“Come una generazione” è il titolo della conferenza tenutasi All’Auditorium Parco della Musica lo scorso 19 marzo, tra gli ospiti Zerocalcare, Tommaso Giagni e Eleonora Caruso.
Loredana Lipperini, moderatrice del dialogo, introduce l’argomento “generazioni”, in particolare quella che accomuna i tre ospiti, quella degli anni ’80. Riportiamo gli stralci più salienti della conversazione.
Zerocalcare, famoso fumettista italiano, (Michele Rech) è disorientato dalla domanda generica sulla sua generazione e risponde:
[dt_quote type=”pullquote” layout=”left” font_size=”big” animation=”none” size=”1″]”Parlare di generazioni non è facile anche perché oggi non esistono più” e continua in romanesco “Ci sta un sacco di gente che non capisce cosa sta a fà, gente super formata che magari va ad aprire una pescheria in Abruzzo, c’è una difficoltà ad inquadrarsi”.[/dt_quote]
Tommaso Giagni, giovane scrittore ha pubblicato due romanzi con Einaudi risponde:
[dt_quote type=”pullquote” layout=”right” font_size=”big” animation=”none” size=”1″]“Mi riconosco nella definizione che sia una generazione senza punti di riferimento, al contrario per esempio di quella di mio nonno che è quella della guerra o quella di mio padre degli anni ‘60 noi chi siamo? Quelli della caduta del muro? Noi chi siamo? Non riusciamo a crearci un’identità, il nostro percorso ci ha portati ad essere una generazione difficile da leggere, abbiamo solo una cosa in comune: l’infanzia”.[/dt_quote]
Eleonora Caruso scrive fanfiction, nel 2012 ha pubblicato il suo primo romanzo di successo “Comunque vada non importa” dove ha trovato “una palestra dove rapportarsi con gli altri”.
[dt_quote type=”pullquote” layout=”left” font_size=”big” animation=”none” size=”1″]Siamo l’ultima generazione che si ricorderà com’era la vita prima di internet, abbiamo trovato un modo per comunicare diverso perché i modi classici non ci appartenevano più, la nostra generazione balla un po’ nel mezzo perché non riusciamo ad appoggiarsi a chi è più giovane o a chi è più vecchio”[/dt_quote]
Continua portando esempi sul cartone animato “I Cavalieri dello Zodiaco“, che ritiene il “collante”, il punto in comune della sua generazione chiedendosi: ma forse, è solo nostalgia?

Zerocalcare:
[dt_quote type=”pullquote” layout=”right” font_size=”big” animation=”none” size=”1″]”I Cavalieri dello Zodiaco hanno generato un sentimento di appartenenza perché non ne avevamo altri ed è vero che ti ritrovi a parlare con uno sconosciuto e pensi di avere molto in comune, ma poi vedi il profilo Facebook e condivide Salvini… non basta essere di Rebibbia e aver visto i Cavalieri dello Zodiaco per essere simili.”[/dt_quote]
Giagni:
[dt_quote type=”pullquote” layout=”left” font_size=”big” animation=”none” size=”1″]”Il rapporto coi luoghi sono una forma di vicinanza apparente, a me sembra poco per creare una fratellanza, infatti noi di Roma ci odoriamo all’inizio vedendo a qual quartiere apparteniamo. I luoghi possono fare molto per accomunare, ma a me sembra poco.”[/dt_quote]
Parlando di conflitti invece, di aggregazioni: siete tutti presenti sui social? Incalza al dialogo Loredana.
Zerocalcare:
[dt_quote type=”pullquote” layout=”right” font_size=”big” animation=”none” size=”1″]“I conflitti ci sono. I social sono il surrogato di molti conflitti che non ci sono più in questo paese che non è ancora mai uscito dagli anni di piombo come una cappa gigantesca che si propaga negli anni. Il G8 è stato il momento in cui in Italia c’è stato un conflitto che è stato comunque bastonato. Tutti quelli della mia generazione si portano dietro questo trauma. Fare politica non è condividere un link. Sui social c’è anche un’aggressività totale, se il mondo reale fosse quello dei social sarebbe un posto mostruoso ci sono cose che non andresti a ripetere al bar perché prenderesti un fracco di botte, il luogo di conflitto si è spostato”. [/dt_quote]
Dopo questo incontro ho percepito la sensazione che questi “giovani” sembrano abbastanza disorientati nei contenuti e nelle prospettive. Dopo incontri appassionati durante tutta la manifestazione di “Libri come” che trasmettono voglia di leggere, di scrivere e di fare, questo dialogo è stato vuoto e sterile. Michele (Zerocalcare) nella sua umiltà, trasmette empatia e sentimenti, disegnando contenuti forti e profondi, sembrava non sentirsi a suo agio, ma in effetti il suo mestiere è un altro, non quello di partecipante a un talk show. Accoglieva simpatia dal pubblico e complicità, con frasi semplici e non scontate, perché lui sì, ha qualcosa da dare.
Sara Cacciarini