
L’apertura della stagione sinfonica è iniziata con un capolavoro unico nel suo genere, il Fidelio di Ludwig van Beethoven, con l’orchestra e il coro di Santa Cecilia diretti da Antonio Pappano, un grande lavoro d’insieme, di concentrazione ed emozione.
Fidelio è un’opera diversa da tutte le altre creazioni di Beethoven, la sua nascita è tormentata, piena di ripensamenti, di tagli e rielaborazioni, tre dal titolo Leonore I, II, III ed una per il Fidelio, il risultato è eccellente e geniale.
“Fidelio per me è una sfida, avendola già diretta una volta sono voluto ritornare a questo capolavoro anche grazie all’affiatamento creatosi con l’orchestra dopo la tournée estiva e alla collaborazione con il maestro Visco direttore del coro” dichiara Pappano “All’orecchio sembra molto facile ma è molto movimentata ed è un ideale di perfezione quasi impossibile da raggiungere”.
Si tratta in realtà di un Singspiel, di un’opera in forma di concerto, dove i dialoghi parlati si affiancano ai canti, che in questa rappresentazione sono ridotti, ma l’informazione passa lo stesso, comincia come un’operetta e va nella tragedia, la musica diventa sempre più importante e proprio dopo il duetto nel secondo atto di Leonore (Rachel Willis-Sørensen) e Florestan (Simon O’Neill), degli sposi ritrovati, si inserisce la Leonora III op.72 versione del 1806. Si conserva la tradizione di Gustav Maher per dare il tempo di cambiare la scena, la sintesi drammaturgica dell’anima è imponente, Beethoven è riuscito a scavare nel luogo dove resta il mistero, qui dice ancora di più quello che c’è in tutta l’opera, inizia con un Adagio continuando poi con un Allegro secondo il modello della forma-sonata.
L’ho trovata maestosa ed emozionante, l’attesa del finale non interrompe la drammaturgia ma anzi ne rafforza il significato. Crea un respiro ricco di emozioni, le quasi due ore precedenti dell’opera sono una preparazione al finale, fino alla n.14 si resta assorti nelle nostre emozioni complici di Leonore, mentre negli ultimi venti minuti accade tutto. L’amore coniugale e la libertà sono i due temi musicalmente dominanti. Il buio cosa significa se non conosciamo la luce? è molto importante tenere conto di quello che è giusto e di quello che è male, Beethoven lo fa in modo molto chiaro: l’amore coniugale è un ideale a cui bisogna ispirarsi, qui si ritrova anche la fede cristiana della promessa. L’interpretazione del soprano Rachel Willis-Sørensen è stata ricca di emozioni, il legame con il “marito” intenso e passionale, le emozioni trasmesse al pubblico, in silenzio fino alla fine, interrotto solo con i cinque minuti di appalusi conclusivi. Bravissima protagonista del Fidelio.
La storia:
Nel primo atto viene esaltato l’amore di due ragazzi, Jaquino (Maximilian Schmitt) e Marzelline (Amanda Forsythe) lui, vuole sposarla in fretta, ma il cuore di lei è stato catturato da Fidelio, che in realtà è Leonore travestita, l’aiutante del padre Rocco (Günter Groissböck) capo carceriere. Un omaggio all’amore nell’aria di Rocco in cui solerte i giovani a prender tempo prima di una decisione importante “Se non si hanno soldi in tasca non si è felici mai, gli anni passano scontenti, fanno calca tanti guai” e ancora “wer bei Tisch nur Liebe findet, wird nach Tische hungrig sein” –“chi per pranzo amore trova, affamato si ritrova”.
Nel secondo atto appare Florestain nel buio del carcere sotto terra, da solo invoca “Dio, che notte è qui!”- “Gott welch Dunkel hier!”nella sua unica aria da solista, ricorda la sua sposa Leonore e i tempi che furono. Entrano Rocco e Leonore, lei ha freddo, il timore che il marito sia morto, viene obbligata a scavarne la fossa, ma non si sottrae a questo compito faticoso e doloroso per non tradirsi e farsi scoprire. Rocco obbligato da Pizzarro deve ucciderlo anche contro la sua volontà ma lei estrae la pistola e lo minaccia decisa ad uccidere, quando, la tromba che annuncia l’arrivo del Ministro salva Florestan.
Leonore è una persona che nonostante tutti i dubbi che ha intorno crede nel marito e nella sopravvivenza del marito, rischia tutto per salvarlo, un’esaltazione dell’amore coniugale.
Fidelio è “il primo dramma musicale moderno, in quanto nato da un intelletualistico atto di fede nella cultura e nella civiltà di un Europa giunta ad una fondamentale svolta storica” Giovanni Carli Ballola.
I concerti dell’Accademia Santa Cecilia continuano, il 26 ottobre s’inaugura la Stagione di Musica da Camera con il primo dei due concerti della Basel Kammerorchester diretta da Giovanni Antonini, Haydn 2032 con le Sinfonie n.19, n.80 e 81, affiancate dalla Sinfonia VB 142 di Kraus, un altro programma da non perdere assolutamente all’Auditorium Parco della Musica.
Sara Cacciarini