Il Ciliegiolo d’Italia festeggia a Narni con la sua terza edizione

Ancora una volta Ciliegiolo d’Italia ha chiamato a raccolta gli appassionati nel cuore verde dell’Umbria per la due giorni dedicata al vitigno.

Per il terzo anno  consecutivo Narni ha ospitato “Ciliegiolo d’Italia”. La rassegna monotematica che anche quest’anno ha dato voce ai coltivatori di questo vitigno. La splendida cornice della cittadina medievale non ha fatto altro che arricchire la bella esperienza di quanti hanno voluto partecipare.

A circa un’ora da Roma, attraversando il verde paesaggio che apre le porte dell’Umbria si giunge all’auditorium di San Domenico, location suggestiva che ha ospitato i banchi d’assaggio per la due giorni di degustazione. L’appuntamento come sempre, oltre a dare piena soddisfazione a tutti gli appassionati, è stato anche un’importante momento di confronto e discussione. Attraverso i diversi seminari in programma è stato possibile addentrarsi in maniera più puntuale nel mondo di questo vitigno. Capire da dove viene la tradizione del Ciliegiolo, come si inserisce nel vissuto locale e come la sua cultura è radicata nel territorio.

L’approfondimento sul Ciliegiolo in Umbria e Toscana

Uno degli incontri più interessanti è stato tenuto da Gianni Fabrizio del Gambero Rosso. L’incontro era focalizzato sul Ciliegiolo di Umbria e Toscana. Porre il focus su queste due espressioni territoriali non è stata una scelta casuale. Anche se coltivato in altri territori è proprio li che il vitigno si esprime in maniera preponderante.

Quasi sconosciuto in molte regioni, il Ciliegiolo regala vini la cui caratteristica principale è un bel fruttato rosso come anche il nome suggerisce. Non difetta di alcol e presenza tannica, regalando quindi vini di grande bevibilità e piacevole morbidezza. In passato per motivi commerciali è stato anche utilizzato per produrre il Novello. Si presta anche ad espressioni un po’ più complesse e fino al medio invecchiamento, ma per apprezzarlo al meglio non bisogna chiedergli di più.

Le espressioni di Narni  e della Maremma a confronto

Il dibattito ha rivelato interessanti spunti di discussione, anche grazie alla presenza dei produttori delle sei Aziende coinvolte nella degustazione. Per l’Umbria è Narni la zona più vocata. A rappresentarla l’Azienda Zanchi con Carmino 2016, un bel vino sul frutto fresco, gustoso e beverino. E’ poi la volta dell’Azienda Ruffo della Scaletta con il 2015, che conferma la tendenza del precedente concedendo qualcosa di più alla complessità.

Ultima ma solo in ordine di comparizione Cantina Colli Amerini che è stata la prima della zona a credere in questo vitigno. La Cooperativa ha iniziato a vinificare il Ciliegiolo trent’anni fa esplorandone le potenzialità in diverse produzioni. In degustazione il 2010 che ha però denunciato i suoi limiti all’invecchiamento. Per questo motivo l’azienda, confluita ora nel gruppo alimentare Grifo, ha deciso saggiamente di dedicarsi alla produzione di vini giovani che meglio esprimono il vitigno in zona.

Utilizzato in passato come uva da taglio

In Toscana, più precisamente in maremma, il primo impiego del Ciliegiolo è stato come vino da taglio insieme al Sangiovese nell’uvaggio del Morellino di Scansano. Solo in un secondo momento alcuni produttori hanno scommesso sulle sue peculiarità vinificandolo in purezza. L’Azienda Simona Ceccherini ha presentato Poggiocurzio 2014, in cui il frutto lascia spazio anche alle spezie dolci. Equilibrato e dal tannino piacevole. Sempre dal grossetano e sulla stessa dimensione, Il Maestrale 2016 di Fattoria Mantellassi, dotato di  tannino più presente ma che non disturba minimamente.

A chiudere la batteria Albatraia 2015 di Villa Patrizia. Vino di diversa impostazione, dove l’impiego ben dosato del legno regala struttura al vino dotandolo di finezza olfattiva. Il frutto si fa più scuro scoprendo le spezie e il tabacco dolce. Un vino che anche nel medio invecchiamento potrebbe regalare piacevoli sorprese.

Sfumature diverse  ma grande bevibilità

Dal confronto dei due territori la toscana mostra vini in cui i profumi si fanno più caldi. Il fruttato, rinunciando all’esuberanza diventa più importante, lasciando emergere i toni più caldi delle essenze di macchia e le erbe essiccate. Nei vini Umbri di contro la parte fruttata è più viva e corposa così come il tannino. Vini di grande bevibilità e dal potenziale ancora parzialmente inespresso ma che il lavoro dei produttori saprà certamente rivelare al meglio.

Tra i banchi d’assaggio allestiti nella suggestiva sala dell’Auditorium oltre quaranta i produttori presenti, provenienti anche da Liguria, Marche, Puglia e persino una presenza dal Piemonte. Uno sguardo ampio sul Ciliegiolo con gli assaggi di Cantina La Selva, Leonardo Bussoletti e Cantina Sandonna, che hanno rafforzato i tratti emersi dal seminario.

Ma anche con la produzione di Sassotondo che mettendo in discussione le tesi dibattute, sperimenta la tenuta del vitigno all’invecchiamento vinificandolo con ottimi risultati. Segno che il vino non è mai una cosa scontata e sfugge per sua natura ad ogni tentativo di omologazione.

Bruno Fulco   

Iscritto all’Ordine dei Giornalisti e diplomato presso l’Associazione Italiana Sommelier, da sempre appassionato di enogastronomia come veicolo di scambio e collegamento tra le diverse culture. Viaggiatore entusiasta specie nelle realtà asiatiche e mediorientali. La fotografia completa il bouquet delle passioni irrinunciabili con particolare attenzione al reportage. Ricerca ostinatamente il modo di fondere questi elementi in un unico elemento comunicativo.

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