Camilleri presenta il suo centesimo libro “L’altro capo del filo”

Una presentatrice speciale, Lella Costa, e un artista poliedrico, Renzo Arbore, in una serata ricca di citazioni, ricordi e poesia.

Un’ovazione, tutto esaurito (quasi 2000 persone) all’ingresso del maestro. I primi 100 libri, commenta Lella, “ma forse anche altri 100, perché no” ribatte Camilleri in completo grigio e cappello a causa della forte umidità in un’Estate Romana resa ancora più magica dallo sfondo della Basilica Massenzio.
Racconta di sé come solo i grandi sanno fare, con aneddoti che corrono nella mente e si materializzano nello spettatore, in questa danza di parole.
Lella Costa presenta Andrea Camilleri e Renzo Arbore come due migranti del sud arrivati a Roma rispettivamente nel ’49 e nel ’64: Renzo per un concorso radiofonico, con la cinquecento targata Foggia, e Andrea per frequentare l’Accademia Silvio D’Amico (aveva vinto il concorso per allievo regista). Anche se dopo un anno fu cacciato per condotta immorale. Era la seconda volta che fu cacciato da un convitto, la prima da piccolo: “Ero figlio unico e un piccolo delinquente, i miei genitori a malincuore mi mandarono in convitto dai preti, ma non ci volevo stare, facevo di tutto per farmi cacciare, mia madre visto che il refettorio era scarso mi dette due uova che lanciai contro il crocifisso”. La seconda volta, quando frequentava l’Accademia e si trovavano tutti ad Assisi: “Dormivo al convento dei francescani e le ragazze al convento delle clarisse; la notte entravo nella camera della mia ragazza, una mattina ci sorpresero abbracciati e venni cacciato via dall’Accademia per condotta immorale”.
Dai ricordi si arriva a parlare dell’ironia. La Costa “Visto che per te l’ironia è una qualità importante, penso a Montalbano che con tutte le sue cupezze pratica l’ironia, perché l’hai fatto fidanzare con Livia, una completamente priva del senso dell’umorismo?” Risponde Andrea con una poesia di Wystan Hugh Auden.
Amore
Gli storici stupiti raccontano come scalasse montagne inaccessibili, fece lunghissime navigazioni solitarie, restando per mesi e mesi tra l’acqua il cielo, scrisse tre libri che hanno cambiato il destino dell’umanità, s’innamorò, raccontano sempre gli storici stupiti di una donna che sapeva fischiare, stava bene davanti ai fornelli, era un poco distratta, non ascoltò molto quello che lui diceva, rispose a qualcuna delle sue lunghe lettere stupende ma non né conservò nessuna.
E ancora citazioni a turno come in un balletto di cultura, accompagnate dalla musica del violino, dalle chitarre e dai canti di Olivia Sellerio:
Romain Gary: L’ironia è una dichiarazione di dignità è l’affermazione della superiorità dell’essere umano su quello che gli capita.
Borges: gli angeli riescono a volare perché non si prendono troppo sul serio.
Carol Ann Duffy, scozzese, nel libro “La moglie del mondo” fa parlare in versi le donne note per essere le mogli di qualcuno: la signora Darwin: Siamo andati allo zoo, gli ho detto, c’è qualcosa in quello scimpanzé che mi fa pensare a te; e la signora Icaro: Non sarò né la prima e né l’ultima che sta su un costone a guardare il proprio marito che dimostra al mondo di essere un totale perfetto, emerito, assoluto coglione.
Allegria e risate, il tempo scorre veloce, fino ad arrivare a parlare dell’ultimo libro L’altro capo del filo. Camilleri da ragazzo aveva visto partire i bastimenti ed era una cosa struggente, portavano via i migranti, si sapeva che non potevano tornare dall’America, dal Venezuela, dall’Argentina. La nave suonava per rendere meno triste la partenza. Il pranzo, l’orchestrina, e poi il bastimento partiva il pomeriggio e cominciava il rito del gomitolo: si srotolava il filo. Un capo era tenuto da quello che partiva e l’altro dal parente, si sgomitolava e si tirava finché non finiva.
Per chiudere la serata, un pensiero sul razzismo – perché è uno dei temi del libro – tenero e puro come solo un grande uomo sa trovare :
C’è un asilo infantile a Roma dove ci sono bambini di tutte le nazionalità e anche italiani, che giocano assieme, si litigano, si baciano, si dividono le merendine, qual è la parola d’ordine che noi bisogna avere: dividiamoci le merendine.
Sara Cacciarini
Sara Cacciarini giornalista pubblicista, si è laureata in Scienze Naturali e ha conseguito un Master di Comunicazione e Giornalismo Scientifico a La Sapienza di Roma. Collabora con CulturaMente dal 2016, è appassionata di teatro, musica e cinema.

COMMENTA QUESTA DOSE DI CULTURA

Lascia un commento!
Inserisci il tuo nome qui