Il Premio Troisi a Chiara Taigi, soprano da sogno
Chiara Taigi è un nome di spicco della lirica internazionale. Ci si rende conto della sua eccezionalità assistendo alle magnifiche esibizioni e ammirando i fotogrammi che ritraggono uno sguardo che si allunga otticamente oltre il confine dell’orizzonte percepito, a cercare nell’anima.
E’ ingenuo credere che un’artista sia un magnifico involucro tecnicamente perfetto che contiene una prosaicità lontana dalle scene. Lei stessa è la Bellezza che incarna, l’irraggiungibile Chimera, il mito, l’umanità dolente. Chiara, per citare il suo amato Pirandello e gli infiniti ruoli che la vita ci sollecita ad impersonare, è il solleone d’agosto e la melanconia delle notti lunari; impersona perfettamente il mito, l’archetipo del femminile che si personifica in Ecate e in Emera, dee rispettivamente della notte e del giorno, potenti entità che regolano le burrasche della vita e che coesistono in antitetica armonia.
Questa riflessione vuole tratteggiare la mia percezione di questo grande talento lirico italiano, l’aspetto tangibile di una personalità fuori dal comune che, come tutti i grandi artisti, si fa carico delle umane emozioni catalizzandole e veicolandole attraverso un ruolo “medianico”, nel senso spiritualistico del termine.
La Taigi possiede un’eleganza innata e una prossemica naturale che accoglie con naturalezza lo spettatore spaesato e il melomane più esigente, cosciente della missione che una grandissima interprete come lei deve portare a termine alla fine di ogni esibizione. E’ così che i più grandi teatri del mondo l’hanno fortemente voluta, come dal prestigiosissimo curriculum di cui riporto un breve estratto.
Nel corso della sua prestigiosa carriera internazionale, la famosa soprano romana si presenta con il vasto bagaglio della sua intensa frequentazione esecutiva, operistica e concertistica, nei più importanti teatri europei e americani sotto la direzione di famosi direttori (tra cui Abbado, Muti, Tate, Chailly, Pappano, Scimone, Pidò, Gardiner, Queler, Metha, Gergiev, Temirkanov) e a fianco di grandi colleghi cantanti.
Il suo curriculum annovera sia un repertorio di rara esecuzione come L’amor rende sagace di Cimarosa, La marescialla d’Ancre di Nini, The turn of the screwe di Britten, Il convitato di pietra di Tritto, Il domino nero di Rossi, Penthesilea di Schoeke, Il concilio dei pianeti di Albinoni, Benvenuto Cellini di Berlioz, Il Corsaro e La battaglia di Legnano di Verdi, L’Africana di Meyerbeer (alla Carnegie Hall di New York), Le Villi di Puccini, Cyrano di Tutino, Lo stesso mare di Vacchi sia opere più popolari e suoi vividi cavalli di battaglia quali Bohème, Turandot (Liù), Tosca, Andrea Chénier, Nabucco, I due Foscari, Simon Boccanegra, Ballo in maschera, Aida, Otello, Medea, Tabarro, Suor Angelica, Cavalleria rusticana, Pagliacci.
Possiede una particolare predilezione inoltre per il repertorio d’impronta specificatamente religiosa che ben si accorda con la sua sensibilità in cui spiccano, tra le tante composizioni, il Requiem K.626 di Mozart e la Messa da Requiem di Verdi (cantati entrambi, tra l’altro, più volte a San Pietroburgo con la direzione di Gergiev) e in altre città russe dove si è esibita anche in Simon Boccanegra (diretta da Metha) e Aida.
Ad Assisi ha cantato nella Basilica superiore di San Francesco in occasione delle manifestazioni per la visita di Papa Francesco del 2014 e a Bilbao quale Leonora ne La forza del destino. Tra altre importanti performances del 2014 l’edizione di Manon Lescaut nella produzione della Welsh National Opera diretta da Jan Latham Koenig per la regia di Mariusz Trelinski in tour in diverse città inglesi. Nel 2015 ha svolto una tournée di concerti e master class in Cina e ha partecipato ad un Gala al Bolshoi di Mosca, dove poi è nuovamente tornata per un ulteriore Requiem di Verdi, preceduto nell’estate dal debutto in Norma al Festival del Mediterraneo al Teatro greco di Siracusa, seguita da Don Giovanni (Donna Anna) al Festival di Taormina; in agosto ha cantato un concerto a Parigi con un gruppo cameristico dei Wiener Philharmoniker.
