Il lungo viaggio verso l’identità e l’amore: “Gli Argonauti” di Maggie Nelson

"Gli Argonauti" di Maggie Nelson.

Il compito fondamentale dell’amore e del linguaggio è quello di conferire alla medesima frase inflessioni per sempre nuove.

Gli Argonauti si è imposto come caso letterario in America negli ultimi due anni. Sbarca in Italia per i tipi de Il Saggiatore, e come prevedibile, sta facendo parlare molto di sé. L’autrice è Maggie Nelson, poetessa e saggista americana.

Un memoir, un diario, un racconto autobiografico: è difficile definire questo libro. Ma forse la classificazione non è essenziale: ci si può limitare a una descrizione. Gli Argonauti è una serie di frammenti testuali che alternano pensieri e narrazione. Tutto ruota attorno alla vicenda autobiografica dell’autrice, che vuole sposare Harry Dodge, artista transgender in procinto compiere la transizione da donna a uomo. Sposando Harry, Maggie diventa genitore di un figlio che Harry ha avuto da una relazione precedente. Allo stesso tempo, decide di concepire un figlio proprio tramite l’inseminazione artificiale.

La “narrazione” segue questi due itinerari paralleli. Da un lato c’è Maggie che sente il suo corpo cambiare mentre una nuova vita prende forme dentro di lei. Dall’altro lato c’è Harry che affronta una difficile transizione alla ricerca di un’identità. Parallele scorrono le parole di quelle che la Nelson chiama madrine multigenere del mio cuore. D. W. Winnicot, Roland Barthes, Eve Kosofsky, Sedgwick Michael Ondatjie, Allen Ginsberg e molti altri.

Perché gli Argonauti? Come nasce questo titolo?

Nella mitologia greca, Giasone condusse una spedizione alla ricerca del Vello d’Oro insieme ai suoi compagni, gli Argonauti. Il loro nome deriva dalla mitica nave Argo su cui si imbarcarono. Plutarco racconta che gli Ateniesi conservarono la nave per secoli, rimpiazzandone i pezzi che gradualmente si deterioravano. Fin dall’antichità, la storia è stata interpretata come un paradosso. Come può persistere un’identità originaria se le sue parti vengono modificate dal tempo e dalla volontà?

Questo esempio mitico viene recepito da Maggie Nelson tramite il filtro di Roland Barthes. Il suo Frammenti di un discorso amoroso ha fortemente ispirato Gli Argonauti nella struttura di un lessico sull’amore costruito tramite complesse riflessioni.

Scrive Maggie Nelson, citando in parte Barthes:

(…) Ti ho mandato una citazione tratta da Barthes di Roland Barthes, quella in cui Barthes descrive la persona che pronuncia per prima la frase «Ti amo» come «l’Argonauta che ripara e rinnova la sua nave durante il viaggio senza cambiarle il nome». Le parti della Argo potranno essere rimpiazzate nel tempo, ma la nave continuerà a chiamarsi Argo. Allo stesso modo, tutte le volte che l’innamorato dirà «Ti amo», il significato della sua dichiarazione verrà rinnovato a ogni utilizzo, visto che «il compito fondamentale dell’amore e del linguaggio è quello di conferire alla medesima frase inflessioni per sempre nuove».

 

Identità, maternità, relazione: un lungo viaggio.

Le tematiche dell’omosessualità femminile e del transgenderismo sono spesso trascurate e sottovalutate nell’opinione pubblica. Così è anche nella letteratura. All’interno del mondo LGBT stesso, poi, vengono spesso fatte passare colpevolmente in secondo piano rispetto al tema predominante dell’omosessualità maschile. È per questo che Gli Argonauti ha una forza dirompente, che è ancor più importante in un paese come l’Italia. Ma questo libro non è solo un racconto a tematica queer – aspetto che ha monopolizzato l’attenzione della stampa.

È un racconto di identità, maternità, relazioni. La struggente narrazione parallela del parto di Maggie e della morte della madre di Harry è esemplare. Mentre un corpo viene alla vita, un altro se ne va, un altro ancora si trasforma. Dopo il lungo viaggio e col passare del tempo, la nave Argo è ancora la stessa? Queste e altre ancora sono le riflessioni che il libro offre con un lirismo davvero singolare. Una lettura problematica e complessa come le problematiche sulle quali stimola la riflessione.

Ma esiste davvero qualcosa come il niente, il nulla completo? Non lo so. Quello che so è che siamo ancora qui, chissà poi per quanto, infiammati dal nostro prodigarci, dalla sua incessante musica.

Davide Massimo 

 

Davide Massimo
Sono nato e cresciuto a Roma, dove ho conseguito presso La Sapienza-Università di Roma una laurea triennale in “Lettere Classiche” e una laurea magistrale in “Filologia, Letterature e Storia del mondo antico”. La mia più grande passione sono i libri e la letteratura di ogni epoca e paese (non solo classica), le biblioteche, i manoscritti, i libri antichi e rari. Ho studiato teoria musicale e pianoforte per diversi anni. Tra le mie altre passioni ci sono i viaggi, la fotografia e il cinema.

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