Pubblicato il 19 marzo del 1990 Violator è il primo album dei Depeche Mode che rientra nella top ten degli Stati Uniti e del Regno Unito e che ha dato vita a una sfilza di singoli di straordinario successo.
I mesi che precedono la pubblicazione del settimo album dei Depeche Mode sono segnati da un crescente interesse per questo gruppo synth-pop inglese, che prima di allora aveva avuto un ridotto pubblico goth. In effetti il tour di Music for the masses nel 1988 culmina con uno spettacolo sold-out al Rose Bowl di Pasadena, in California. L’anno successivo l’uscita del singolo Personal Jesus non fa che aumentare l’hype attorno alla band.
Violator è quindi l’album con cui i Depeche Mode compiono il primo passo per diventare la più grande band elettronica del mondo.
In questo disco i Depeche Mode fondono perfettamente gli elementi tipici del loro sound come il blues gotico, la dance-elettronica, il synth pop e il rock da stadio. Il risultato è un disco pazzesco, fluido e accessibile a un pubblico mainstream.
Già nel giorno successivo all’uscita del disco la popolarità della band esplode grazie alle immagini dei telegiornali americani che mostrano oltre 10 mila fan, che – ammassati davanti al Wherehouse, un negozio di dischi di Los Angeles, in attesa di incontrare i loro idoli per un autografo – creano confusione in strada, rendendo necessario l’intervento della polizia in tenuta antisommossa.
TRACK LISTING
- World in My Eyes
- Sweetest Perfection
- Personal Jesus
- Halo
- Waiting for the Night
- Enjoy the Silence
- Interlude#2 – Crucified (ghost track, parte a 4:21)
- Policy of Truth
- Blue Dress
- Interlude#3 (ghost track, parte a 4:18)
- Clean
Nichilismo, droghe, feticci sessuali, religione, misantropia sono i temi principali dell’album come si evince già dal primo singolo, la celeberrima Personal Jesus, che sarà successivamente coverizzata da artisti illustri come Johnny Cash e Marilyn Manson. Si tratta di un capolavoro della musica pop: una melodia con un leggendario riff blues accompagnata da un testo denso di spiritualità. Non è la prima volta che Gore inserisce allusioni religiose nei suoi testi: in Blasphemous Rumors del 1984 afferma che “Dio ha un senso dell’umorismo malato”.
L’altro brano celeberrimo di Violator è Enjoy The Silence.
Ascoltando la demo portata da Gore a Wilder si capisce quanto il contributo di quest’ultimo nel creare il sound della band sia stato fondamentale: quella che era una ballata per voce e armonium diventa un maestoso inno dance.
Come ha detto Martin Gore a Mojo nel 2012:
La demo originale di Enjoy the Silence era molto lenta e minimale, solo io e un armonium, e Alan (Wilder) aveva l’idea di dargli un ritmo. Abbiamo aggiunto gli accordi del coro e (il produttore) Flood e Alan hanno detto: “Perché non suoni un po’ di chitarra sopra?” È stato allora che ho pensato al riff. Penso che sia stata l’unica volta nella nostra storia in cui ci siamo guardati tutti e abbiamo detto: “Potrebbe diventare una hit”.
Il testo, un elogio del silenzio e della meditazione come tramite per una conoscenza superiore, si fonde con una musica con base vorticosa, ossessiva e ballabile.
Ma Violator non vive solo di luce riflessa delle sue due monster hit. È un quadro perfetto, in cui ogni colore è funzionale al risultato complessivo. Per questo lo considero uno dei migliori album di sempre.
Non è un caso infatti se Violator resterà l’album più venduto della band inglese, con oltre quindici milioni di copie in tutto il mondo (3,9 milioni solo negli Stati Uniti), assicurando alla band una vita pluridecennale. Paradossale per un gruppo che ha scelto di chiamarsi “moda passeggera”.
Reach out and touch faith!
Valeria de Bari