I mille volti di Genova. Le sue storie, i racconti di gente che ha lo sguardo proiettato sempre verso il mare. Questo e molto altro è Storie segrete della storia di Genova di Fabrizio Càlzia, un bellissimo tributo a una città meravigliosa.
Quando mi è stato chiesto di recensire Storie segrete della storia di Genova di Fabrizio Càlzia ho subito accettato.
Amo Genova, città unica nel suo genere, scrigno prezioso di racconti che sanno di mare, tortuosi come i vicoli che portano al porto, città mistica e anarchica, irregolare e incantevole.
Genova città di mare, di sale e di vento. Di carrugi e camalli; di musica e cantanti, di storie ogni volta nuove.
La città di De André, di Bruno Lauzi, di Gino Paoli e di Luigi Tenco.
Genova di Giuseppe Mazzini, di Niccolò Paganini, cripta di misteri e aneddoti, di storie vere e leggende impossibili.
Al volto nascosto e segreto, che ha il sapore dell’acqua salata e il profumo del vento, è dedicato Storie segrete della storia di Genova.
Edito da Newton Compton questo libro è un’ ffascinate viaggio nei vecchi e stretti vicoli della Superba. Un filo ininterrotto di racconti portati dalle onde del mare e narrati dalla musicalità del dialetto genovese.
Storie segrete della storia di Genova è una lettura imprescindibile per chiunque voglia conoscere davvero la città ligure.
Come indicato nel sottotitolo da Fabrizio Càlzia, già autore di altri due libri sulla città di Genova e sulla sua squadra di calcio, questo volume è «una controstoria a mosaico, tra episodi curiosi e aneddoti della “Superba”».
Settanta capitoli, tanti sono quelli in cui è diviso il libro; settanta storie, alcune delle quali davvero uniche.
Come scrive l’autore nella bella prefazione «Genova non ha né può avere una storia ma solo una pluralità di eventi, storie appunto frastagliate come la sua terra, scorbutiche come i suoi abitanti.»
Conosceremo, allora, la leggenda del Mandillo, una preziosa tela su cui si vuole sia rimasto impresso il volto di Cristo e che, per alterne vicende, arrivò fino a Genova, alla chiesa di San Bartolomeo degli Armeni.
Ma anche quella dei pantaloni di Paganini, e qui il racconto si fa meraviglia.
Una storia senza data, come scrive l’autore ma che, viste le caratteristiche del personaggio, potrebbe essere del tutto verosimile.
Il grande violinista si trovò, in un freddo giorno di inverno, senza i pantaloni ma coperto solo da un pastrano tenuto ben stretto.
Il motivo di quella insolita situazione?
Il gioco d’azzardo, di cui era patito, e un mordace cagnolino che lacerò i pantaloni di un caro amico di Paganini al quale il grande musicista prestò generosamente i suoi.
Una storia incredibile e spassosa, perfettamente in linea con la genialità e la sregolatezza del più grande violinista di sempre, che con la sua musica incantava chiunque.
Dalle pagine del libro di Càlzia ecco sbucare il papà di Giuseppe Mazzini.
Di lui si sa poco o nulla.
La storia ha sempre scritto della madre del politico risorgimentale, Maria Drago.
Di Giacomo, «uomo buono, indubbiamente, ma cieco e sordo a tutto ciò che non era tangibile» si sa poco o nulla.
Ma a colmare questo vuoto ci pensa Fabrizio Càlzia, in uno dei capitoli del suo libro.
Medico e filosofo, Giacomo non fu affatto immune dalla passione per la politica che tanto avvinse il figlio.
Da giovane, infatti, fu anch’egli attratto dagli ideali rivoluzionari che rimbalzavano dalla vicina Francia, ma le delusioni per una rivoluzione finita nel sangue dell’oppressione, il matrimonio e la professione medica, allontanarono Giacomo dalle pulsioni politiche, rendendolo quasi un conservatore.
Alla fine però, quell’iniziale passione fu in qualche modo trasmessa al figlio.
Non solo storie di personaggi famosi ma anche di luoghi, istituzioni e ottimo cibo.
Conosceremo poi la storia di piazza Pollaiuoli che a Genova «cominciò a funzionare come mercato vero e proprio nel 1631.»
Prima l’acquisto di pennuti, galline e affini, avveniva in piazza San Giovanni vecchio e, più indietro nel tempo nei macelli di Soziglia.
Piazza Pollaiuoli, rispetto alle altre sedi, era decisamente un luogo più adatto, dove poter acquistare merce di qualità eccelsa, seppur a condizioni di vendita più restrittive.
In particolare le leggi locali disponevano che gli animali in vendita non fossero uccisi da più di due giorni in inverno e da non più di uno nel corso dell’estate.
La vendita dei polli era molto comune a Genova in quanto quella carne era largamente presente in molti dei più tipici piatti della cucina genovese.
Il pollo non mancava mai sulle tavole dei genovesi nel giorno di Ognissanti, tanto che un antico proverbio recitava: «Santi senza becco, Natale Maledetto.»
Non solo polli ma anche il caffè.
La gustosa ed esotica bevanda arrivò a Genova nel 1661, il 26 gennaio, per la precisione, quando Abram Babli ebbe l’ambita licenza per vendere il caffè, che con il suo aroma inconfondibile conquistò in poco tempo i genovesi.
Storie segrete della storia di Genova è un mare di racconti, un intreccio fittissimo per conoscere il volto meno noto di una città che non smette mai di stupire.
Tra i tanti meriti Càlzia ha anche quello di aver scritto un libro che si può leggere a rate, magari una storia al giorno.
Come nelle migliori tradizioni delle fiabe, come se fosse una sorta di Mille e una notte rigorosamente, però, in salsa genovese.
Maurizio Carvigno