Zucchero, vaniglia… e un po’ di allegria: la ricetta perfetta.
Avete presente quel profumo dolciastro, vanigliato, un po’ arabeggiante della scrippella? No? Ve lo spiego io! La scrippella è un dolce particolare, di derivazione presumibilmente araba, di forma spirale, tipico di un paese della costa campana, Mondragone.
Apparentemente un tipico dolce di un qualunque paese, se non fosse per alcune caratteristiche che lo rendono unico nel suo genere, in particolare la tradizione che lo lega al rito del matrimonio. Infatti questo dolce viene prodotto unicamente in occasione di un matrimonio avendo come scopo un augurio di fertilità per la nuova coppia. Tradizione vuole che la scrippella venga fatta non più di tre settimane prima del grande giorno e portato di casa in casa con l’aiuto di bambini, che ad ogni consegna riceveranno una piccola “mazzetta”, solitamente non più di un paio di euro a scrippella, che serve ad augurare alla coppia prosperità.
Dal giorno prima si avviano i preparativi, che sono naturalmente una vera e propria festa per ogni famiglia. Immaginate una sera estiva qualunque, una brezza leggera che spande ovunque odore di limone, cannella e poi in un cortile tutte le luci accese e tante, tante persone che ridono e parlano. Ma perché sono tutti lì? Perché è la sera della preparazione degli ingredienti, le famiglie si riuniscono a casa di uno degli sposi e preparano tutto il necessario. I limoni vengono lavati in una grande tinozza e grattugiati, la cannella viene tritata finemente, zucchero, vaniglia, sale, pepe, olio d’oliva, liquori vari… tutto sistemato su un tavolo perché la mattina seguente la preparazione inizia alle 4. Gli ingredienti sono conosciuti da tutti in paese, ma la ricetta è custodita solo da due donne e tramandata di generazione in generazione a figlie o nipoti.
La mattina giunge presto con l’arrivo della “scrippellara” che subito si mette all’opera ad impastare, non appena terminata questa operazione si lascia il tutto a riposare fino alle sette, momento in cui inizia la cottura, con l’arrivo naturalmente di tutti i parenti degli sposi. Dopo essere stata fritta in abbondante olio d’oliva, la scrippella viene cosparsa di zucchero e incartata in semplice carta bianca da pane, con al centro cinque confetti e un bigliettino che reca il nome degli sposi; caricata in grandi cesti per i vicini, o nelle auto, viene consegnata a tutti: parenti, amici anche semplici conoscenti, perché in paese deve essere festa per tutti.
Ma infatti questo è, una festa: tutti riuniti, tante risate, la gente che entra nel cortile aperto per mangiare un pezzetto di dolce e lasciare gli auguri, bambini che giocano e ridono e fanno a gara per entrare nelle macchine per essere o primi a consegnare.
La scrippella, oltre ad essere un dolce tradizionale è una festa, è allegria, è cultura di un paese: è aprire un finestra, sentire il profumo che si spande ovunque e riconoscere che quando senti quell’odore qualcuno è felice.
Sonia Piscitiello