Alla seconda degustazione stagionale Go Wine presenta la rassegna dei vini Veneti, un appuntamento giunto ormai alla sua terza edizione.
Il Veneto è una delle regioni più prolifiche e di grande tradizione del panorama vitivinicolo italiano. In attesa che i frutti della travagliata vendemmia 2017 si materializzino in bottiglia, Go Wine ha portato in degustazione a Roma diverse aziende regionali. L’intento era quello di rappresentare molti dei diversi territori che compongono il panorama produttivo.
Caratteristica comune delle degustazione Go Wine è la possibilità di avere direttamente a disposizione i produttori, almeno per la maggioranza delle aziende presenti. Così è stato anche stavolta per la piena soddisfazione degli intervenuti, che hanno avuto modo di approfondire vitigni e territori direttamente dalla bocca di chi tutti i giorni si adopera per farli esprimere al meglio.
Dallo scambio con loro, si sono potuti raccogliere i particolari del lavoro sul territorio. Facile capire come la viticultura Veneta punti sempre più decisa verso la qualità, anche in presenza di grandi volumi produttivi. All’interno delle diverse tipologie presentate si sono evidenziati differenti stili di vinificazione, dimostrazione della volontà di tutto il movimento veneto di sfuggire quanto più possibile all’omologazione dei prodotti.
Oltre venti le aziende presenti nei banchi d’assaggio.
Naturalmente il Prosecco non poteva non essere rappresentato e tra i presenti, quelli dell’ Azienda Baron si sono fatti certamente notare. Prima si occupavano solo di allevare cavalli e solo dal ’90 hanno cominciato a produrre vini. Il Prosecco di Asolo Superiore Docg Extra Dry, per l’eleganza dei suoi profumi e la delicatezza delle bollicine dimostra che hanno fatto bene.
Per il Soave presenti diversi ottimi vini a partire da quelli dell’ Azienda Monte Tondo, con il Soave Classico e con la versione spumantizzata garganega 100%, una delle pochissime aziende a produrlo. Tra i banchi d’assaggio anche una vecchia conoscenza, il “Contrada Salvarenza” dell’Azienda Gini, ottenuto da vecchie vigne che superano i cento anni, certamente tra le migliori espressioni di Soave in assoluto.
Una piacevole sorpresa invece sono stati i vini di Cantine Ongaresca. Prima il “Canevette” spumante brut da uve Pinot grigio, un metodo Charmat che esalta gli aromi dei fiori bianchi e della frutta tropicale, a seguire il Pas Dosè, da uve Chardonnay con saldo di Pinot Nero. Un metodo classico che richiama i profumi fragranti del pane fresco, il floreale delicato e rimandi di frutta secca.
Anche i rossi di cantina Ongaresca non sfigurano affatto, tra questi il Pinot Nero è senz’altro degno di nota per complessità olfattiva e persistenza gustativa. Sulla stessa linea anche i rossi della Cantina Cecchetto, il Carmenère ma soprattutto il Raboso. Quest’ultimo vitigno ostico nella Doc Piave, che solo se vinificato sapientemente come in questo caso sa esprimersi ad alti livelli.
Quando la qualità va oltre la classificazione.
L’Azienda Conati invece ha dato dimostrazione di come la classificazione lascia il tempo che trova. Nella sua batteria di rossi, accanto all’Amarone e ai Valpolicella, classico e Ripasso entrambi in versione superiore, ha presentato il “Rosso di Marco”. Igt Veronese ottenuto da uve Corvina, Corvinone, Rondinella, Merlot, Teroldego, Oseleta e Croatina. In cui il produttore ha dato campo libero alla sua fantasia enoica, creando un vino che non sfigura per nulla accanto ai suoi fratelli più blasonati.
Una menzione va anche ai vini dell’ Azienda Loredan Gasparini, che nell’Alta Marca Trevigiana produce tra gli altri il Malbec, vinificato in purezza o insieme al Merlot nel “Falconera” Igt Colli Trevigiani. Questi ultimi uniti a Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc danno vita al “Della Casa”, Doc Montello Venegazzù. Vitigni internazionali che qui riescono ad esprimersi oltre il “compitino” dimostrando le qualità e la grande ricchezza del territorio veneto.
Bruno Fulco