Recentemente ha tenuto una masterclass di canto a Madrid invitata dalla Casa de Cantabria. I prossimi appuntamenti la vedranno in Russia per Tosca e Aida, a San Pietroburgo per il Concerto di Capodanno e in Macbeth al Colòn di Buenos Aires. E’ attivissima nella prosecuzione del Progetto “Quando il Canto è Pace” in tutte le Cattedrali del Mondo tra cui la La Sagrada Familia di Barcellona con Musiche di Mozart ed Haydn. Nei prossimi giorni riceverà il Premio Troisi 2016 alla carriera ed è proprio per celebrare il suo ennesimo riconoscimento che abbiamo voluto dedicarle questo spazio sul nostro sito.
D: Gentilissima Chiara, il mio approccio alla sua arte è dettato da un approccio emozionale piuttosto che da una disamina tecnica, spettante propriamente agli esperti del settore che l’hanno definita una delle migliori voci sopranili al mondo. Credo però che la straordinarietà di un’artista come lei consista nel suscitare emozioni così forti e a colorare le sue straordinarie capacità vocali con una grande capacità empatica. E’ d’accordo?
R. Io interpreto e lo faccio col cuore. Di lì a d essere la migliore, non saprei dirle sicuramente. Lo ripeto, in tutto quello che faccio ci metto la passione più profonda, la verità ed è solo questo che, forse, ha creato una differenza.
D: Il suo repertorio vanta delle interpretazioni particolari, direi di nicchia. Crede che il futuro dell’opera lirica sia destinato a consolidare una tradizione elitaria o a contaminarsi, come in qualche caso accade?
R. La lirica è stata dall’avvento del cinema contaminata ed il pubblico è vasto, si divide tra prosa, cinema e musica lirica. Siamo tutti elitari in un certo senso: esistono cinema d’essai, chi fa solo la tragedia greca e chi fa solo il barocco. Sarà bello avere gli stessi virus che portano ad un unico denominatore: l’Arte.
D. E’ stata definita dalla stampa russa la regina della lirica, emozionante immaginarla con le sue interpretazioni straordinarie e cariche di pathos nei Palazzi imperiali di San Pietroburgo… la sua arte la porta a conseguire naturalmente un atteggiamento cosmopolita. Quali sono le pietre miliari della sua vita che la tengono ancorata alla quotidianità e le garantiscono un equilibrio, così difficile da mantenere per chiunque?
R. Le risponderò con un insegnamento dei marzialisti e, precisamente, del maestro Lee. “L’equilibrio te lo dona il sapersi adattare ed avere una mente curiosa”. Ecco tutto. Non esistono riti o feticci amuleti o dipendenze dai maestri che aiutano nella quotidianità. Se qualcuno ci abbandona a metà di un cammino, si vede che eravamo pronti a proseguire da soli. L’equilibrio quotidiano è sapersi adattare. Per quanto riguarda il mio rapporto col pubblico russo, è consolidato quasi da dieci anni e mi sente vicina al suo cuore, perché io lo sono. Pensate, ho portato Aida in Udmurtia e c’era gioia nel sentire una voce differente, una linea di canto che si differenziava nel cantabile dove c’erano delle dinamiche. Ecco: scambio di cultura e cuore. Loro hanno dato molto a me ed io ho lasciato tutta la mia energia.
D. La tenacia e il sacrificio sono gli strumenti che hanno permesso al talento innato di raggiungere una maturità vocale e artistica come la sua, fino ad essere definita la nuova Callas nella sua interpretazione di Medea. Quali sono stati i maestri che hanno ispirato il suo percorso musicale?
R. Volevo dire che prima di me molte altre artiste, dopo la Callas che considero l’unica Medea al mondo, sono state brave ad interpretare questo ruolo scritto tutto sul passaggio di registro con note acute ed estreme nell’ottava bassa. Forse, essendo una dolce conoscenza di Renata Tebaldi che io considero davvero più di una maestra, non è passato inosservato che io potessi affrontare un ruolo così dissimile dalle tante mie Desdemona ed altri ruoli molto angelici. La Callas nuova e vecchia è sempre la stessa, viene dalla Grecia, ha gli occhi neri ardenti, ed io sono romana con gli occhi verdi speranza.
D. Chiara, la sua umiltà la rende ancora più grande. Tra qualche giorno riceverà il Premio Troisi 2016 e tutti noi siamo orgogliosi di annoverarla tra le nostre eccellenze. C’è bisogno in questo momento storico del potere taumaturgico dell’arte, siamo contenti di averla con noi e le auguriamo dei traguardi sempre più prestigiosi.
R. Ringrazio sentitamente questo premio che segue al prestigiosissimo“Lorenzo il Magnifico” consegnatomi nel mese di giugno a Firenze. La sinergia che si è creata con l’assessore alla cultura di Messina Dott.ssa Daniela Ursino, durante un concerto dedicato ai beni culturali, mi hanno permesso di incontrare il Dott. Massimiliano Cavalieri che ha voluto insignirmi di questo premio che mi rende felice.
Antonella Rizzo