Frascati Doc una realtà work in progress

Il Frascati Doc sembra finalmente pronto a sfruttare a pieno la sua potenzialità e la rinnovata ambizione si sente tutta nel bicchiere.

È una delle prime Doc del sistema di classificazione Italiano, istituita nel 1966 insieme a molte altre e a cui poi nel 2011 ha fatto seguito il riconoscimento della Docg. Ma la storia moderna del vino a Frascati inizia ancora prima e si può stabilire concomitante con la nascita del consorzio datata 1949. Da allora attraverso alterne vicende, il Frascati Doc è giunto fino a oggi raccogliendo molto meno di quanto avrebbe meritato il territorio. O per meglio dire di quelle che sono le sue reali potenzialità.

Il Frascati Doc e Docg si gioca tutte le sue carte sulla strada della qualità.

Chi ha già superato gli “anta” ricorda quando i voti scolastici delle scuole medie venivano espressi attraverso giudizi, ed alcuni recitavano più o meno così: “il ragazzo è brillante, dotato di grandi capacità ma potrebbe fare di più”. In genere questi erano i ragazzi che nella maturità avrebbero messo a frutto tutte le loro doti, ottenendo ottimi risultati.

È un pò il caso del Frascati DOC e forse è arrivato il momento della sua maturità. A dire il vero, il discorso potrebbe essere  esteso all’intera regione. Qua e la infatti si intravedono delle luci, che hanno tutta l’intenzione di diventare dei fari per le loro realtà territoriali. Vedi Damiano Ciolli per il Cesanese o Sergio Mottura nell’area della Tuscia Viterbese, ma questa è un’altra storia.

Un territorio straordinario finora mai sfruttato a pieno.

Tornando al Frascati, le grandi potenzialità non ancora sfruttate pienamente sono da rintracciarsi senza dubbio nel territorio. L’intera area dei Castelli Romani è una delle zone vulcaniche più importanti d’Europa. Le peculiarità di un suolo del genere sono certamente una caratteristica di ricchezza, fondamentali per le sfumature gusto olfattive dei vini Frascati Doc e Docg. Al netto delle sterili e forse inutili polemiche sulla mineralità, che lasciano il tempo che trovano.

La collocazione geografica dell’area, situata tra i 70 e i 500 metri s.l.m. e la ridotta distanza dal mare, permettono ai regimi di brezza marina di apportare il loro influsso positivo, specialmente per quanto riguarda i periodi più caldi. Sommando gli elementi si profila l’identikit di un territorio straordinariamente vocato per i vini bianchi. Un ambiente mai sfruttato a fondo per diversi motivi, principalmente da rintracciarsi nell’interpretazione delle logiche commerciali.

Roma può essere croce o delizia si sa, è in questo caso sul Frascati ha esercitato il ruolo tentatore del facile guadagno. Grandi volumi garantiti dalla richiesta turistica, però andati  inesorabilmente a scapito della qualità. Fortunatamente già da qualche anno i produttori di Frascati Doc hanno invertito la tendenza.

Nell’ambito delle Malvasia uva principale secondo il disciplinare, sono sempre di più quelli che regalano spazi alla tipologia “puntinata” riducendo quella di Candia. La prima, autoctona, è meno produttiva ma dai profumi fruttati più freschi ed intensi. La seconda più produttiva e di più facile gestione in vigna.

Decisive le scelte intraprese dai produttori negli ultimi anni.

Decisioni inequivocabili, che indicano da parte dei produttori del Consorzio Tutela Denominazione Vini Frascati, l’intenzione netta di intraprendere il sentiero della qualità. Unica via per riportare il Frascati Doc e Docg all’attenzione del grande pubblico. Vini come “Primo”, Frascati Superiore Docg di Cantina Merumalia o il “Luna Mater” Docg Riserva della Cantina Fontana Candida, già oggi meritano un apprezzamento senza remore.

Oltra a questi, l’incontro con i degustatori Onav nella sede del Consorzio è stata l’occasione per rivelare altre sorprese. Durante l’ampia batteria di assaggi annata 2016, sono diversi i vini che si sono messi in mostra. Cantina Castel Dé Paolis con il Frascati Superiore Docg e con il Doc “Campovecchio”, Cantina  Fontana Candida con Frascati Superiore Docg “Vigneto Santa Teresa”, Cantina Villa Simone con “Vigneto Filonardi” stessa tipologia dei precedenti.

Ma anche i vini di Conte Zandotti ed Eremo Tuscolano di Valle Vermiglia, giusto per fare qualche nome. Vini di buona intensità olfattiva, sui toni dei fiori bianchi e fruttati di mela, agrumi e frutta matura. Di buona persistenza e dal tipico finale gradevolmente ammandorlato. Ma nel percorso di promozione del Frascati Doc oltre alla necessaria qualità dei vini, il Consorzio guidato dal Presidente Paolo Stramacci metterà presto in campo altre iniziative.

Il rapporto con il pubblico al centro della comunicazione.

Una delle vie da battere è sicuramente quella della ristorazione, lavorando per proporre in carta i vini del territorio. Un passaggio necessario alla loro valorizzazione, insieme a quello di aumentarne la distribuzione negli esercizi commerciali. La degustazione diretta al pubblico però rimane sempre la leva più importante, ed è una strada che il Consorzio ha già intrapreso col recente Vinòforum  e che proseguirà già il 15 settembre presso la sede Ais di Latina..

Bruno Fulco

Bruno Fulco
Iscritto all’Ordine dei Giornalisti e diplomato presso l’Associazione Italiana Sommelier, da sempre appassionato di enogastronomia come veicolo di scambio e collegamento tra le diverse culture. Viaggiatore entusiasta specie nelle realtà asiatiche e mediorientali. La fotografia completa il bouquet delle passioni irrinunciabili con particolare attenzione al reportage. Ricerca ostinatamente il modo di fondere questi elementi in un unico elemento comunicativo.

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