Alla ricerca di notizie su uno degli autori che sta letteralmente dominando il mercato libresco italiano, ho scoperto qualcosa che mi ha fatto sentire meno diversa dagli altri esseri umani: Glenn Cooper agli americani non piace, o almeno, non quanto agli europei.
Partiamo dall’inizio: solitamente non leggo autori considerati fenomeni di massa finché non passano di moda, nel caso del signor Cooper, però, sono stata deviata dalla sua professione di archeologo.
In quanto amante dell’antichità, sono stata attirata dall’idea di gialli storici. Così, entrata in una delle tante Feltrinelli, dove tutti i suoi libri sono sbattuti sugli stand principali, ho comprato il primo figlio, La Biblioteca dei Morti.
Che dire, senz’altro una storia originale e un finale che non delude. Ma il libro è davvero difficile da mandar giù e non di certo per la sua complessità.
A parte alcune sezioni, la lettura è molto lenta e crea davvero poca voglia di riaprire il libro appena si ha un attimo di tempo libero. Almeno questo è il mio standard per realizzare se effettivamente un libro mi piace oppure no.
Dopo la lettura, sono rimasta perplessa dagli epiteti attribuiti all’autore, tipo il guru del thriller ecc. E visto che piace a tutti, come al solito mi sono posta delle domande, del tipo: sarà che non l’ho capito a fondo questo scrittore?
Così, alla ricerca di informazioni su quel palinsesto di risposte infinite che è il web, ho trovato la quella insperata: a quanto pare Glenn ha conquistato l’Europa, nella fattispecie Italia, Germania, Spagna e Inghilterra, dove i suoi romanzi sono diventati dei veri e propri bestsellers, mentre in America, patria natale dell’autore, non sono poi stati venduti così tanto.
Dulcis in fundo, uno degli ultimi scritti, I Dannati, addirittura sarebbe uscito in anteprima nazionale nel nostro paese! Dettaglio non di poco valore…
E allora ecco, ho lo spirito americano, non è che non ti voglio apprezzare Glenn.
Davvero, nothing personal.
Alessia Pizzi