È il 4 gennaio 1967, siamo nel pieno della guerra in Vietnam, i giovani americani manifestano e protestano a ritmo di sesso, droga e rock’n’roll, e lo fanno per davvero, prima degli stereotipi e della globalizzazione della controcultura.
È il 4 gennaio 1967 dicevamo, e la Elektra Records, piccola etichetta da poco affacciatasi sulla scena del pop-rock, lancia The Doors, album di debutto dell’omonimo gruppo.
Considerato uno dei migliori album rock di tutti i tempi, un fondamento per la cultura psichedelica, inserito in tutte le più importanti classifiche musicali, l’album include alcune delle canzoni più famose dei Doors ed è il perfetto manifesto del suo leader, Jim Morrison, il Re Lucertola, l’uomo degli eccessi dall’immensa cultura letteraria, colui che con la sua breve vita e la sua tragica e plateale morte in una vasca da bagno di un albergo parigino, incarna l’idealtipo della rockstar.
TRACK LISTING ALBUM ORIGINALE
Lato A
1. Break on Through (To the Other Side)
2. Soul Kitchen
3. The Crystal Ship
4. Twentieth Century Fox
5. Alabama Song
6. Light My Fire
Lato B
1. Back Door Man
2. I Looked at You
3. End of the Night
4. Take It as It Comes
5. The End
Si inizia con Break On Through, sonorità jazz e un testo di rottura, amore, sesso e perdita del controllo, temi sublimati nella celeberrima Light My Fire, una fusione di jazz e rock psichedelico, di cui sono state fatte innumerevoli cover, tra cui Dammi Fuoco, di Nicola Di Bari “dammi fuoco e brucerò, dammi amore e t’amerò”, ok non rido.
Troviamo The Crystal Ship, dove ci si consola per la fine di un amore con una nave di cristallo appunto -vogliamo chiamarla eroina?- e un migliaio di ragazze.
E tra reinterpretazioni di brani esistenti, testi colmi di simbologia e provocazioni, la musica ci porta al culmine del disco, l’agognata fine.
The End è forse uno dei brani più controversi e acclamati della band.
Sviluppatasi nel corso di alcuni mesi grazie ad alcune esibizioni live in cui Jim ogni volta modificava o aggiungeva una nuova strofa, venne registrata nell’agosto del ’67 e inserita nell’album.
Concepita inizialmente come un addio a una ragazza, arriva a rappresentare un presagio apocalittico.
La musica richiama le melodie orientali, il testo è delirante, profetico, i contenuti volontariamente blasfemi. Le allegorie del serpente e del pullman blu sono un richiamo alla guerra e alla morte narrata nell’immaginario del complesso di Edipo: “..Father, yes son, I want to kill you/ Mother.. I want to..”
Undici minuti che ci accompagnano attraverso riferimenti letterali classici e moderni fino alla fine, la vecchia amica che libera dall’angoscia e dalla disperazione.
Ebbene, si potrebbe dire, senza scomodare gli stereotipi di cui sopra, che il resto è storia.
Maria Gabriele