In una rara degustazione i Vini di Cipro incontrano Roma

La sorprendente viticoltura di Cipro crocevia del mediterraneo, che affonda le sue radici millenarie tra il mito e la storia.

Una degustazione di grande interesse come nei precedenti appuntamenti del cammino intrapreso già da tempo dall’Onav di Roma, che riesce sempre a proporre appuntamenti interessanti. Questa volta a catturare l’interesse degli appassionati è stata la viticultura Cipriota.

La serata organizzata con il patrocinio dell’ambasciata di Cipro a Roma e alla presenza del suo Ambasciatore, è il frutto di una ricerca che mira a proporre eventi degustativi che siano in stretta relazione con gli aspetti culturali del vino. Quella che oggi rappresenta la vera chiave di lettura per chi si interessa delle cose di bacco.

Come non fare allora riferimento ad Afrodite dea dell’amore e della fertilità, che il mito vuole nata dalla spuma delle onde Cretesi e particolarmente benevola con questa terra. La Repubblica di Cipro oggi è uno stato a se ma chiaramente in stretta relazione di influenza con il periodo Ellenistico, che agli albori della sua storia ne ha marcato i tratti socio culturali.

Una viticultura millenaria nata insieme a quella Greca.

Non una viticultura improvvisata quindi, ma strettamente connessa a quella Greca protagonista dell’antichità enoica. Il vino infatti a Creta si fa da 5000 anni. Del resto piazzata com’è tra le rotte da cui proviene la vite e quelle dove si è poi propagata, non poteva che essere così. Nel medioevo è stato un crocevia importante per gli scambi nel mediterraneo, ricoprendo il ruolo importante di porta d’accesso verso il mondo mediorientale.

Dal punto di vista strettamente tecnico invece la viticultura Cretese presenta la peculiarità di essere a “Piede franco”. Sembra infatti che la fillossera sull’isola non produca i suoi effetti devastanti e i vitigni, possono essere piantati senza l’ausilio di un portainnesto americano. Questo fatto non è una semplice sottolineatura da enosnob, ma un aspetto fondamentale per capire la vera essenza dei vitigni.

Quella che è la loro vera identità non mediata dal portainnesto, che comunque influenza sempre le caratteristiche varietali di origine. Anche il clima asciutto favorisce l’integrità delle uve, scongiurando quelle che sono in genere le altre minacce tipiche per la vite. Gli impianti sono distribuiti sulla costa che guarda verso il Libano ed Israele, nella zona che si estende da Lemesos fino all’estremità occidentale dell’isola.

Le strade del vino e tante cantine da visitare.

Il complesso delle strade del vino Cipriote, comprende sette itinerari e un discreto numero di cantine tale da giustificare un viaggio a tema. La cura di questi percorsi rivela anche come per gli isolani il vino rappresenti un fattore fortemente identitario. Anche in contrapposizione alla presenza turca, che preferisce il buon vivere dell’isola e stare a qualche metro di distanza in più da Erdogan.

Il delegato Alessandro Brizi insieme a Costas Linardos, importatore di questi prodotti attraverso Ellenikà, hanno presentato in degustazione otto vini. Una produzione che arriva gradualmente fino ai 1400 metri di altitudine. Fattore che insieme alla varietà dei suoli ricchi di nutrienti minerali ed in parte anche vulcanici, genera un ventaglio di diversi terroir. Ogni vitigno riesce così ad esprimersi nei singoli vini, con un proprio carattere ben definito.

Aspetto riscontrabile sin da subito nel Xinisteri il vitigno più importante a bacca bianca. Il primo è stato il Xinisteri 2017 dall’Azienda Tsiakkas nella zona della Commandaria. Vinificato in purezza, come gli altri che seguiranno, si è dimostrato di impatto non impegnativo e di estrema gradevolezza. Fiori bianchi, mela ed altri frutti a polpa bianca con accenni di erbe aromatiche fresche. In bocca rimane coerente al palato, declinando la frutta sugli agrumi e con una piacevole sensazione dolce.

