Stanotte guardiamo le stelle è un libro di Alì Ehsani e Francesco Casolo pubblicato da Feltrinelli. Alì Ehsani è nato a Kabul. Persi i genitori all’età di otto anni, è fuggito dall’Afghanistan. Dopo un drammatico viaggio durato cinque anni, dal 2003 vive a Roma.
La trama
Siamo in Afghanistan negli anni Novanta. Alì è un bambino come tanti che trascorre le giornate tirando calci a un pallone con il suo amico Ahmed, in una Kabul devastata dalla guerra. Alì non ha conosciuto la vita prima della guerra: non sa cosa sia l’elettricità, non hai mai visto cinema e teatri aperti, non sa cosa vuol dire avere l’acqua corrente in casa.
Il giorno in cui, di ritorno da scuola, il ragazzino trova un mucchio di macerie al posto della sua casa, quella fragile bolla di felicità si spezza per sempre. Convinto inizialmente di essersi perso, si siede su un muretto e aspetta il fratello maggiore Mohammed, a cui tocca il compito di spiegargli che la casa è stata colpita da un razzo e che i genitori sono morti.
Non ha più senso per loro rimanere in Afghanistan. Inizia quindi il loro grande viaggio, che li porterà prima in Pakistan e poi in Iran. Ma l’obiettivo finale di Alì è quello di arrivare in un Pease in cui possa essere libero di guardare le stelle, come faceva da bambino quando il padre gli spiegava le costellazioni sul tetto di casa nelle sere d’estate.
La recensione
Stanotte guardiamo le stelle è un libro emozionante che appassiona il lettore e, al contempo, lo induce a riflettere su cosa la guerra significhi, su cosa effettivamente comporti nella vita di tutti i giorni e sulle difficoltà che gli emigrati debbano superare per ambire a un futuro migliore.
Le parole di Alì colpiscono dritte al cuore:
Le racconto che in Afghanistan c’era la guerra e che pensavo che tutto il mondo fosse in guerra perché non avevo mai visto altro. Che ogni giorno partiva un razzo che andava a colpire qualcosa, anche se non si capiva bene chi era contro chi. Non pensavamo mai che potesse colpirci, li vedevamo semplicemente passare sopra la testa come degli aerei […] Noi bambini giocavamo sempre a dondolarci sulle mitragliatrici.
E ancora:
Se quel giorno tu e papà avevate fatto tante consegne e avevate ricevuto tante mance, papà entrava in casa con un sacchetto di plastica con la carta dentro e un vago color rosso sangue del pezzo di carne che aveva comprato. Se invece andava male aveva solo un sacchettino trasparente col fondo pieno di riso. C’erano settimane di sacchetti rossi e mesi interi di soli sacchetti gonfi in fondo.
È agghiacciante che dei bambini possano avere questa familiarità con degli strumenti mortali, così come è incredibile la volontà di andare avanti nonostante tutto.
Quella che chiamavamo scuola altro non era che uno spiazzo accanto alle macerie della vera scuola con dei tronchi d’albero appoggiati a terra in modo che i bambini si potessero sedere. Le sedie vere erano state distrutte dai bombardamenti.
Molto di quello che noi, nati nella parte del mondo fortunata, diamo per scontato non lo è affatto per altri esseri umani: dalle razioni di cibo quotidiano alla libertà di espressione dei mezzi di comunicazione di massa. Ecco cosa dice Alì una volta arrivato in Grecia:
Mi siedo, c’è Squadra speciale Cobra 11, un telefilm che guardavo anche in Iran, e adesso capisco perché quando lo vedevo a Teheran non riuscivo mai a seguire la storia. Vedo che qui si danno un sacco di baci, si abbracciano, ci sono donne vestite all’Europea e intuisco che tutte queste scene a Teheran venivano tagliate dalla censura […]
Stanotte guardiamo le stelle è un libro che appassiona e commuove con delicatezza. È consigliato a tutti, adulti e ragazzini, perché il racconto sulle atrocità della guerra è sincero ma mai brutale. La storia è quella di Alì attraverso i suoi stessi dolcissimi occhi.
Valeria de Bari