Il noto scrittore siciliano, testimone d’eccezione di novant’anni di storia d’Italia, si racconta nel suo nuovo libro.
A pochi giorni dal suo novantatreesimo compleanno, Andrea Camilleri (Porto Empedocle 1925) pubblica con Bompiani Ora dimmi di te. Lettera a Matilda. Il libro, sotto forma di lettera alla pronipote Matilda, è di fatto un racconto della vita dello scrittore.
Matilda, mia cara,
ti scrivo questa lunga lettera a pochi giorni dal mio novantaduesimo compleanno, mentre tu hai quasi quattro anni e ancora non sai cosa sia l’alfabeto. Spero che tu possa leggerla nel pieno della tua giovinezza. (…) Vedi, mia cara, nell’ultimo trentennio i cambiamenti attorno a me sono stati tanti e alcuni del tutto inattesi e repentini. Il mondo non ha più lo stesso aspetto che aveva durante la mia giovinezza e maturità. (…)
Ma perché sento il bisogno impellente di scriverti? Rispondo alla mia stessa domanda con una certa amarezza: perché ho piena coscienza, per raggiunti limiti di età, che mi sarà negato il piacere di vederti maturare di giorno in giorno, di ascoltare i tuoi primi ragionamenti, di seguire la crescita del tuo cervello. Insomma, mi sarà impossibile parlare e dialogare con te. Allora queste mie righe vogliono essere una povera sostituzione di quel dialogo che mai avverrà tra di noi. Perciò, prima di tutto, credo sia necessario che io ti dica qualcosa di me.
Infanzia e gioventù: il fascismo, la guerra, la sindrome dell’evasione.
Nato in pieno ventennio fascista, Camilleri non poteva che essere educato negli ideali del regime. Tuttavia, vari avvenimenti incrinano la sua ‘fede’: le leggi razziali che gli portano via un compagno di scuola, l’entrata in guerra dell’Italia a fianco della Germania, un incidente a teatro durante la riunione della gioventù nazifascista. Ne consegue una crisi esistenziale acuita da diverse letture, fra cui il Manifesto di Karl Marx. Scrive Camilleri: erano pensieri confusi, ma chiaro in me era il senso dell’ingiustizia. (…) Ecco come lentamente cominciai a diventare comunista in pieno regime fascista. Nel frattempo, insofferente alla scuola, il giovane Camilleri sviluppa una sindrome dell’evasione, che asseconda leggendo libri su libri.
Rosetta, il teatro, la RAI.
Grazie a un concorso riesce ad entrare all’accademia Silvio D’Amico e diventa allievo di Orazio Costa. Abbandonati gli studi per la sua condotta turbolenta e il suo carattere non facile, inizia a vivere di espedienti e lavoretti. Durante un’occasione di lavoro teatrale, Camilleri conosce Rosetta Dello Siesto, che sarebbe diventata sua moglie. Innamoratosi, si decide a invitarla a cena: Da quella sera ceniamo assieme da oltre sessant’anni. Camilleri vince un concorso alla RAI, ma gli viene negato il posto per la sua fede comunista nel 1954. Lo ottiene poi tre anni dopo e sposa Rosetta, da cui avrebbe avuto tre figlie e da queste quattro nipoti. Ottiene vari lavori nel campo della sceneggiatura e del teatro, fino a ottenere la cattedra di regia all’Accademia Nazionale di Arte Drammatica.

La carriera di scrittore e il commissario Montalbano.
L’esperienza come romanziere comincia relativamente tardi. Il suo romanzo d’esordio, Il corso delle cose, risale al 1978. Seguono altri due romanzi dal successo modesto. Solo dopo l’incontro con Elvira Sellerio inizia a essere concepito quello che sarebbe divenuto il celeberrimo commissario Montalbano, che appare per primo ne La forma dell’acqua (1994). Dapprima osteggiato per la sua particolare mistione di italiano e dialetto siciliano, la saga di Montalbano conosce un enorme successo nel corso degli anni. Sellerio ha venduto 18 milioni di copie e lo sceneggiato televisivo ispirato a Montalbano ha superato un miliardo e duecento milioni di spettatori. Eppure, Camilleri rimane modesto: Non credo di essere un grande scrittore. In Italia si ha l’ambizione di creare cattedrali, a me piace invece costruire piccole disadorne chiesette di campagna. E tanto mi basta.
Congedo: “Matilda mia, ho imparato pochissime cose e te le dico”.
Gli ultimi anni si susseguono pieni di eventi: la parabola della seconda repubblica, l’ascesa e il declino di Berlusconi, la corruzione, la mafia, le Torri Gemelle, il terrorismo, le guerre. Nonostante tutto, Camilleri ci tiene a precisare di non essere pessimista. Il fatto è che io credo nell’umanità, ho fiducia nell’uomo. Ai giovani consiglia di fare tabula rasa del vecchio mondo e della sua generazione. Le poche cose che ha imparato? Che si impara che uso fare della vita solo vivendola; le cose cambiano e l’esperienza insegna cose inaspettate; bisogna avere un’idea o un ideale e attenervisi ma senza chiudersi, ascoltando e dialogando, e se serve, cambiare idea.
Ricordati che, sconfitta o vittoriosa, non c’è bandiera che non stinga al sole.
Andrea Camilleri, Ora dimmi di te. Lettera a Matilda, Bompiani 2018,€ 14,00, pp. 112.
Davide Massimo