Finalmente qualcosa di nuovo che porta il segno della scrittura femminile. Un’onda anomala quella della scrittrice siciliana Marilina Giaquinta, autrice di Non rompere niente per Euno edizioni, che scombina e ravviva la parola scritta supportata dalla ricerca letteraria in chiave antropologica.
Non solo Camilleri e Pirandello quindi, la Sicilia è profondamente femminile nelle viscere della sua essenza, madre di figlie ribelli proprio come la Giaquinta che maneggia con mestiere un lessico antico dalla grande ricchezza simbolica e semantica.
Non rompere niente è un romanzo da leggere come paradigma di un filone artistico a doppio binario: quello classico che si riferisce alla tradizione italiana nella sua eccezionale varietà linguistica e quello della ricerca d’avanguardia che produce opere di nicchia, da considerare con estrema attenzione per l’esposizione audace alla sperimentazione che sfida il conformismo del mercato letterario.
Questo è il romanzo della Giaquinta: una scultura popolare e appassionata che, sulla scia del romanzo dialettale che valorizza l’oralità tradizionale nella sua ricchezza culturale, alimenta un filone colto e necessario anticipato dalle grandi voci come Pasolini con I ragazzi di vita e molti altri.
Un barocco avito e senza tempo il suo che sfida la cadenza sintattica fatta di consuetudini e di pause serrate per adescare il lettore. Al loro posto un fiume in piena di emozioni tradotte in parole, cimeli di famiglia sgranati in modo compulsivo in una sequenza di periodi interminabili e appassionati, come l’ardore dei tramonti siciliani.
La Giaquinta è un’eterna ragazza, e questo si evince chiaramente dall’anima della sua scrittura, nel gioco delle parti che rovescia abilmente partendo dalla sua esperienza di vita, accumulata tra l’esercizio della sua professione di funzionaria di pubblica sicurezza e umanista tout court.
Il suo romanzo si svolge nello scenario di una villa apparentemente deserta ma abitata in realtà dall’ultima discendente di una nobile famiglia dove la scena del crimine viene indagata da due figure molto particolari: il commissario Anastasio Ventura, un lupo solitario, che sceglie di aspettare la pensione su una tranquilla isoletta di povere case ai piedi di un vulcano e l’appuntato Maria, siciliana verace con il suo imperversare pieno di antica saggezza, che con la sua imprevedibilità e con il suo stesso essere l’anima dell’isola, aiuterà il commissario a venire a capo di una complicata storia di trame familiari.
Un romanzo dai colori definiti e dagli orizzonti struggenti che ricordano quelli de L’isola di Arturo di Elsa Morante; un enigma lessicale che suggerisce panorami surreali e metafisici, drammi consumati in zone d’ombra dell’animo umano.
La Sicilia letteraria è orgogliosamente Donna: da Goliarda Sapienza, Dacia Maraini a Marilina Giaquinta tutte hanno scardinato serrature inviolabili e rivelato i culti misterici di una terra apparentemente narrata al maschile, per la difesa di un’autorevolezza di forma. Il genio narrativo delle isolane si è nutrito nel tempo di una forza sotterranea simile a quella dell’acqua che affiorando dal sottosuolo tutto trascina e trasmuta.
Un grande talento da conoscere ed apprezzare attraverso i suoi splendidi libri.
Marilina Giaquinta è poeta e romanziera. Nel giugno del 2015 esce per la Melino Nerella edizioni una raccolta di racconti dal titolo, L’amore non sta in piedi. Il 14 febbraio 2017 dà alle stampe un’altra raccolta di racconti dal titolo Malanotte per la Coazinzola Press. Da due anni scrive sulla rivista Sicilia in Rosa e ha condotto programmi radiofonici quali Scusi, le piace Brahms, interviste impossibili ad artiste internazionali. Ha partecipato ad antologie sia di poesia, quale Umana Troppo Umana (Nino Aragno Editore), curata da Alessandro Fo, e sia di narrativa, Lettere a Maria Occhipinti (Edizioni Arianna), e Undici, undici racconti per undici opere d’arte”, per la casa editrice Frame – Ars et Artes di Napoli. Malanotte è stato tradotto e pubblicato dalla casa editrice tedesca Launenweber di Colonia e presentato alla Fiera del libro di Francoforte. Con la Manni Editori ha pubblicato una nuova raccolta di poesie dal titolo Addimora: alcune delle poesie della raccolta sono state performate, lo scorso 28 settembre, al teatro di Randazzo, con il percussionista Gionata Colaprisca, storico batterista di Lucio Dalla. Il suo ultimo lavoro è Non rompere niente, romanzi per Euno Edizioni. Fa parte del Comitato Organizzativo del Premio Nazionale Pagliarani.
Antonella Rizzo