Il Premio Letterario Merck, voluto dalla omonima azienda leader in ambito scientifico e tecnologico, è dedicato a saggi e romanzi pubblicati in italiano che sviluppino un confronto ed un intreccio tra scienza e letteratura.
Per i giovani l’azienda ha previsto una sezione del Premio a loro dedicata: La scienza narrata, dove agli alunni partecipanti all’iniziativa si chiede di comprendere la scienza come qualcosa di così vicino alle loro vite, da poterne parlare in un racconto, al pari dell’amore o dei problemi adolescenziali. Un nuovo percorso culturale, dunque, a sostegno delle nuove generazioni, un invito a considerare scienza e letteratura come due elementi facenti parte di un unico sistema della conoscenza ampio e universale.
L’obiettivo del Premio Letterario Merck è di stimolare un interesse per la cultura scientifica rendendo accessibile anche ai meno esperti argomenti di grande attualità ma spesso trattati in modo troppo specialistico, come le nuove frontiere della medicina, la genetica o le biotecnologie. Esso vanta la presenza e il supporto di prestigiosi rappresentanti in ambito scientifico e culturale a livello nazionale ed internazionale e viene assegnato a quegli autori che riescono a creare nelle loro opere un connubio tra scienza e letteratura.
Nella meravigliosa cornice romana di Villa Miani, alla presenza di molti ospiti provenienti dal mondo della cultura, della scienza e del giornalismo il 13 luglio è stato annunciato il vincitore della XV edizione del Premio Letterario Merck. La Giuria del Premio ha assegnato il prestigioso riconoscimenti a Sam Kean, con il saggio Il pollice del violinista (Adelphi 2016). Americano, scrittore e giornalista scientifico, il vincitore collabora con le più prestigiose testate, dal New York Times, Slate, Mental Floss a Psychology today.
Menzione d’onore della Giuria invece a Paolo Zellini, Professore di analisi numerica all’Università di Tor Vergata e uno dei matematici e intellettuali italiani più interessanti del nostro tempo con il saggio La matematica degli dèi e gli algoritmi degli uomini (Adelphi 2016). A seguire le premiazioni dei talentuosi ragazzi de La scienza narrata.
Ho avuto l’onore di rivolgere qualche domanda al Prof. Zellini durante l’aperitivo servito nella splendida terrazza di Villa Miani.
Autore di libri importanti e di riscontro internazionale, oltre al libro oggetto del prestigioso riconoscimento ha pubblicato in Italia Breve storia dell’infinito, La ribellione del numero, Gnomon, Numero e Logos. La matematica degli dèi e gli algoritmi degli uomini è un libro eccezionale, aristocratico per l’oggettiva bellezza della cifra letteraria e per la rivelazione di un’esperienza intellettuale di grandissimo respiro. Egli compie un’operazione che ogni “profeta” autentico vorrebbe vedere realizzata: il ritorno a un corpus di organi interdipendenti che il pensiero classico aveva concepito come ideale di conoscenza. L’avvento della post-modernità ha generato invece l’illusione dell’autarchia del sapere specializzato come paradigma di interdisciplinarietà. La lettura del libro è un’ascesa al pantheon ideale dove l’approccio olistico alla matematica e alle scienze considerate “perfette” sono parte di un meccanismo circolare che comprende la filosofia, l’antropologia, la religione.
Professore, è possibile questo agognato incontro tra discipline scientifiche e disclipline umanistiche?
Certo che è possibile, altrimenti non avrei scritto il libro. Esiste però molta diffidenza per vari motivi: quello che dicono i letterati e i filosofi è spesso considerato dagli scienziati come un flatus vocis e al contrario l’attenzione che può rivolgere un filosofo alla matematica è minimo, anche perché si tratta di un linguaggio difficile da comprendere.
Qual è l’atteggiamento da adottare da parte degli attori coinvolti?
Nonostante le resistenze bisogna mirare a un insieme complessivo considerando l’eventualità delle varie incomprensioni, equivoci a non finire; alla fine è possibile intravedere la possibilità di cooperazione. I contatti tra le due sfere spesso sono stati fallimentari; molto spesso se ne è parlato senza sapere cosa si volesse veramente intendere. E’ necessario tornare alla cultura antica dove si aveva una visione complessiva delle cose. Adesso vige la separazione, con qualche eccezione naturalmente. A fine Ottocento e agli inizi del Novecento si è verificato un momento di grande sinergia in cui fisici, matematici incontravano i filosofi, i letterati, anche se leggendo Musil si ha l’impressione che non ci sia mai stata. Adesso siamo in un mondo di tecnici, di grande specializzazione per cui mandare avanti la tecnica è prioritario rispetto alla filosofia, per esempio, che è relegata ai margini.
Relegata al punto di essere un argomento “da salotto”.
Esatto, dove vivere sottobanco…
Siamo orgogliosi per il riconoscimento ad un grande ingegno italiano.
Antonella Rizzo