“La musica ti fa librare nell’aria.” Intervista al M° Massimiliano Sinceri

direttore d'orchestra

Anni fa Andrea Bocelli cantava “Vivo per lei” dedicando quel pezzo al suo grande amore: la musica. Per il M° Massimiliano Sinceri la musica è da sempre la sua vita. Lo abbiamo intervistato per conoscere il suo mondo fatto di note.

La vita di Massimiliano Sinceri è la musica.
Raramente ho conosciuto una persona che abbia una passione così forte e alla quale dedichi tutto sé stesso.
Uno di questi è Massimiliano Sinceri, uno straordinario musicista ma, prima di tutto, un amico.
La musica è per Massimiliano una ragione di vita, fin dalla tenera età.
Dopo aver conseguito il diploma di pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica “L. Refice” di Frosinone sotto la guida del M° Maria Lettiero, Massimiliano ha continuato a studiare perfezionandosi costantemente.
Al Diploma di Laurea in Direzione d’Orchestra, conseguito presso il Conservatorio Statale di Musica “L. Refice” di Frosinone sotto la guida del M° Giorgio Proietti con la votazione di 110 e lode, si è aggiunto il Master Alto Perfezionamento in Direzione d’Orchestra presso l’Accademia Musicale Pescarese sotto la guida del M° Donato Renzetti e del M° Dario Lucantoni.

Non contento Massimiliano Sinceri ha anche conseguito il Diploma di Strumentazione per Orchestra di Fiati (ex Strumentazione per Banda) presso il Conservatorio di Musica “L. Refice” di Frosinone;

Oggi, a un passo dai fatidici quaranta, Massimiliano Sinceri vanta un curriculum musicale incredibile, che riempirebbe più di una pagina.

Eccelso pianista, vanta concerti in contesti prestigiosi come, ad esempio le “Scuderie Aldobrandini” di Frascati come solista nell’anno 2000, eseguendo brani di Beethoven e Chopin, o presso la residenza privata dei signori Hassan in Roma alla presenza dell’Ambasciatore d’Israele Meir, del Ministro degli Esteri Frattini, oltre che di altri politici nazionali e internazionali, con un repertorio che ha svariato da Chopin a Mozart, passando per Beethoven, Liszt, Schumann, Schubert e Debussy.

Non solo la carriera da solista ma anche quella da direttore d’orchestra che lo ha portato a girare il mondo dirigendo musicisti di tutte le latitudini.

Dall’Orchestra Sinfonica di Stato del Teatro dell’Opera “Megaro” di Tessalonica a quella Nazionale Algerina, a cui si aggiunge, dal 2001, la direzione del Coro Polifonico della Polizia Locale di Roma Capitale con cui si è esibito in innumerevoli manifestazioni sacre e profane su tutto il territorio di Roma Capitale e su tutto il territorio nazionale.
Abbiamo incontrato Massimiliano per parlare di musica e non solo.

Quando è nata la passione per la musica?

Da piccolo, tra gli 8 e i 10 anni.
Ricordo che una volta in un sabato di festa in cui non c’era scuola mi svegliai al mattino con l’idea di insegnare la musica agli altri bambini del palazzo in cui abitavo.

Mi preparai e attaccai sulla porta un foglio di carta colorato in cui dicevo che avrei dato lezioni di musica gratis ai miei compagni di gioco.
Il bello è che il tutto si limitava soltanto alla lettura delle note sul pentagramma, nulla di più. Eppure ebbi successo e nel giro di qualche ora i miei compagni erano lì con me ad imparare a leggere il rigo musicale.

Poi quando iniziai le scuole medie ebbi la fortuna di trovare due ottimi insegnanti di musica che mi stimolarono e mi trasmisero la curiosità e l’interesse per iniziarmi a questa arte.
La prima fu una flautista – ero l’unico della classe e della scuola che suonava il flauto dolce di legno (odiavo quello in plastica) ed avevo imparato da solo seguendo qualche suo consiglio.
Mio padre decise allora che avrei dovuto continuare lo studio del flauto ed avrebbe voluto che studiassi addirittura con il grande Severino Gazzelloni.
L’altro insegnante fu, invece, un contrabbassista e mi trasmise l’interesse per la teoria musicale e per la storia della musica e mi spronò ad imparare anche uno strumento a tastiera.
Quando mio padre morì scattò la necessità ed il desiderio di rinascere e tirare fuori me stesso e fu lì che in una scuola di musica pomeridiana conobbi la mia insegnante di pianoforte e la mia strada. E nel tempo si sono susseguiti i corsi accademici, i diplomi, i master e via dicendo.

Puoi spiegarci cosa si prova quando si dirige un’orchestra?

Bella domanda. Dentro di me vi è uno scoppio incredibile di emozioni. Ci si sente avvolti dai vari suoni prodotti dagli strumenti e trascinati come in un vortice che solletica i sensi e fa vibrare tutto e ti senti come se i tuoi piedi non toccassero più terra.
E’ il potere della Musica quello di trasportarti lontano e farti anche librare nell’aria. Bisogna però che si resti con i piedi in terra, altrimenti se ci si lascia troppo inebriare si rischia di mandare tutto in fumo.

La presenza del Direttore per un’orchestra è cosa fondamentale.

