Il manifesto poetico di Francesco Di Benedetto

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Foto di Federica Di Benedetto

Parlerò a ritroso di un poeta contemporaneo molto particolare, Francesco Di Benedetto, partendo dalla sua ultima raccolta Il Posto per Ensemble edizioni.

Cominciare dalla fine è un espediente che semplifica  ogni esplorazione poiché ciò che è compiuto, in senso ermeneutico, è la somma di esperienze ed eventi ma soprattutto di scelte operate dall’impianto intellettuale e psichico.

Francesco Di Benedetto è un poeta che si colloca in una dimensione letteraria fortemente avversativa rispetto alla cultura imperante, una risposta costitutiva dell’Io che difende la parola poetica da uno spazio temporale banalizzato e verboso: un austero controcanto alle troppe sollecitazioni sensoriali del nostro tempo.

Il posto è un libro dalle stimmate aperte ma asciutte. È un testamento fatto di lettere e pagine bianche, disforiche, violentemente appassionate e al contempo astratte dal mondo fisico. I luoghi del cuore sono come la culla di Dio, un pagliericcio ruvido dove abita la vita, il mistero e il presagio della morte futura.

Sono libri, i suoi,  che liberano l’esperienza esistenziale dalle zavorre inutili, dalle trappole del logos. Parafrasando Lucrezio, non si deve avere timore della morte che, in questo caso, è la ripetizione ciclica dell’assenza.

Il ricordo, la pazzia, la natura, il legame, il trauma rappresentano l’antidoto alla corruttibilità della carne e la terapia per contrastare la volgarità del superfluo. Therapeia intesa secondo l’accezione classica: prendersi cura, e non curare.

Ma procedendo lungo la cronologia inversa della poetica di Francesco Di Benedetto si  svela l’importanza della ritualità nei temi ripetuti in modo ossessivamente musicale. Sono frammenti e odi interrotte, locuzioni private dall’epilogo finale, attraversate dal legame antropologico con le figure chiave dell’infanzia e dell’età adulta.

Ma è nella poetica iniziale, quando l’urgenza comunicativa è più marcata, che i versi hanno un carattere più lirico pur mantenendo l’essenzialità della parola. In questa fase l’esperienza ha bisogno di avere una corporeità più marcata, ed è in questo periodo che l’uomo-poeta sembra raccogliere il materiale da costruzione per porre le basi al suo manifesto che verrà formalizzato successivamente.

Oltre a definire chiaramente i fatti, le esperienze e le persone che hanno generato la sua struttura poetica e umana, stabilisce così la consecutio temporum che lega e definisce la sua opera e il suo significato esistenziale; Francesco Di Benedetto è un incontro fortunato nel destino karmico dei cultori della vera Poesia.

Francesco Di Benedetto (Roma, 1982) si laurea al Dams con una tesi sul cinema di Matteo Garrone con cui ha vinto, nel 2016, il Premio Filippo Sacchi. Ha pubblicato tre raccolte poetiche: Per non dimenticarmi (Manni, 2018), Lettera a mia madre (Ensemble, 2018), Antonio e Maria Renata (Zona, 2018)

Antonella Rizzo

Poetessa, scrittrice, performer, giornalista. Collaboratrice di Culturamente dal 2015.

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