È uscito l’ultimo libro di Cappelli, “Quanto sei cool”, un ironico viaggio tra le manie del nuovo millennio. Ce lo racconta in questa intervista
A volte è questione di accessori, altre di atteggiamenti: essere cool è però un obbligo, se oggi si vuole essere notati. Lo dice Gaetano Cappelli, che si è preso una pausa da romanziere per calarsi nei panni di antropologo sociale con il suo ultimo libro “Quanto sei cool. Piccola guida ai capricci del gusto”, edito da Sonzogno.
Con ironia e un acuto spirito di osservazione, Cappelli ci descrive quali sono gli oggetti immancabili nel nostro guardaroba se vogliamo essere cool e quali sono le cose da fare e da non fare per non venire considerati uncool. Un libro ricco di curiosità, dove troviamo elencate molte delle nostre manie moderne.
Gaetano Cappelli, come le è venuta l’idea del libro?
Mi sono lasciato incuriosire dalla frequenza con la quale la parola cool viene usata nel nostro quotidiano, per descrivere persone e oggetti. Eppure è una parola che letteralmente ha a che fare con il freddo, ma nello slang va ad indicare cose di tendenza, con un significato del tutto diverso. Ho così avviato una specie di osservazione partecipata dei comportamenti delle persone, proprio come una antropologo, facendo anche una raccolta ragionata dei miei articoli di costume che ho scritto in questi anni.
Il libro è molto ironico. Quanto è importante l’ironia?
Innanzitutto l’atteggiamento ironico è molto cool. Atteggiarsi con un certo distacco, con rilassatezza, è uno degli atteggiamenti considerati più cool in questo momento. Diciamo che ho scritto un moderno pamphlet: nell’ottocento se ne scrivevano molti ed erano dei trattati satirici che nascevano dall’osservazione.
Accanto alla descrizione di oggetti e atteggiamenti cool, c’è sempre anche il suo giudizio: è diventato un autorità in materia?
Assolutamente no, mi manca la strafottenza. Ma mi sono molto divertito.
Il critico Antonio D’Orrico ha dichiarato: “Il Grande Romanzo Italiano esiste e si intitola Parenti Lontani”. Quel libro l’ha scritto lei.
Ringrazio D’Orrico per questo suo giudizio, anche perché ha permesso al mio libro di essere riscoperto. Era stato pubblicato nel 2000 ed era andato malissimo, poi D’Orrico lesse un altro mio libro e gli piacque molto e questo ha portato alla ristampa anche di Parenti Lontani.
È stato tre volte candidato al Premio Strega, senza mai vincerlo. Dispiaciuto?
Lo Strega, nonostante sia stato per anni un premio assai compromesso, è stato sempre il più cool. Oggi che è stato riformato con ben 600 giurati, che sono quindi meno controllabili, vedremo se rimarrà tale. Così per dire, l’anarchico Cognetti, prima molto amato dal pubblico indie, adesso che l’ha vinto è diventato uncool. Anche se può ampiamente fregarsene, visto tutti i libri che ha venduto. Mentre Teresa Ciabatti, che secondo i maneggi avrebbe dovuto vincere, è diventata cool.
Quando si parla con Gaetano Cappelli, bisogna mettere in conto una bella dose di ironia, perché è uno scrittore graffiante, acuto, che nei suoi libri regala sempre personaggi particolari, che prendono in giro le nostre manie.
Per questo la sua guida può essere presa in seria considerazione per avere indicazioni utili su come dobbiamo apparire per essere cool.
Ma cosa possiamo considerare assolutamente cool?
Partiamo dagli occhiali, quelli che Cappelli definisce “da cecato”, con la montatura nera ed enorme. Un tempo erano così quelli che passava la mutua, sinonimo di occhiali “da sfigato”. Poi li ha indossati Bono degli U2 e sono diventati un oggetto irrinunciabile.
Oppure la mania per la cucina, che raggiunge l’apoteosi nel foodporn, che ci porta a fotografare continuamente quello che abbiamo nel piatto. Per decenni parlare di cucina e di ricette non era molto apprezzato, si trattava di un lavoro che chi poteva cercava di delegare. Poi alla fine degli anni novanta sono arrivate le pennette alla vodka e tutti hanno scoperto la passione per cucina.
Non è solo quello che indossiamo o che facciamo a renderci cool, ma anche quello che guardiamo. Ad esempio Mad Men, la serie cult sui pubblicitari americana degli anni sessanta, che ci hanno lasciato in eredità la passione per le cravatte fini da uomo per il Martini.
Al bando anche la magrezza, oggi le donne riscoprono le forme e diventano curvy. Sono sempre le stesse, ma hanno solo cambiato nome. Per essere cool, naturalmente.
Silvia Gambi