Ricordate la panchina nel film Notting Hill, quella con la frase incisa che Julia Roberts legge a Hugh Grant?
[dt_quote type=”pullquote” layout=”right” font_size=”big” animation=”none” size=”1″]“Per June che amava questo giardino, da Joseph che le sedeva sempre accanto”[/dt_quote]
Il bello dell’Inghilterra sta nel presentare in ogni angolo panchine così e non solo in giardini altolocati come quello del film. Per quanto l’idea della frase rivolta “al morto” possa sembrare inquietante, mi sembra una piccola rivincita romantica per questo popolo tacciato continuamente di freddezza.
L’incisione su panchina è interessante se si considera che il genere dell’epitaffio, ovvero la dedica ai deceduti, nasce come epigrafe, ovvero incisione su lapide.
Tale genere diviene letterario, ovvero passa dalla pietra al libro, solo nel III secolo a.C., con l’arrivo di poeti epigrammatici che scrivono epitaffi per sconosciuti, amici, animali e addirittura per se stessi.
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Dalla pietra al libro, si diceva, e dal libro al legno. Corsi e ricorsi degli epitaffi.
Anche come prodotti di raffinata letteratura gli epitaffi erano dei brevissimi componimenti che nel corso dei secoli si sono sviluppati addirittura come lamenti per il defunto. Nel caso dell’epigramma in morte del grillo, che ci regala la poetessa ellenistica Anite, la fortuna del genere fu immensa: basti pensare che lo stesso Catullo scriverà dei teneri versi per la morte del passer di Lesbia. Tanto basta per confermare il gradimento del topos letterario da parte non solo dei greci, ma anche dei latini.[dt_divider style=”thin” /]
“A un grillo, usignolo dei campi
e a una cicala, ospite delle querce,
piangendo molte lagrime infantili,
una tomba comune fece Miro.
Ade crudele le strappò di colpo
i suoi amati balocchi.“
Anite di Tegea, III sec. a.C.
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La caratteristica principale degli epitaffi di questa poetessa risiede proprio nel risalto al mondo bucolico, nell’occhio alle piccole cose: chi avrebbe mai notato – nella roboante poesia classica fatta di eroi e grandi battaglie – la morte di piccolo e insignificante insetto? La piccola Miro, bambina dal cuore tenero, piange per lui, e la sensibilità ellenistica non può fare a meno di dare risalto alla quotidianità di questo dolore. Dettaglio che renderà gli epigrammi, genere letterario che ingloba il sottogenere dell’epitaffio, uno dei componimenti più apprezzati di sempre, specialmente nelle raccolte poetiche scritte.
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“Piangete, o Veneri e Cupidi,
e quanto c’è di uomini più belli:
il passero della mia ragazza è morto,
il passero, delizia della mia ragazza,
che lei amava più dei suoi occhi.
Era dolcissimo e la riconosceva proprio
così bene come una ragazza la sua mamma,
e non si muoveva dal suo grembo,
ma saltellando attorno or qua or là
sempre verso la sola padrona pigolava.
Ma lui adesso va per strada tenebrosa
là, dove dicono nessuno ritorni.
Ma siate maledette voi, malvage tenebre
dell’Orco, che divorate tutte le beltà:
Un passero così bello mi toglieste,
o brutta sorte! O passer poverino!
Ora per opera tua alla mia ragazza
piangendo un po’ gonfi s’arrossano gli occhietti“
e quanto c’è di uomini più belli:
il passero della mia ragazza è morto,
il passero, delizia della mia ragazza,
che lei amava più dei suoi occhi.
Era dolcissimo e la riconosceva proprio
così bene come una ragazza la sua mamma,
e non si muoveva dal suo grembo,
ma saltellando attorno or qua or là
sempre verso la sola padrona pigolava.
Ma lui adesso va per strada tenebrosa
là, dove dicono nessuno ritorni.
Ma siate maledette voi, malvage tenebre
dell’Orco, che divorate tutte le beltà:
Un passero così bello mi toglieste,
o brutta sorte! O passer poverino!
Ora per opera tua alla mia ragazza
piangendo un po’ gonfi s’arrossano gli occhietti“
Catullo, I a.C.
Skusa ma de che squadra sei, pe' esse così brava devi esse solo della lazio!!!!!! poi c'avevo na richiesta, se po' fa na poesia per reia?? che ce sta a salva a la staggione? grazie alessia cara e komplimenti!!!!!!!!!! complimenti dar cicala roma nord