuni ritrovamenti Georgiani, che sembrerebbero retrodatare le origini del vino ancora più indietro nel tempo, fino a 8000 anni fa.

Solo una conferma del fatto, che è nella regione del Caucaso meridionale comprendente anche Armenia e Azerbagian, che i frutti della vite si tramutarono nella bevanda fermentata più importante nella storia dell’umanità. Da li la vite iniziò il suo lungo viaggio, scendendo verso il Libano per poi arrivare fino all’area mesopotamica e all’Egitto. In quell’area la viticultura ebbe un ulteriore sviluppo mentre oggi, ironia della sorte, il consumo di vino risulta particolarmente problematico quando non vietato del tutto.

L’importanza di Fenici e Romani per la diffusione della vite e del vino.

Tornando alle vicende libanesi va sottolineato il ruolo fondamentale dei Fenici, antichi abitanti dell’area. Un popolo di abili commercianti, che insieme alla porpora contribuirono in maniera determinante alla diffusione della cultura enoica nel mediterraneo. Anche la presenza romana fu determinante per lo sviluppo della viticultura. Lo testimoniano ancora oggi le splendide rovine del tempio di Bacco nel sito archeologico di Baalbek non distante da Beirut.

Nel paese mediorientale nemmeno la censura millenaria operata dell’islam è riuscita a sradicare il legame con la viticultura. Fortunatamente poi, la coltivazione della vite fu ripresa dai monaci intorno al 1850 e tenuta viva come spesso accaduto anche in europa.

Vini straordinari e carichi di contenuti culturali quelli di Château Musar in degustazione presso la sede Romana dell’Onav. A presentarli il produttore Marc Hochar, accompagnato dal Presidente dell’associazione Vito Intini e dal Delegato Alessandro Brizi. La storia di un’esperienza ormai giunta alla terza generazione. Un racconto di dettagli sulle scelte di vinificazione, sul territorio e sugli obiettivi che si prefigge e che assicurano da sempre la continuità della cantina.

Una storia che inizia nel 1930 ed è alla terza generazione.

Château Musar nasce nel 1930 con Gaston Hochar, che reinterpreta la tradizione millenaria alla luce delle sue esperienze bordolesi, individuando le affinità tra il terroir francese e quello del proprio paese. Siamo nel primo dopoguerra e nel Libano, protettorato francese, la presenza degli occupanti transalpini favorisce il confronto sul vino e la sua richiesta. Per l’impianto furono scelti Cabernet Sauvignon, Cinsault e Carignan.

Il primo per assicurare struttura e nerbo al vino, il secondo per equilibrarlo e garantire l’eleganza, ricercata nell’intera produzione di Château Musar. Nel 1920 Serge, padre dell’attuale produttore, prende le redini dell’Azienda indirizzandola verso le caratteristiche che ancora oggi sono il tratto distintivo dei suoi vini. Una viticultura il più possibile naturale che solo caratteristiche pedoclimatiche eccezionali riescono a permettere.

La valle della Bekaa ambiente perfetto per una viticultura ideale.

Siamo nella valle della Bekaa un altopiano sui 1000 metri di altitudine. Un clima asciutto caratterizzato da assenza di umidità e con grande escursione termica, che riduce al massimo il rischio di parassiti e malattie. Praticamente il sogno di ogni viticultore. Sul terreno calcareo argilloso oggi Marc coltiva ancora le tre varietà impiantate in origine. Piante molto vecchie, ad alberello basso e lavorate a mano. Una difficile forma di allevamento che dopo il germogliamento non permette l’ingresso in vigna, se non per la faticosa raccolta manuale.

La conseguente bassa resa consente solamente 260.000 bottiglie del rosso Château Musar. Ma il risultato è perfettamente in linea con la filosofia produttiva, che insegue un vino autentico e non un obiettivo numerico da raggiungere. In questa direzione vanno anche i suoi sistemi di vinificazione che sono estremamente personalizzati. Il frutto di una ricerca portata avanti senza tentennamenti nonostante le difficoltà politiche del territorio e la guerra civile.

Un metodo personalizzato messo a punto nel tempo.

Un percorso che ormai da anni lo ha portato ad un proprio metodo definito, che nella prima fase prevede la vinificazione separata dei tre vini in vasche di cemento, seguita da un anno di barrique di cui solo il 10% nuove. I vini vengono poi assemblati trascorrendo un altro anno in cemento e dopo 3 anni vengono imbottigliati per trascorrere in affinamento ulteriori 4 anni.

Un processo lungo almeno dieci anni, per un vino che non conosce nessuna operazione di filtrazione e chiarifica e che esce dalla cantina solo quando Marc Hochar lo ritiene pronto. Scadenze di mercato o tempistiche varie, sono quanto più lontano possibile dalla filosofia di Château Musar.

La degustazione si è sviluppata su sei annate a partire dalla 2009, frutto rosso fresco, spezie e accenni di liquerizia. Il tannino seppur gradevole può ancora dare il meglio di se. Una delle migliori espressioni del lotto è la 2006, frutto dolce e profumato, tante spezie, un richiamo di scorza d’arancio e note balsamiche, in bocca grande equilibrio e tannino vellutato, veramente un bel vino.

Sei annate di vini che rappresentano il terrritorio.

Nella 2004 il frutto si fa più maturo, il vino è più asciutto e alle spezie si affiancano le erbe aromatiche, anche essiccate. Il tannino anche se gradevole, è ancora un passo indietro al precedente. Col millesimo 2003 ritorna la dolcezza, anche nei toni delle spezie, accompagnata da una nota di agrume per un vino dal sorso pieno e avvolgente.

Château Musar 1998 è probabilmente il migliore della batteria, caratterizzato dalla complessità del bouquet in cui inizialmente si alternano i toni dei fiori rossi freschi e della frutta, note balsamiche che introducono le spezie dolci, la noce moscata e le erbe aromatiche. In bocca nessun elemento prende il sopravvento garantendo un equilibrio gustativo straordinario.

Un vino che da il meglio di se in eleganza.

Grande persistenza e lunghezza sono aspetti condivisi da tutte le annate, anche dalla 1997 che chiude la degustazione presentandosi negli aspetti più tipici per i vini invecchiati. Sentori che richiamano lo smalto e balsamici, sfumature di agrume, poi frutti ed erbe di campo essiccate, che vanno verso la direzione della dolcezza conservando la spinta dell’acidità.

L’obiettivo dichiarato di Marc Hochar è quello di puntare all’eleganza attraverso vini che nascono essenzialmente della relazione tra vitigno annata e territorio. Tutti i vini in degustazione lo hanno dimostrato ampiamente, allontanandosi da ogni parametro di standardizzazione nel pieno rispetto dello stile che ha reso Château Musar un vino unico al mondo.

Bruno Fulco

Bruno Fulco
Iscritto all’Ordine dei Giornalisti e diplomato presso l’Associazione Italiana Sommelier, da sempre appassionato di enogastronomia come veicolo di scambio e collegamento tra le diverse culture. Viaggiatore entusiasta specie nelle realtà asiatiche e mediorientali. La fotografia completa il bouquet delle passioni irrinunciabili con particolare attenzione al reportage. Ricerca ostinatamente il modo di fondere questi elementi in un unico elemento comunicativo.

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