Eötvös “ Senza sangue” dal romanzo di Baricco: non è per tutti
Ho comprato il libro di Baricco e l’ho letto prima di ascoltare l’opera, non avrebbe avuto senso scrivere di qualcosa che non conosco
Il libro mi ha emozionato, conquistato e reso felice nello stesso momento. Una storia di amore, di vendetta e di giustizia. Da donna ne sono rimasta affascinata e riconosciuta nella parte bambina che è in me.
Bellissimo è un diminutivo grazioso e vuoto. Ambientato durante una guerra civile, crudele e spietata, quattro giovani uomini entrano in una fazenda e sterminano brutalmente il padre e il fratello della protagonista, una bambina, Nina, nascosta in una botola “rannicchiata sul fianco, le mani nascoste tra le cosce, la testa leggermente piegata in avanti, verso le ginocchia” viene salvata da Pedro Cantos, uno dei nemici.
Passano quarant’anni ed è da qui che parte l’opera di Peter Eötvös. La donna va a cercare l’uomo, l’unico sopravvissuto agli altri assassini morti misteriosamente, si percepisce la vendetta, nella musica il tempo viene scandito prepotentemente, si attende l’epilogo finale. Ma la donna dopo averlo torturato verbalmente rivangando tutto il suo passato e la sua vita di donna dai tanti nomi lo perdona offrendosi a lui in una camera d’albergo.
“Nulla è più forte di quell’istinto a tornare dove ci hanno spezzato, e a replicare quell’istante per anni […] chiuse gli occhi e si addormentò”. Forse la scelta “sbagliata” di Eötvös è stata nel mezzosoprano (Sonia Ganassi) bravissima interprete ma non calzante per timbro in quest’opera dai toni molto forti, risultava sottovoce dove anche il baritono (Russel Braun) aveva difficoltà nell’uscire fuori.
Le critiche del pubblico sono state queste, legate all’abitudine di ascoltare brani noti senza la modestia di provare a studiare e capirne di nuovi. Ben accette le novità difficili e stimolanti, un azzardo nel programma si Santa Cecilia che forse ha riscontrato pochi adepti ma ne ha stimolati altri.
D’altronde in conferenza stampa lo stesso direttore ha dichiarato che con l’Orchestra Nazionale di Santa Cecilia vi è una maggiore sensibilità e comprensione, ma anche sicuramente un rischio maggiore rispetto alle città dove è stato presentato precedentemente (New York, Amburgo) dove a causa della lingua il testo è raramente compreso. Nel libretto inoltre, scritto da Mari Mezei, moglie del direttore, viene cambiata la cronologia degli eventi, incomincia con l’incontro tra i due personaggi (alla fine) per poi raccontare i fatti precedenti e riprendere l’incontro con il finale che viene lasciato sospeso nell’opera, senza conoscere la trama non si possono percepire questi giochi temporali dell’opera, perdendo il senso del tutto.
Baricco sul libro e la sua forma creativa: – Perché ambientato durante una guerra civile? Perché è molto affascinante ed è la guerra più atroce, tra fratelli, non avevo in mente da nessuna in particolare, ho usati nomi ispanici per ragioni musicali, ma non c’è un riferimento in particolare, perché in un certo modo le guerre civili sono tutte uguali.
La musicalità del testo l’ha nella testa prima di scrivere un libro? Mi hanno fatto notare che anche quando parlo utilizzo suoni onomatopeici tipo “Tac” non mi sono mai accorto di questo “Tac”, la musicalità è istintiva non la programmo, è il mio modo di utilizzare il corpo, è ritmo, ci sono archi di energia caricata e scaricata “Zuuc”, “Toc”, “Zuuc” scrivo molto con il corpo perché la gente legga con il corpo, è una scrittura fisica.
Sara Cacciarini