Lorenzo Feliciati e il suo basso: l’ultima prodezza di un “Elevator man”

Lorenzo Feliciati

Per gli appassionati musicofili di CulturaMente ho incontrato il grande bassista Lorenzo Feliciati, in occasione dell’uscita del suo ultimo lavoro, Elevator man.

Lorenzo Feliciati, compositore e bassista italiano anche membro di Naked Truth, Berserk!, Twinscapes e Mumpbeak, ha pubblicato il suo terzo album da solista per RareNoise. Dopo Frequent Flyer (2011) e KOI (2015) il nuovo Elevator Man è il passo successivo di Feliciati nella costruzione di un ponte tra Jazz e Rock, in cui lo accompagna una folta schiera di straordinari colleghi da tutto il mondo. Parliamo di batteristi come Pat Mastelotto (King Crimson) e Chad Wackerman (Allan Holdsworth, Frank Zappa), chitarristi come Mattias “IA” Eklundh (Jonas Hellborg Trio) e Marco Sfogli (PFM), il trombettista jazz Cuong Vu e il compagno di Feliciati nei Naked Truth, Roy Powell, con il suo clavinet avvolto nella distorsione, mentre Feliciati, oltre ad aver composto e arrangiato tutto il materiale del disco, ha suonato basso, chitarra e tastiere.

Lorenzo, mi emoziona sempre parlare con i grandi musicisti. Mi riporta a tutto un mondo, un background che ammiro e invidio. La musica ha una dimensione filosofica che spesso viene ignorata ed invece costituisce la linea di demarcazione tra un utilizzatore di strumenti e un artista. Qual è il significato profondo della parola musicista, secondo te?

Credo che la differenza la faccia la creatività, un muscolo che ha bisogno costante di esercizio e di continui “passi falsi” per crescere e migliorarsi. Se il talento è il punto di partenza il lavoro, l’approfondimento e il continuo confrontarsi  gli altri è quello che può renderci “creativi” e quindi permetterci di non essere freddi e immobili utilizzatori di strumenti. Se fosse possibile sintetizzare in una parola il concetto profondo dell’essere musicista direi: “curiosità”.

lorenzo felicitati

Un bassista non sempre brilla di luce propria perché al grande pubblico risulta “complementare” alla batteria. Non è affatto così, puoi dircelo in due parole?

Diciamo che non è sempre così, ma il considerare il basso come cardine della pulsazione ritmica e il fulcro dell’unione ritmo/armonia è più che corretto. Quindi come tale il rapporto, il dialogo con la batteria è fondamentale, soprattutto in certi contesti stilistici, ma comunque imprescindibile. Lo sviluppo tecnologico dello strumento e di conseguenza del suo ruolo ovviamente lo ha sganciato dalla rigidità che gli veniva assegnata in passato ma il basso rimane strumento di supporto e di fondamenta, in grado di “sfuggire” di tanto in tanto ma che torna sempre all’ovile.

Il basso trascina e subisce nel contempo l’influenza degli altri strumenti, un catalizzatore. Quando hai deciso di suonarlo in modo prevalente?

L’idea e il desiderio iniziale era di suonare la batteria, mio fratello suonava la chitarra e cantava ma un nostro amico si fece regalare una batteria e quindi lo strumento necessario era il basso. Dopo poco andai a vedere i Weather Report in concerto con al basso Jaco Pastorius e fu come una illuminazione: capii che anche il bassista può essere una presenza carismatica e dinamica sul palco e che  può trovarsi al centro dell’arrangiamento. Da lì in poi il basso ed il contrabbasso in seguito sono stati sempre al centro della mia vita.

I gruppi per quali hai suonato sono delle pietre miliari della musica contemporanea. A me fanno impazzire i Porcupine Tree; ti senti collocato generazionalmente ed emotivamente nel progressive?

Veramente io sono un rockettaro! I Porcupine Tree li ascolto da lungo tempo ma la mia collaborazione con Colin Edwin è nata e continua con grande soddisfazione ( dopo l’estate uscirà sempre per la Rarenoise il nostro secondo album ) senza agganci al mondo Porcupine Tree: abbiamo molte cose in comune come gusti musicali e filosofia compositiva. Tra noi si è subito creata un intesa e una chimica esecutiva eccezionale; non ci pestiamo mai i piedi pur suonando lo stesso strumento ed avendo fondamentalmente un background rock. 

Elevator man è un ponte che conduce verso l’incontro più raffinato di rock e jazz. Parlaci del tuo ultimo lavoro.

È un album del quale siamo (io e la Rarenoise) molto contenti. Gli altri miei album precedenti hanno tutti un forte carattere e molte frecce al loro arco ma credo che EM sia riuscito più dei precedenti a far coincidere una grande ricchezza compositiva e sonora con una grande capacità comunicativa. Insomma, da quello che sento dirmi, è musica che si riesce ad ascoltare con godimento nonostante sia costruita con una certa complessità di base. Il fatto che ogni brano abbia una line up diversa ha aggiunto una varietà sia sonora che stilistica che aumenta ancor di più la sensazione di muoversi davvero con un ascensore, fermandosi di volta in volta su piani diversi caratterizzati da musiche e musicisti diversi.

Lorenzo Feliciati

Lavori prevalentemente con musicisti stranieri, è una scelta o una necessità?

È vero fino ad un certo punto, ma comunque sono d’accordo che guardando alle mie collaborazioni degli ultimi otto anni la gran parte sono con musicisti stranieri. Non è stata assolutamente una mossa pianificata : credo che per i miei progetti serva una curiosità ed un senso di avventura che è più comune all’estero che in Italia…questo sì.

La differenza tra basso fretted e frettles è influenzata dal repertorio, a tuo giudizio? Sei un virtuoso in ambedue i casi.

Non credo, ci sono esempi magnifici di fretless in contesti storicamente da fretted e viceversa. Per me spesso la decisione dipende dal basso che mi è più vicino ! A parte la battuta, le variabili che mi fanno decidere in un senso o in un altro sono moltissime e quindi non mi sento di parlare di “scelta”.

Grazie di cuore per la tua disponibilità, Lorenzo. Spero di poterti ascoltare live al più presto.

Grazie a CulturaMente per le interessanti domande e per il lavoro che fate per divulgare e approfondire argomenti che meritano anche se non sicuramente “di tendenza”!

 

Antonella Rizzo

Poetessa, scrittrice, performer, giornalista. Collaboratrice di Culturamente dal 2015.

COMMENTA QUESTA DOSE DI CULTURA

Lascia un commento!
Inserisci il tuo nome qui