Lonquich, il romanticismo di Schumann e gli archi di Santa Cecilia
La stagione da camera continua con l’eccellenza, al pianoforte Alexander Lonquich accompagnato da Luigi Piovano al violoncello e Alessandro Carbonare al clarinetto.
Uno splendido repertorio, i brani, composti da Robert Schumann tra il 1848 e il 1849, di getto, ognuno nell’arco di due, a volte tre giorni, dettati dall’ispirazione: “un lampo che scocca improvviso e che bisogna cogliere al volo, fissandolo sulla carta prima che svanisca”. Siamo in pieno romanticismo tedesco. Sono stati scritti nella seconda fase della sua vita, quella dopo il matrimonio con Clara Wieck, figlia tanto ambita del suo maestro di musica, in questo periodo Schumann scriverà solo musica da camera.
Il concerto inizia con Märchenerzählungen op.132 (Racconti Fiabeschi) quattro pezzi brevi per clarinetto, viola e violoncello per seguire con Bilder aus Osten op.66 (Quadri d’Oriente) per pianoforte a quattro mani. Nella seconda parte del concerto Fantasiestücke op.73 per pianoforte e clarinetto, durante l’esecuzione sembra una danza tra i due protagonisti, il dialogo continuo tra gli strumenti fa sembrare il corpo di Alessandro Carbonare parte integrante del clarinetto, a tratti sembra un animale elegante tutt’uno con lo strumento, l’ho scoperto durante il concerto, il clarinetto si suona con il corpo, ogni vibrazione dell’aria che entra nello strumento vibra fino alla punta dei piedi, è un incanto guardarlo un piacere completo. Alexander Lonquich d’altronde sia nel brano precedente per pianoforte a quattro mani con la deliziosa Cristina Barbuti, sia in questo si esibisce in tutta la sua bravura con una silenziosità musicale, il corpo è anche in lui poesia, trasportato dalle note, a volte mentre suona con la mano destra, la sinistra dietro quasi a giocare con la melodia che riprende più volte poggiando distrattamente sullo sgabello. Mentre Cristina ondeggia composta Lonquich curvo sul piano sfiora la tastiera fino all’ultima vibrante nota del brano Reuig, andächtig (Pentito, devoto). Lonquich sorride sempre appassionato e compiaciuto.
Abbiamo intervistato Alessandro Carbonare, primo Clarinetto dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia:
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Schumann ha composto Fantasiestucke (Pezzi Fantastici) in soli due giorni come si è preparato per questo brano così difficile?
È un brano che ho eseguito tantissime volte ma ha due complessità: intanto la traduzione esatta è Pezzi di Fantasia, ha un altro significato, bisogna essere fantasiosi, non devo fissare esattamente l’esecuzione ma devo lasciarmi alla fantasia del momento, non so mai come lo eseguirò, Lonquich è il migliore interprete di Schumann e con lui è ancora più fantasioso. La seconda complessità è la resistenza, il brano dura 15 minuti, non c’ è mai una battuta di pausa. Molti si fermano, infatti lo dividono in due, soprattutto durante i concorsi, la tenuta è molto complessa è più pensato per uno strumento ad arco
Lei suona anche con il corpo è una sua caratteristica?
I movimenti sono parte della musica, parte integrante, avvolgente per la gestualità spontanea e non preparata come se fosse una interpretazione unica, e in effetti lo è; sono anche un musicista jazz e anche nella musica jazz c’è improvvisazione, forse è da lì che prendo la facilità nell’interpretazione
Com’è lavorare con Lonquich?
Lavorare con il migliore lascia senza parole, infatti durante le prove si parla pochissimo, siamo entrambi molto veloci e siamo sempre d’accordo, sono rare le volte che non lo siamo e nel caso parliamo per pochi secondi, siamo entrambi molto chiari su quello che vogliamo
Quando la rivedremo all’Auditorium Pardo della Musica?
Adesso andrò in Giappone con la Camerata Salzburg eseguirò Mozart, a Tokyo, Osaka, Yokohama e a Matsumoto il concerto verrà ripreso dalla prima televisione la NHK (Nippon Hōsō Kyōkai) è un evento molto importante, a Roma tornerò a gennaio sempre con Mozart.
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A chiudere il concerto il famoso Quartetto per pianoforte e archi in mi bemolle maggiore op.47 eseguito da Luigi Piovano primo violoncello dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Simone Briatore alla viola e Carlo Maria Parazzoli al violino, accompagnati da Alexander Lonquich, grandiosa la velocità di esecuzione durante lo Scherzo: molto vivace è incredibile, a turno eseguono la stessa melodia con una tensione crescente fino a terminare tutti insieme.
L’Andante cantabile è un tema circolare bellissimo, personalmente adoro questa parte, la grazia e l’intima passionalità romantica di Schumann, il pianoforte sembra sostenere il violoncello passando da una melodia all’inizio dolce e misurata che cresce con il quartetto in uno scambio a turno dal violoncello al violino fino arrivare tutti insieme alla fine in una dolce e armoniosa melodia che perde volutamente di potenza per poi terminare con un Finale: vivace, veloce e intenso basato sui quattro temi già uditi in precedenza.
Nel quarto movimento gli strumenti entrano uno alla volta sovrapponendosi e rincorrendosi è una fuga come se Schumann volesse omaggiare Beethoven.
Il bis acclamato ha sorpreso ancora di più il pubblico, nell’esecuzione i musicisti avevano meno tensione, erano molto più passionali e liberi nell’esecuzione del terzo tempo del quartetto di Schumann.
Per chi avesse perso il concerto, fino al 31 dicembre può ascoltarlo on demand su telecomitalia.com/pappanoinweb, l’iniziativa che propone guida all’ascolto e alcuni dei concerti di Pappano.
Sara Cacciarini