In libreria è disponibile il nuovo romanzo di Maria Laura Rosati edito da Liberilibri e intitolato Dispassione.
“Dispassione” è un termine che non si trova nel dizionario della lingua italiana. L’autrice decide di italianizzare la parola inglese “dispassion”, che significa “distacco” e si colloca all’opposto di “passione”.
La protagonista del romanzo, Fiamma, è una donna affetta da dispassione, psicotica e ossessiva “con disturbi di amnesia dissociativa e in parte sistematizzata, retrograda selettiva”.
Fiamma non vive la sua vita e si limita a condurre un’esistenza asettica e solitaria: non le interessa la compagnia degli altri esseri umani e sopporta a malapena anche Valeria, l’unica persona che prova a rimanerle vicina. Dietro il muro che Fiamma ha innalzato nei confronti del mondo si nasconde però un’enorme sofferenza: da vent’anni la protagonista ha perso la memoria a causa di un evento traumatico che ha rimosso e non ricorda e non sente più nulla.
Mi chiamo Fiamma, e sono cattiva. Non sono stata sempre così, credo, ogni tanto la mia mente ha strani ricordi, tenerezze, turbamenti, lacrime. Forse. Non ne sono sicura. Magari l’ho solo sognato. Una volta, molto tempo fa, avevo un’altra vita, poi è arrivato il vuoto.
La perdita della memoria e la mancanza di emozione hanno portato Fiamma a cancellare anche la sua identità e le abitudini del passato.
Pettino i capelli corti e grigi con le mani umide, ho smesso di tingerli anni fa, era una scocciatura, di rado vado dal parrucchiere per tagliarli, e la piega non me la faccio fare, tanto appena torno a casa mi ripasso di nuovo lo shampoo, la condivisione di spazzole e forbici tra i clienti mi disturba.
Fiamma è ossessionata dai batteri e, per questo, ha annullato qualsiasi rapporto con gli altri esseri umani.
Non voglio essere toccata o, peggio, baciata. La trovo assurda questa abitudine dei baci, ciao come stai, quanto tempo che non ci vediamo. La gente è stupida, non capisce che di questi tempi la promiscuità è pericolosa, soprattutto per noi che ci avviamo verso la vecchiaia e che siamo più fragili, esposti, indifesi.
L’esistenza che conduce, l’immobilità emotiva e l’incapacità di vivere sono espresse egregiamente in questo passo del libro:
I libri sono perfetti […], mi fanno viaggiare senza il rischio di vivere. Non ti perdi nei libri, non smarrisci la strada e, se soffri, basta alzare gli occhi e chiudere la pagina. Puoi controllare la realtà, con i libri, puoi andare e venire a piacimento.
Fiamma ha il bisogno di controllare la realtà, rifiuta di lasciarsi andare, si tiene lontana da tutto e da tutti assumendo un atteggiamento “dispassionato”, per l’appunto.
Almeno finché un breve viaggio fuori città, affrontato controvoglia, si rivelerà l’occasione per intraprendere un doloroso viaggio nei ricordi che la condurrà alla scoperta della verità.
Questo romanzo risulta interessante soprattutto nella prima parte, quella in cui il lettore si perde tra i pensieri, le ossessioni e la frustrazione della protagonista, che vomita il suo modo di pensare in un flusso di coscienza coinvolgente.
Fiamma ci trascina nella sua mente claustrofobica intrappolata in un tormento psicologico fatto di rituali e manie.
Nella seconda parte, quella in cui Fiamma inizia a ricordare, la protagonista passa dal pensiero all’azione e forse la narrazione diventa meno avvincente.
La lettura di Dispassione è scorrevole, tanto che il libro si divora letteralmente in poche ore.
Il romanzo risulta intrigante soprattutto per l’approfondimento del mondo interiore, deturpato ed emaciato, della protagonista, per la quale il lettore non può che arrivare a provare un sincero affetto.
Valeria de Bari
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