55 giorni l’Italia senza Moro è un libro che racconta il nostro paese in quel 1978. I volti, le immagini, le storie di un paese in bilico. Uno strumento per conoscere l’Italia e gli italiani in quell’annus horribilis.
Ho letto molto su Moro, sul suo sequestro e sulla strage di via Fani. Corpose biografie, scrupolosi saggi, ricostruzioni ardite e partecipate testimonianze.
Mi mancava, però, un libro che raccontasse «ciò che si muoveva dietro e mentre quei fatti accadevano.»
A colmare questa lacuna ci ha pensato Stefano Massini con il suo bellissimo 55 giorni l’Italia senza Moro, un piccolo cammeo edito dal il Mulino che punta i riflettori sulle quinte dell’affaire Moro, collocando la telecamera dietro quei fatti, di spalle a quella cesura che cambiò per sempre la storia del nostro paese.
Pubblicato quest’anno, nel quarantennale della drammatica morte di Moro e della sua scorta, questo libro di Massini, autore teatrale e raffinato romanziere, suo L’interpretatore dei sogni, è una poetica carrellata sul quel fatale 1978, l’anno dei due presidenti della Repubblica, dei tre papi e di molto altro.
La lettura di questo annus horribilis, parte da una canzone presentata al Festival di Sanremo da uno stravagante Rino Gaetano.
Gianna divenne un vero e proprio tormentone, inondando con il suo ritmo incalzante e il suo testo nonsense le radio libere italiane.
«Un ostinato grido di fiducia nel domani, festeggiando senza peli sulla lingua come i matti di Basaglia l’avvento di un futuro più radioso.»
Di lì a poco, le immagini del cantante calabrese con cilindro, ukulele e papillon sul collo, sarebbero state sostituite da quelle agghiaccianti di via Fani.
Massini nel suo libro scorre le pagine più significative, care e indimenticabili di quel fatale 1978.
Conosciamo, allora, Basaglia e la sua fantastica utopia di chiudere i manicomi e una legge, magari imperfetta, approvata in quell’anno, che mise fine ai lager di stato.
E il calcio con l’ennesimo campionato vinto dalla Juventus, ma solo al termine di un testa a testa con la neo promossa Lanerossi Vicenza.
I gol del suo Paolo Rossi, non ancora il Pablito nazionale delle notti spagnole, non furono sufficienti per la grande impresa, ma fecero sperare tutti i tifosi italiani di fede non bianconera.
E poi ancora la musica con lo scandaloso Triangolo di Renato Zero, l’irriverente da Trieste in giù, cantata dalla biondissima Raffaella Carrà e la spaziale Figli delle stelle di Alan Sorrenti.
Il 1978 è anche l’anno di Atlas Ufo Robot, meglio noto come Goldrake, il manga giapponese apripista di un genere che impazzerà per anni. La prima puntata fu preceduta da un materno intervento di Maria Giovanna Elmi, per tranquillizzare, più le mamme e i papà che i loro figli, sulle immagini di invasioni della terra da altri pianeti.
In quei mesi gli italiani si entusiasmarono per Superman e La Febbre del Sabato sera, due film che per motivi diversi diventeranno epici.
Un anno che vedrà anche l’uccisione di Giuseppe Impastato, per tutti Peppino.
Un uomo che, pur appartenendo a una famiglia legata ai clan mafiosi, seppe dire di no, ebbe il coraggio di ribellarsi.
Dal microfono della sua Radio Aut derise i mafiosi, parlò di Mafiopoli, denunciò i loro crimini, e per questo pagò con la morte.
«Impastato e Basaglia sono il simbolo di una reale vittoria delle idee, condotta con tenacia contro un potere monolitico, e di loro ci resta dopo quarant’anni l’esempio di un pensiero che seppe farsi contributo concreto allo sviluppo sociale e politico del paese.»
55 giorni l’Italia senza Moro non è un libro sul calvario dell’onorevole democristiano, ma un compendio di storia patria attraverso la musica, la cronaca, lo sport, la televisione, il cinema.
Immagini di un paese che, nonostante tutto, continuò a vivere in quei giorni in cui sembrava che tutto dovesse fermarsi.
Massini nel suo libro fa emergere tutta la contraddittorietà del nostro paese, capace «di far convivere sacro e profano, la Quaresima con il Carnevale, il potere con l’anarchia, la Democrazia cristiana con Lino Banfi e la lotta armata col compromesso storico.»
Un affresco mai banale. Un caleidoscopio di fatti divenuto un bellissimo spettacolo teatrale per la regia dello stesso Massini con Luca Zingaretti e Alessia Giuliani che la Rai, lo scorso 9 maggio, ha coraggiosamente mandato in onda, peccato che lo abbiano visto in pochi.
55 giorni l’Italia senza Moro andrebbe letto a scuola. Perché la storia può essere raccontata anche con i fatti che tutti noi abbiamo vissuto; con una canzone, un film, lo spot di una pubblicità o l’urlo di milioni di tifosi per un goal.
«Perché non esiste storia senza ciò che vi sta dietro.»
Maurizio Carvigno