“La scomparsa di Josef Mengele”, il romanzo di Olivier Guez ricostruisce le tappe di un mistero

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Chi era Josef Mengele? Come riuscì a scappare dalla giustizia per i suoi crimini?

Le pagine del romanzo di Olivier Guez fanno luce su uno dei nazisti più efferati e sulla sua scomparsa.

Bastava un suo semplice gesto, magari un cenno con il suo schioccante frustino, perché Josef Mengele decidesse la sorte di centinaia di migliaia di sventurati. Mengele che da ragazzo per via della carnagione scura e i capelli neri, così poco ariani, era chiamato dai compagni di scuola “Beppo lo zingaro” anni dopo divenne il dottor Mengele, il medico di Auschwitz.

Lì, in quel campo di sterminio, colui che cinicamente venne ribattezzato l’Angelo della morte, giocava con la vita, decidendo se prevedere la morte immediata dei deportati o, invece, un’agonia lenta nei laboratori nazisti.
Mengele per quasi due anni, dal maggio del 1943 al gennaio del 1945, trasformò i suoi laboratori ad Auschwitz in “uno zoo di cavie per indagare i segreti della gemellarità, produrre superuomini e rendere le tedesche più fertili.”

Il tutto eseguendo esperimenti che sapevano più di macelleria che di medicina.

Quel medico che si sentiva dio, alla caduta del Reich semplicemente sparì, facendo perdere le sue tracce.

Come molti altri criminali nazisti si mise in salvo per evitare la condanna a morte. Assunse nomi e identità diverse per scappare alla giustizia umana, aiutato da organizzazioni compiacenti e complici.
Alle sorti di una delle figure più demoniache di tutto il nazismo Olivier Guez dedica pagine di rara bellezza con il libro: La scomparsa di Josef Mengele. Edito da Neri Pozza, questo romanzo, vincitore del prestigioso Prix Renaudot, narra la seconda vita dell’efferato medico di Auschwitz. Da quando, sotto le mentite spoglie di Helmut Gregor, un meccanico altoatesino sbarcò in Argentina, a Buenos Aires nel giugno del 1949.

La scomparsa di Josef Mengele di Olivier Guez, come ha scritto Le Monde “si immerge nella realtà, la cristallizza nella vita individuale nella carne di un uomo di cui niente può giustificare l’esistenza.”
Un libro che non racconta solo la seconda vita di un mostro ma anche la storia dell’Argentina, un colosso dai piedi d’argilla, dominata da una coppia famosa in tutto il mondo: Juan ed Evita Peròn, “un orso in uniforme da operetta e un passerotto ingioiellato.”
Guiez descrive con la penna di un romanziere ma il rigore dello storico, la vita di Mengele che, nelle vesti di Gregor, vive come un’ombra, temendo la luce del presente e il buio suo passato.

Mengele nei primi anni argentini si muove leggero, senza quasi lasciare orme.

Evita di parlare con chiunque, conducendo una vita da reietto. Ovunque vede rischi, dappertutto sospetti. Sogna stinco di maiale e succo di mela; darebbe qualsiasi cosa per parlare tedesco. Ma sono desideri pericolosi, letali come le sue passate iniezioni, efferati come i suoi esperimenti genetici.
Lentamente, però, Mengele/Gregor esce dalla tana, annusa l’aria e si tranquillizza. La tempesta sembra passata, può abbandonare gli stretti panni dell’umile meccanico e rindossare quelli di un passato che vorrebbe tornasse.

Mengele comprende che l’Argentina dove si è rifugiato, un paese che si disinteressa delle beghe europee, è un luogo sicuro. E l’Angelo della morte semplicemente torna a vivere, rimpossessandosi del suo nome, del suo passato, di quel ruolo che riteneva assoluto.
Tutto sotto la rassicurante protezione di un paese, l’Argentina, che ospita, protegge, coccola quelli come lui. D’altra parte, Peròn non ha fatto mai mistero di ammirare i regimi autoritari di Italia e Germania. Apre le porte non solo ai nazisti ma a fascisti, ustascia, ultranazionalisti serbi e ungheresi, vichisti francesi e falangisti spagnoli.

Insomma, un “Quarto Reich fantasma” che celebra un passato oscuro e sogna un futuro di nuovo radioso.

Ma ad un certo punto tutto cambia, il regime di Peròn viene travolto e per i nazisti che vivono in Argentina la vita cambia radicalmente. Gli ex rifugiati rientrano nelle tane, eclissandosi di nuovo, tentando di fuggire al tribunale della storia.

«Allora Mengele si sposta di continuo; non si sente al sicuro in nessun luogo. Di giorno, di notte, si mordicchia i baffi e gira come una vespa intrappolata sotto un bicchiere che rischia di asfissiare.»

Inizia così, una terza vita che terminerà solo nel 1979 con la sua definitiva scomparsa.
La Scomparsa di Mengele è un romanzo bellissimo che, con una prosa asciutta e mai eccessiva, getta la luce su uno dei personaggi più demoniaci di tutto il nazismo, un uomo che solo alla vista faceva tremare i polsi.
Oliver Guez ha scritto, come sottolineato dal critico della Stampa Andrea Kerbaker, «pagine secche come uno sparo, senza una parola in più del necessario, per narrare l’orrendo esilio di uno sterminatore.»
Un libro che, a cominciare dalla copertina, apre squarci su una candida tela, da cui traspare la luce sinistra di una delle pagine più turpi della storia umana: la Shoà.

«Questo libro racconta la storia di Josef Mengele in Sudamerica. Probabilmente alcune zone d’ombra non saranno mai chiarite. Solo la forma del romanzo mi consentiva di seguire passo dopo passo il macabro percorso del medico nazista.» (Olivier Guez)

Maurizio Carvigno

Nato l'8 aprile del 1974 a Roma, ha conseguito la maturità classica nel 1992 e la laurea in Lettere Moderne nel 1998 presso l'Università "La Sapienza" di Roma con 110 e lode. Ha collaborato con alcuni giornali locali e siti. Collabora con il sito www.passaggilenti.com

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