Il 23 marzo al Quirinetta di Roma è andato in scena il release party di “Vive la vie”.
Il nuovo album de Le Cardamomò, band romana (ma non solo) al suo terzo lavoro in studio, presenta un repertorio di nove brani inediti che spaziano dal folk, alla musica d’oltralpe fino ad arrivare ai balcani, una cover e quattro brevi narrazioni.
Un disco elegante cantato in diverse lingue tra cui francese, spagnolo e ovviamente italiano. I quattro elementi sono polistrumentisti abili e soprattutto voci sopraffine. Non bastasse tutto questo a dare un’iniziale definizione ai contorni di una serata magica (lo è stato davvero, anche a 33 anni ieri ho avuto l’ennesima riprova che la magia è reale) aggiungo che i quattro sono degli ottimi interpreti di scena. Abili ad occupare il palco, ad interagire tra di loro e a raccontare.
Raccontare, proprio così. Perché il concerto andato in scena è stato come aprire un enorme libro pop-up in cui le meraviglie in rilievo prendevano forma di brano in brano.
Io il lettore rapito. Perso tra giochi di luce, lune danzanti, abiti di scena scintillanti e una voce narrante. Anzi, quattro. Le Cardamomò infatti, proprio come nel disco, alternano i brani a brevi narrazioni che cullano il lettore ehm…pardon, l’ascoltatore come se stesse aggrappato al suo letto pronto per un altro viaggio.
La qualità della band è indiscutibile: Antonia Harper , Marta Vitaliani, Gioia DI Biagio e Ivan Radicioni, passano con estrema disinvoltura da uno strumento all’altro.
Violino, fiati, percussioni (di variopinti generi) chitarra, organetti…
Tanti gli ospiti a condividere il palco e alla fine sembrava di essere dentro una grande festa. In realtà una festa lo era davvero: dia de los muertos.
Leitmotiv della serata che, anche grazie alle tipiche maschere da “teschio festoso” utilizzate all’inizio e alla fine del concerto, hanno reso magico il clima della serata. Il disco Vive la vie celebra la rinascita perché, come più volte ricordato durante l’esibizione, nascere non basta. Bisogna saper rinascere ogni giorno.
A fine concerto ho avuto il piacere di fare quattro chiacchere con la band. Vi lascio con la nostra intervista e con l’invito a scoprire Le Cardamomò, una perla preziosa del nostro paese per cui andare di certo fieri.
Dopo aver calcato tanti palchi, anche internazionali, cosa significa per voi suonare a Roma per il concerto lancio del vostro nuovo disco?
Ivan: Noi nasciamo a Roma, ovviamente siamo tutti di Roma anche un po’ indirettamente. Roma è la città in cui risiediamo ma c’è chi viene da Firenze e anche dall’America oltre che dalla capitale. Suonare al Quirinetta è stato un appuntamento importante. Sia perché abbiamo cercato un contesto che facesse al caso nostro, dato il tipo di spettacolo che non è realizzabile in tutti i club. Il Quirinetta è stato dunque una scelta importante e dunque un onore poter realizzare uno spettacolo qui.
Quest’album arriva dopo un’esperienza importante vissuta anche all’estero. In America in particolar modo. Che cosa puoi raccontarci a tal proposito?
Ivan: Noi siamo stati a Miami dove abbiamo fatto una tourneé e dove poi, da lì, abbiamo fatto il giro di quattro stati facendo un vero e proprio coast to coast viaggiano da Miami a New Orleans. Questo viaggio è stato parte di un percorso anche e soprattutto di ricerca: culturale e musicale.
Ci siamo uniti alle varie realtà musicali nel vero e proprio senso della parola, andando a suonare all’interno, per esempio, a quella di New Orleans per l’appunto. Abbiamo suonato in piazza infilandoci “all’italiana”, dove erano presente le brass band per respirare un po’ quell’aria. E’ stato importante restituire all’Italia questo, oggi al Quirinetta, quest’album che viene fuori da tanto lavoro.
Il vostro disco è un lavoro splendido ma ascoltato dal vivo è un’esperienza meravigliosa. Quanto è importante la dimensione live per Le Cardamomò? Visto anche e soprattutto la tipologia di spettacolo che presentate.
Gioia: Per noi il live è importantissimo perché lo viviamo. Mentre la musica la si può solo sentire a noi piace l’energia che si crea tra noi. Ci piace raccontare ma non solo in note. Proiezioni, giochi di sguardi, giochi teatrali, racconti e piccole performance. C’è tutto. Ci piace dare a noi stessi e agli altri. Come un riflesso per empatia. Dunque per noi significa unirci energeticamente tra noi e con il pubblico. Divertendoci anche se a volte facciamo canzoni, come il valzer, che magari qualcuno potrebbe vivere in maniera nostalgica e meno sognante.
Ho pensato a come definire la vostra musica e alla fine mi è venuto in mente: d’aggregazione.
In un periodo storico in cui sembra che tutti dobbiamo avere per forza un nemico, voi invece mescolate molte cose: lingue, stili e culture.
Gioia: Bello! Abbiamo iniziato raccontando le nostre storie soprattutto in francese e da li Le Cardamomò. In realtà poi non è stata la sola Francia ad averci influenzato. Antonia per esempio è mezza Americana e noi ci definiamo tutti un po’ “zingari”. C’è soprattutto il desiderio di esprimerci in tante lingue e tante sonorità. Quello che ci ispira noi raccontiamo. Forse a volte c’è la difficolta di raccordare il tutto in tante lingue diversa ma un unico filo comune, che per noi possono essere nascita e morte…cose basiche e semplici insomma (ride).
Cosa ti aspetti da questo nuovo album?
Marta: Le aspettative? Beh in realtà mi aspetto di girare molti luoghi, come abbiamo già fatto col disco predecedente “Valse de meduse”. Ci siamo coltivati ambienti rari e particolari che sicuramente ci ricontatteranno. Abbiamo in programma un tour di date dal nord al sud Italia, puntiamo alla Francia, Ungheria insomma, sicuramente mi aspetto di viaggiare con la nostra musica.
Ambire alla fama non è tra le ambizioni, almeno per me. Soprattutto perché dietro questo progetto c’è talmente tanto amore e cura che andrà finché ci metteremo energia. Come stiamo facendo ora. Continueremo a divulgarlo come stiamo facendo e lo faremo sempre di più dando sempre il massimo. La diffusione è importante e poi si sa..da cosa nasce cosa…
Il 6 aprile Le Cardamomò saranno live al teatro del Lido di Ostia, data che segna anche il rilascio ufficiale del disco.
Emiliano Gambelli
[Foto in copertina di Tamara Casula]