Quest’anno a Fabrica di Roma, nella provincia viterbese, si è svolto nuovamente il FdB Festival dedicato alla musica.
Ne ho approfittato per andare a vedere un’artista che da tempo avrei voluto vedere. Mi sono convinta definitivamente dopo che, quest’estate, un amico mi ha detto di averlo visto dal vivo e che aveva fatto un concerto molto bello!
È stato qui che ho assistito al mio primo (e spero non ultimo) concerto di Caparezza.
L’artista ha mostrato anche in questa occasione la sua genialità, la sua fantasia e la sua ironia dissacrante.
Il concerto è andato in scena con la band di Caparezza al completo e le due coriste. Quattro bravissimi ballerini hanno movimentato il palco danzando e spostando le parti mobili della scenografia, che cambiavano di canzone in canzone.
Come se non fosse abbastanza, hanno interpretato egregiamente i ruoli dei diversi personaggi che hanno “preso vita” durante tutto il concerto.
Fin dal primo pezzo, con cui è stato aperto l’evento e in cui tutti erano vestiti come robot, le scenografie mobili hanno animato il palco, ognuna perfettamente pertinente alle canzoni che venivano eseguite.
Alcune, come il Cerbero sul brano Argenti vive, erano divertenti, coglievano il lato più ironico dei pezzi. In altre coglieva il lato più sensibile del pezzo, come in Chinatown dove una barchetta di carta piena di scritte è andata su e giù per tutto il palco.
Questo tour è stata la terza “stagione” della serie di concerti che il cantautore pugliese sta portando in giro per l’Italia dallo scorso inverno, partito subito dopo l’uscita dell’album Prisoner 709.
In quasi due ore di concerto Caparezza ha mostrato tutta la sua genialità creativa e la sua genuinità in quanto artista. Con i suoi testi e i suoi dialoghi ha dimostrato di essere legato alle proprie radici a cui però non rimane incatenato, bensì si eleva intellettualmente sul piano musicale, riflessivo e comportamentale.
Ambra Martino