Anne-Sophie Mutter, grande violinista tedesca, in uno strepitoso concerto all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia ci ha insegnato cosa significa recitare con uno strumento
Ci sono Geni e geni, Musicisti e musicisti. Anne-Sophie Mutter, violinista tedesca, appartiene alle prime categorie. Lanciata giovanissima dal grande Herbert von Karajan, ha suonato nelle più grandi sale da concerto del mondo. Il suo concerto romano all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia era imperdibile. Poche volte si è vista la grande Sala Santa Cecilia così gremita di gente come sabato 20 gennaio 2018.
Anne-Sophie Mutter emoziona con il violino
Fisico smagliante da modella, vestito verde meraviglioso, il suono del violino di Anne-Sophie Mutter è stato magico. La sua mano ci ha fatto sognare ed emozionare durante l’esecuzione del Concerto per violino e orchestra di Ludwig van Beethoven, brano composto nel 1806. Come ha detto Oreste Bossini nel programma di sala, il concerto “celebra l’amore coniugale” esaltando “i sentimenti delicati e l’armonia dei cuori“. Proprio quello che ha fatto Anne-Sophie Mutter, tornata a Roma dopo 26 anni. Già eseguito dalla stessa artista per l’accademia nel 1987 con il grande Mstislav Rostropovič sul podio, ha fatto cantare e non solo suonare il suo strumento.
L’artista tedesca ha messo in luce l’anima intima della composizione, con delicati pianissimi emozionanti e vigore interpretativo. La forza del Rondò finale non me la scorderò mai. Altrettanto bella è stata l’esecuzione della cadenza scritta da Fritz Kreisler. Antonio Pappano, il direttore, era in stato in grazia. Egli ha cantato con la sua violinista. Ha trasformato l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia in un delicato tappeto floreale. Attento alla drammaturgia, ha anche richiesto e ottenuto dai suoi musicisti tutti i contrasti tipici beethoveniani.
Al di là della bravura, quello che ha colpito tutto il pubblico è stata anche il totale senso di umiltà di Anne-Sophie Mutter. La signora ha scherzato e dialogato con il primo violino Roberto Gonzàlez-Monjas come fosse un amico
Una vita tormentata
Una serata al calor bianco, travolgente come l’esecuzione di Ein Heldenleben (Una vita d’eroe), poema sinfonico composto nel 1898 da Richard Strauss. Si tratta di un’opera in cui il musicista ha celebrato la sua travagliata vicenda. La sua vita è stata contaminata da eventi storici fondamentali. Infatti proprio nel giorno in cui la composizione fu completata, il 30 luglio 1898, è morto Otto von Bismarck. La nomina a direttore musicale dell’Opera di Corte di Berlino, ottenuta in quell’anno, ha segnato un importante risultato nella sua carriera. In sostanza nella musica riemergono le fatiche che un musicista di talento deve fare sia per farsi conoscere che mettere in luce la verità dell’arte. Richard Strauss ha ritratto il proprio intimo in questo pezzo (la moglie Pauline de Anha è rappresentata nel suo essere femminile nel movimento La compagna dell’eroe).
L’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e Antonio Pappano, con l’esecuzione eccellente del sopra citato primo violino, hanno dato una prova formidabile della loro bravura. Il maestro, la sua orchestra e Anne-Sophie Mutter sono in viaggio per una tournée in Germania, che sarà trionfale.
Marco Rossi
(Foto di Musacchio, Ianniello & Pasqualini – www.santacecilia.it)