In degustazione i bianchi e i rossi di Vasilikon e Tsiakkas.

Poi la versione dell’Azienda Vasilikon con il Laona Akamas Dop, sempre Xinisteri ma proveniente dalla zona occidentale dell’isola.  Profumi più tenui del precedente e sentore di limone delicato, ma dotato di maggior sapidità. In bocca più ricco e rotondo, equilibrato e dal finale abbastanza persistente. Stessa zona e stessa Azienda anche per il Morokanela 2016, altro autoctono come tutti gli altri in degustazione. Un vitigno che non è facile trovare nemmeno a Cipro. Frutta estiva matura, iodio e dolcezza di un classico bianco del mediterraneo. Semplice, sapido e, gustoso nell’approccio al palato.

A seguire di nuovo l’Azienda Tsiakkas, che ci riporta in montagna nella Commandaria con due vini. Il Promara 2016, ancora un bianco ottenuto attraverso una lunga macerazione sulle bucce che ne aumenta la complessità. Qui Il frutto vira decisamente verso il tropicale e si fa più intenso, quasi stramaturo. Lievi sentori di cipria e richiami dolci lo completano. Morbido ed equilibrato al palato, si allunga piacevolmente nel finale.

Il tratto comune dei vini mediterranei.

Poi il Giannoudi 2016 primo di tre rossi, che presenta una qualche affinità con il Sirah, con il quale condivide qualche aspetto molecolare. In questo al piccolo frutto rosso si aggiunge una sfumatura verde, seguita dalle spezie. Al palato l’acidità lo rende gradevole, così come il tannino che è già pronto e non imponente.

Gli Altri due rossi sono targati ancora Vasilikos. Il Lefkada 2015 dalla piacevole sfumatura vegetale balsamica e gli aromi tipici degli arbusti di macchia mediterranea essiccati al sole. Al palato dotato di maggiore struttura del precedente e con il tannino che eccede ancora un po’, ma che è una bella promessa per il futuro.

Ultimo il Maratheftiko 2015, un uva molto antica per il rosso più complesso del lotto. Balsamico dal frutto maturo, sprigiona note di tostature, caffè e spezie. In Bocca di struttura più leggera di quello che ci si potrebbe aspettare, comunque dotato di grande tannino ed equilibrio gustativo.

Il Commandaria vino di re e di cavalieri.

Per chiudere la degustazione una perla della viticultura Cretese, il Commandaria Dop 2005 dell’Azienda Karseras. In questa versione prodotto dall’assemblaggio di Mavro e Xinisteri, mentre il disciplinare prevede anche il solo uso del secondo vitigno. Qui ogni descrizione è superflua perché parliamo probabilmente del più antico passito del mondo. Un vino straordinariamente ricco e nella versione originale non filtrata in cui trovano spazio in grande numero tutti i sentori della tipologia, dalla frutta disidratata e secca al miele la caramella mou, lo zucchero di canna fino alla liquerizia e all’arancia candita.

Un tripudio di profumi che al palato si tramutano in gusto intenso e prolungato. La leggenda vuole che il Commandaria sia stato il vino dei Crociati ed il preferito da Riccardo Cuor di Leone. Noi non c’eravamo ma davanti a questo vino da Re non facciamo fatica a crederci.

Bruno Fulco

Iscritto all’Ordine dei Giornalisti e diplomato presso l’Associazione Italiana Sommelier, da sempre appassionato di enogastronomia come veicolo di scambio e collegamento tra le diverse culture. Viaggiatore entusiasta specie nelle realtà asiatiche e mediorientali. La fotografia completa il bouquet delle passioni irrinunciabili con particolare attenzione al reportage. Ricerca ostinatamente il modo di fondere questi elementi in un unico elemento comunicativo.

COMMENTA QUESTA DOSE DI CULTURA

Lascia un commento!
Inserisci il tuo nome qui