Ci sono album che quando li ascolti sembrano essere fuori dal coro. Da quell’insieme di voci indistinte e impersonali. Tutte intonate e mai fuori posto.
Mentre scorre il suo nuovo lavoro intitolato Infedele, Colapesce (al secolo Lorenzo Urciullo) si ha la sensazione di sentir sparire quelle voci che ci perseguitano alla radio, nel traffico cittadino, oppure in televisione dove tutto sembra essere una minestra a cui ci stiamo piano piano assuefacendo. Una ricetta impeccabile che però ormai ci provoca nausea e prossima morte cerebrale.
Probabilmente sono eccessivo ma la colpa è degli chef (master? no!) che si ostinano a non volerci cucinare qualcosa di più gustoso. Non hanno paura di rischiare.
Colapesce invece sperimenta e non lo fa solo musicalmente, in una realtà udibile solo nel momento in cui il nostro formato musicale preferito sprigiona note. Lo fa anche nel quotidiano. Per esempio organizzando due ascolti dell’album a Roma, presso la Sala B di Radio 2 Rai in Via Asiago e l’altro a Milano nell’Auditorium Demetrio Stratos di Radio Popolare.
Praticamente una rarità nell’era del digitale in cui ognuno di noi è troppo preso ad ascoltare la propria musica, nelle proprie cuffie, nel proprio viaggio quotidiano. Un gesto che nella sua semplicità fa riflettere: siamo così presi ad essere “social” chiusi nelle nostre menti che ci scordiamo il gusto di ascoltare un disco in compagnia. Un gesto semplice che sta sparendo piano piano. Così come stanno sparendo i negozi di dischi. Quelli con all’interno la figura del negoziante ha ancora un senso. Senso che per molti equivale a voglia di acquistare da loro piuttosto che nei grandi distributori. A tal proposito Colapesce sarà presente in molti negozi sparsi per l’Italia per presentare “Infedele”
“Ho comprato almeno un disco in quasi ognuno dei negozi dove porteremo Infedele – ha detto Colapesce – e in quelli in cui non è ancora successo è solo perché non ci sono ancora stato”
Amore per la musica, zero regole e vincoli.
Il disco è la sintesi perfetta del suo pensiero. Canzoni che sono figlie di stimoli e suggestioni. Spesso opposte tra loro.
Brani personali come Pantalica, necropoli vicina Solarino, luogo in cui il cantautore è cresciuto. Ti attraverso (brano di cui abbiamo già parlato qui) è un brano che sembra voler spingersi oltre la comprensione umana dell’amore Totale che era stata scelto da Luca Carboni. Colapesce è infatti anche autore di brani altrui e a tal proposito dice:
Il pezzo piacque tanto a tutti e fu opzionato da Luca Carboni praticamente qualche giorno dopo. Ma questa cosa mi faceva stare male perché me lo sentivo cucito addosso a differenza di altri brani che scrivo come autore, e alla fine decisi di tenerlo.
Il disco è un vero e proprio viaggio e chi meglio di Vasco Da Gama poteva essere a capo di questa spedizione?
Proprio a lui è dedicata la quarta traccia. Una promessa fatta al famoso esploratore portoghese durante un viaggio a Lisbona.
Una cosa che adoro di questo pezzo è la tridimensionalità, una qualità che via via viene meno nelle produzioni italiane, che spesso sono autoreferenziale (produttivamente parlando) e bidimensionali.
Il disco alterna diverse atmosfere riflessive. Non sembra esserci mai un vero momento privo di pensiero.
Potrete coglierlo sicuramente in Decadenza e panna, forse il brano più classico del disco. Oppure in Compleanno, dove a discapito del titolo “festoso” (almeno a livello di vocabolo), il pezzo sembra piuttosto essere il celebrare una piccola morte, piuttosto che un giorno di gioia. Quella che sembra essere una marcia funebre iniziale vi darà questa sensazione. Nel brano Maometto a Milano troviamo molto del suo vissuto nel capoluogo lombardo. La spiritualità in una città in cui il tram tram quotidiano sembra non poter collimare, eppure una città piena di palestre in cui praticare yoga in cui si seda, probabilmente, la voglia meramente “cool” d’abbracciare lo spirituale in 2D.
Il disco si chiude con il brano Sospesi e questa volta mi piace lasciare la chiusa dell’articolo alle parole dell’artista stesso. Questo perché credo fortemente che solo lui possa spiegare al meglio
Un viaggio all’interno della musica che amo, un viaggio dentro la canzone in tutte le sue forme, un caleidoscopio di quello che siamo diventati dalla post adolescenza all’età adulta, quella con le responsabilità e le tasse.Essendo i miei ascolti trasversali e “infedeli” non potevo non inserire un rimando alla mia passione per il jazz e la canzone d’autore italiana degli anni 60.L’ho scritta al piano e io non sono un pianista, ma anche qui come per le altre canzoni esploro, mi metto in gioco e faccio cose che non ho mai fatto prima esperimento su esperimento per avere nuove emozioni, qualcosa di nuovo di diverso, l’eterno fascino della novità, che poi è l’ingrediente che spinge l’infedele all’infedeltà.
Emiliano Gambelli