Quattro chiacchiere sui vini Italiani: Il Chianti
Il Chianti viaggia nel tempo e arriva fino a noi un ponte ideale tra Michelangelo e Sting nel segno del Gallo Nero l’icona che rappresenta il cuore pulsante del suo territorio
Ambasciatore dell’Italia nel mondo, il Chianti viene menzionato già nel 1398 in alcuni documenti notarili. Da Michelangelo a Machiavelli, fino a Galilei sono molti i personaggi illustri ad apparire nella sua storia. Cosimo III de’ Medici già nel 1715 emana un editto che ne stabilisce i confini geografici di produzione. Documento antesignano alle DOC dei giorni nostri, che tra grandi celebrazioni ha appena compiuto i 300 anni.
Figura di riferimento per la storia chiantigiana quella del Barone Ricasoli, uomo politico del Regno d’Italia. Nel Castello di Brolio mette a punto la composizione ideale di uve per un vino in grado di confrontarsi anche all’estero con le eccellenze dell’epoca. L’uva impiegata oggi è in gran parte Sangiovese, a cui possono aggiungersi piccole percentuali di vitigni a bacca rossa.
Il disciplinare di produzione varia leggermente per le tipologie “Classico” e “Riserva”. Nell’uso del legno i produttori sono abbastanza liberi ed ognuno lo impiega secondo la propria filosofia di lavoro. La produzione del Chianti riguarda le provincie di Firenze, Siena, Arezzo, Pisa, Pistoia, Prato. All’interno di queste si distingue la realtà del Chianti Classico, consorzio che accomuna Firenze e Siena. Il suo simbolo è il Gallo Nero legato ad un’antica leggenda popolare.
Si narra che le due provincie per stabilire il territorio di proprietà si affidarono ad un proprio cavaliere. Questi partendo dalle mura cittadine al canto del gallo, avrebbe fissato i confini territoriali nel punto d’incontro con il rivale. Tenuto lungamente a digiuno, il gallo nero scelto dai fiorentini inizio a cantare per la fame ben prima dell’alba. Lo stratagemma consentì al rappresentante gigliato di partire in largo anticipo, accumulando grande vantaggio rispetto al rappresentante senese.
Oggi il Chianti con i suoi borghi e le sue innumerevoli testimonianze artistiche esercita ancora tutto il suo fascino immutato. Un luogo senza tempo e di straordinaria bellezza, divenuto meta ambita dalle celebrità in qualche caso trasformatesi in produttori. E’ il caso di Sting che alterna le performance al basso con quelle in cantina, per produrre il suo vino nella tenuta del Palagio a Figline Valdarno.
L’Uva Sangiovese è un caposaldo dello spirito Chiantigiano, che rivive ogni anno attraverso “l’Eroica” di Gaiole in Chianti. Una gara ciclistica per bici d’epoca che vede centinaia di appassionati in divisa d’antan cimentarsi per più giorni. Il massacrante percorso si snoda per oltre 200 km di polverose strade sterrate ai margini delle vigne. Badia a Coltibuono, Castello di Ama, Fontodi, Fattoria di Felsina, Castello di Monsanto, Castell’in Villa, Castello d’Albola, I Fabbri sono solo alcune delle tante cantine che producono grandissimi Chianti Classico.
Il vino è caratterizzato da sentori di frutta rossa piccola e grande, insieme a sfumature di fiori rossi, note speziate e balsamiche. Nei più invecchiati aumenta la complessità olfattiva, che rivela la propria personale impronta di tipicità differente per ogni territorio produttivo. Vastissima la sua capacità di impiego, persino Il professor Hannibal Lecter trova il modo di abbinarlo ne Il Silenzio degli Innocenti. Mangiai il suo fegato con un bel piatto di fave e un buon Chianti. Citazione che regala a questo vino un posto nella storia del cinema, ma da sconsigliare per diversi motivi.
Dallo schermo alla tavola, il Chianti si sposa felicemente con le carni rosse la fiorentina, la tagliata o più in generale le grigliate, i primi con sughi di pomodoro, il pollame nobile. E’ l’ideale accompagnamento ai piatti della tradizione toscana come la trippa alla fiorentina, la ribollita, la zuppa di fagioli, i fegatelli, il peposo, le pappardelle alla lepre, la salumeria di cinta senese e il pecorino di pienza.
Perfetto anche per accompagnare un cacciucco alla livornese o piatti di pesce e crostacei conditi al pomodoro. Optando per Chianti più invecchiati come le riserve, i piatti devono aumentare di struttura e con cotture più sostenute. Primi di pasta ripiena, lasagne, arrosti, il bollito e le carni in umido come gli spezzatini, la lepre e tutta la selvaggina.
Bruno Fulco