Il libro per donne single di Gaia Parenti, nonostante la sua brevità, ha scatenato nella mia mente molte riflessioni.
L’autrice, con molta ironia, categorizza la specie maschile per tipologia, indicando la posologia e gli effetti collaterali, come se si trattasse di un farmaco. Del resto, l’amore viene identificato da sempre come un dolore spesso incurabile: poeti di tutte le epoche hanno cercato i remedia amoris per combattere il famigerato mal d’amore. Il pratico manuale del Ventunesimo secolo, invece, consiglia alle donne come comportarsi per non far scappare gli uomini. Il fine è assolutamente nobile: quello di far capire alle crocerossine che non c’è nessuno da salvare o da cambiare, né tanto meno da inseguire, per essere felici. A corroborare la tesi arrivano anche le testimonianze degli uomini, infastiditi da donne assillanti e maniache del controllo.
Il principe azzurro non esiste, le principesse azzurre non sono mai esistite
La lettura di questo libro forse avrebbe dovuto divertirmi e in alcuni casi c’è anche riuscita. A volte, però, mi sono immersa in una profonda tristezza pensando che moltissime donne avrebbero davvero bisogno di leggere queste pagine per emanciparsi. Personalmente non mi sono identificata, perché ho chiuso nell’armadio lo spirito da crocerossina una decina di anni fa: non posso dire di vedere attorno a me donne che abbiano preso la stessa iniziativa. Vengo spesso annoiata da racconti sulla sparizione o sull’indecisione degli uomini.
Nel 2017, però, ascolto anche racconti su donne che fanno soffrire altre donne, pur non essendo detentrici di un cromosoma Y. Il manuale non tiene conto della questione di genere, probabilmente perché l’autrice è eterosessuale e parla di esperienze personali. Il punto è che servirebbe mandare un messaggio adatto a tutti senza generare stereotipi in cui le donne possano incastrarsi.
Potrei parlare per ore di quanto il mondo abbia bisogno di libri che inneggino alla parità, ma mi rendo conto che è la nostra stessa società a renderci così. E il disegno che emerge delle donne è quello di tante bambine appiccicose che devono intraprendere un percorso di emancipazione personale per svincolarsi dal ruolo di crocerossina bisognosa, impartito sin dall’infanzia. Le donne spesso non si sentono abbastanza e questo è il terribile lascito del patriarcato.
Il libro raffigura perfettamente il concetto di asimmetria sessuale. La donna viene raffigurata sempre come la creatura che cerca di capire l’uomo, di conquistarlo, di tenerlo stretto a sé e non come abile (e consapevole) tessitrice di seduzioni.
Vige lo stereotipo della donna che piange davanti al telefono mentre l’uomo gioca a calcetto con gli amici. L’errore principale sta nell’identificare generi e ruoli: donna/uomo, colei che vuole salvare/colui che viene salvato. In tal senso i rapporti omosessuali hanno dato uno schiaffo al patriarcato proponendo l’amore tra due persone dello stesso sesso e quindi con lo “stesso ruolo” nella società. Così è emerso più forte il gap tra uomo e donna, un gap in via di superamento, almeno teoricamente. Mi sarebbe piaciuto leggere qualche intervista alle donne in questo libro, per capire come stiamo messe.
Gaia Parenti ritrae quello che effettivamente siamo noi italiani nel complesso. Spero che prima o poi le bambine crescano senza dover affrontare questo processo evolutivo in cui non tutte riescono; spero che crescano con la consapevolezza di non dover inseguire – né catalogare per sfuggire – proprio nessuno.
Alessia Pizzi