Tutti i musicisti percepiscono la presenza o l’assenza del Maestro e suonano a seconda se lui è o non è lì con loro.

Tra il Direttore e l’orchestra si deve creare una profonda sintonia affinché il risultato ottenga poi enormi vantaggi.

La soddisfazione più bella in questi anni di carriera?

L’apprezzamento del pubblico e di molti colleghi musicisti. Significa che hai studiato e lavorato bene.
Adoro sempre, soprattutto quando finisco i concerti all’estero, vedere i giovani, tra cui anche bambini, venire da me per congratularsi e chiedere un autografo, una foto ricordo o fare domande di musica. Mi si riempie il cuore quando i ragazzi si interessano a quello che faccio e si incuriosiscono facendomi domande sulla mia attività, sulla musica.

E’ una cosa che noto molto di più all’estero che non in Italia.

Fuori dall’Italia ho già insegnato e tenuto Master nei Conservatori locali, in Italia no. Sono appena tornato da una tournée in Algeria e il calore dimostratomi dal pubblico locale mi ha veramente entusiasmato e spronato a fare sempre di più.

 

Si dice che un musicista non smetta mai di studiare. Quante ore dedichi alla musica?

Quando facevo soltanto il pianista e non avevo ancora iniziato a lavorare stavo anche 10-12 ore al giorno sul pianoforte.

E i risultati si vedevano. Poi le cose sono cambiate.

Ho dovuto riorganizzare la mia vita finché sono arrivati gli altri studi e il tempo per la musica, seppur corposo, si è dovuto suddividere per le varie attività: strumentista, compositore, direttore.
Diciamo che ormai, metà giornata è dedicata alla musica e metà al lavoro quando c’è.

Il fatto che un musicista non smetta mai di studiare non è un detto. E’ cruda e dura realtà.

Ai ragazzi che frequentano i conservatori o a tutta quella schiera di musicanti o musicisti che pensano di aver terminato gli studi avendo strappato un misero diplomino o avendo sostenuto un solo esame e credono di essere arrivati alla fine degli studi, ripeto sempre: “Miei cari, non avete capito niente! E’ da adesso che iniziate veramente a studiare!”

Tra le mille attività sei da anni anche un agente della Polizia locale di Roma. Come concili questa professione con l’attività musicale?

In realtà ho voluto io conciliare la mia prima e vera attività con questa. Sin da subito, appena assunto, sono stato nominato Maestro Direttore del Coro Polifonico della Polizia Locale, una attività extra-lavorativa che riappariva nuovamente nel panorama della Polizia Municipale dell’epoca dopo quasi 30 anni.
Ebbene sì, negli anni ’70 esisteva un Coro dei Vigili Urbani. Il sottoscritto lo ha rimesso in piedi e quest’anno festeggia i 19 anni di rinascita.
Oltre al coro poi, ho collaborato spesso con colleghi cantanti e musicisti della Banda del Corpo e, chissà che in futuro non riesca anche a raggiungere il podio della Banda Musicale. Vedremo.

È più facile dirigere il traffico caotico di Roma o un’orchestra?

Ora ti faccio ridere. Appena entrato nel Corpo ero giovincello – avevo 21 anni – c’era un caro collega in Centrale Operativa, ora defunto, che ogni volta che saltava un semaforo in strada ad un incrocio chiamava me dicendo: “Massimilià! A te piace dirigere! Vai un po’ lì a divertirti!” E io andavo.
Devo dire che mi piaceva, ma non era assolutamente esaltante come l’orchestra. Sicuramente gli strumentisti sono assai più disciplinati degli automobilisti italiani.
Pensa che lo stesso Maestro Muti passeggiando una volta per Via del Corso si imbatté in un vigile – mi pare a Piazza Venezia – che, forse alle prime esperienze, era un po’ impacciato nel dirigere il traffico. lo osservò e quando si risolse l’ingorgo gli si avvicinò dicendogli:
“Stia rilassato! Pensi ad una grande orchestra!” e se ne andò.

A pochi giorni dal tuo quarantesimo compleanno, quale regalo vorresti ricevere?

Tante cose. Mi piacerebbe assai potermi dedicare interamente al mio mestiere di Musicista.
Se non altro vorrei poter continuare a suonare e dirigere finché vivrò e trasmettere agli altri grandi emozioni, oltre a quello che ho imparato.
Mi piacerebbe poter vivere in un’Italia, patria delle arti, in cui seriamente il sistema educativo nazionale ripristini sin dalla tenera età lo studio serio della Musica e stimoli la nascita, la crescita ed il mantenimento di nuovi talenti.
E’ piuttosto frustrante vedere come in Italia la nostra categoria sia malamente bistrattata ed affossata mentre all’estero diviene il fiore all’occhiello di questo o quel paese.
Basta con il solito meccanismo del produciamo e poi svendiamo agli altri! Coltiviamo e raccogliamo i frutti!
Questo sarebbe un regalo, forse utopico, che amerei ricevere.

Te lo auguro davvero Massimiliano, perché te lo meriti.

 

Maurizio Carvigno

Nato l'8 aprile del 1974 a Roma, ha conseguito la maturità classica nel 1992 e la laurea in Lettere Moderne nel 1998 presso l'Università "La Sapienza" di Roma con 110 e lode. Ha collaborato con alcuni giornali locali e siti. Collabora con il sito www.passaggilenti.com

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