Ed il cherubino sta davanti a Beethoven!

La Sinfonia n.9 di Ludwig van Beethoven è un’opera che ancora oggi affascina tutto il mondo. La recente e meravigliosa esecuzione dei Complessi dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia allo Stadio del Tennis al Foro Italico mi ha indotto a scrivere una serie di riflessioni.

La Sinfonia n.9 di Ludwig van Beethoven è una colossale opera davanti alla quale tutti rimaniano attoniti, senza parole, immersi nella musica ipnotica e grandiosa del grande compositore tedesco. La perfetta esecuzione di martedì 5 luglio allo Stadio del Tennis del Foro Italico di Roma dell’Orchestra e del Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia con il soprano Rachel Willis-Sørensen, il contralto Adriana Di Paola, il tenore Brenden Gunnell ed il basso Thomas Tatzl, con sul podio il geniale Antonio Pappano, mi ha indotto a scrivere una serie di riflessioni.
Nona Sinfonia
© Musacchio, Ianniello & Pasqualini
Mi sono sempre chiesto se taluni geni, come Beethoven, quando stavano scrivendo i loro capolavori, dipingendo i quadri più famosi, scolpendo le statue più emozionanti o componendo le loro opere immortali, si stavano rendendo conto di ciò che avrebbero lasciato ai posteri.
Stavo pensando a Beethoven, seduto su di una sedia, alla fioca luce di una candela, che compone un’opera del genere su di un testo da lui tanto amato, la poesia di Friedrich Schiller Ode An die Freunde (l’Ode alla Gioia) che il coro ed i solisti intonano nell’ultimo immortale monumento, un inno alla pace, alla gioia in un mondo dilaniato dalla guerra.
Beethoven ci porta in un mondo ultraterreno, fatto di sogni e di speranze, ma non sappiamo dove stiamo andando. Come ha detto lo stesso maestro Pappano prima dell’inizio “non sappiamo dove Beethoven e Schiller ci vogliono portare“, eppure la musica del genio di Bonn, dolce ed eterea, vigorosa e delicata, composta in uno stato di totale sordità, e ancora lì, che ci prende e ci cattura.
La melodia ci porta verso un iperuranio; con questo gesto Beethoven è riuscito a compiere il più grande miracolo della storia: quello di dare al mondo la speranza certa che una vita migliore si possa avere.
Ed allora, che Schiller e Beethoven non si arrabbino con me, ma non bisogna dire “Und der Cherub steht vor Gott” (“ed il cherubino sta davanti a Dio“) ma “Und der Cherub steht vor Beethoven” (“ed il cherubino sta davanti a Beethoven“), perché l’umanità deve dire grazie a Beethoven.
Vorrei finire questo mio breve ed umile intervento con anche parole di lode verso la Juniorchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e verso il loro direttore Simone Genuini che hanno eseguito con grande brio ed assoluta perfezione l’ultimo movimento della Sinfonia n.1 dello stesso musicista.
Marco Rossi
Storico dell'arte e guida turistica di Roma, sono sempre rimasto affascinato dalla bellezza, ed è per questo che ho deciso di studiare Storia dell'Arte all'Università. Nel tempo libero pratico la recitazione. Un anno fa incontrai per caso Alessia Pizzi ed il suo team e fu amore a prima vista e mi sono buttato nella strada del giornalismo. Mi occupo principalmente di recensioni di spettacoli e di mostre, concerti di musica classica e di opere liriche (le altre mie grandi passioni)

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