“Pompei e Santorini”: in mostra la potenza del vulcano

scuderie del quirinale mostre 2019
Usignolo, particolare dell'affresco della Casa del bracciale d'oro di Pompei

Tra le mostre più belle a Roma del 2019 possiamo sicuramente annoverare “Pompei e Santorini: l’eternità in un giorno”

La mostraPompei e Santorini“, tenutasi a Roma alle Scuderie del Quirinale dall’11 Ottobre 2019 al 6 Gennaio 2020, ha messo a confronto Akrotiri, a Santorini e Pompei, due città antiche, che a distanza di 1700 anni l’una dall’altra, andarono incontro allo stesso tragico destino. Entrambe infatti subirono la furia di un vulcano e vennero seppellite da una pioggia di cenere e lapilli.

Akrotiri e l’eruzione che la seppellì per sempre

L’eruzione che sommerse Akrotiri, città portuale dell’Egeo, avvenne nel 1613 a. C. circa e cambiò radicalmente la morfologia di Thera, oggi Santorini. Basta guardare una foto dall’alto dell’isola per rendersene conto. La volta della camera magmatica del vulcano collassò su sé stessa in seguito all’eruzione. Dove una volta c’era il cratere adesso c’è il mare, Santorini invece si erge su ciò che ne è rimasto, ovvero la caldera.

Quando venne riscoperta nel 1967 non vennero trovati resti umani. Gli abitanti di Akrotiri, probabilmente in seguito a diverse scosse di terremoto, decisero di abbandonare quei luoghi rifugiandosi in campagna.

Se volete saperne di più potete guardare il video “La scoperta di Akrotiri” realizzato dalle Scuderie del Quirinale per la mostra.

La scoperta di Akrotiri – Video realizzato dalle Scuderie del Quirinale

L’eruzione di Pompei descritta da Plinio il Giovane

Per quanto riguarda l’eruzione di Pompei nel 79 d.C. dobbiamo ringraziare Tacito che in una lettera chiese a Plinio il Giovane di fargli sapere come fosse morto lo zio Plinio il Vecchio. Qui di seguito potete leggere alcuni stralci di questa importantissima testimonianza storica:

Si elevava una nube, ma chi guardava da lontano non riusciva a precisare da quale montagna (si seppe poi in seguito che era il Vesuvio): nessun’altra pianta meglio del pino ne potrebbe riprodurre la figura e la forma. Infatti slanciatasi in su come se si sorreggesse su di un altissimo tronco, si allargava poi in quelli che si potrebbero chiamare dei rami. […] Si misero dei cuscini sul capo e li legarono con fazzoletti: e questo servì loro per protezione contro le pietre che cadevano dall’alto. Mentre altrove faceva giorno, colà era notte, più oscura e più fitta di tutte le altre notti, sebbene fosse rischiarata da fiamme e bagliori. Fu deciso di recarsi alla spiaggia per vedere da vicino se fosse possibile mettersi in mare; ma il mare era ancora pericoloso perché agitato dalla tempesta.

A differenza di Akrotiri il vulcano a Pompei fece molte vittime e a ricordarcelo rimangono i calchi realizzati a partire dal 1863 dal team di Giuseppe Fiorelli, ottenuti versando gesso liquido nel vuoto lasciato dai corpi dopo la loro decomposizione.

Le opere di Pompei ed Akrotiri in mostra a Roma 2019

Questa doppia sciagura ha restituito alla posterità non solo delle vere e proprie opere d’arte ma anche uno spaccato di vita quotidiana del tempo, “l’eternità in un giorno”. La mostra quindi ci accompagna in un viaggio alla scoperta della vita di queste due antiche città. Un percorso attraverso reperti di grande valore, oggetti appartenenti alla quotidianità, calchi e perfino opere di arte moderna e contemporanea che sono state ispirate dalla potenza distruttiva del vulcano.

Ad accoglierci la copia del calco di un cavallo, probabilmente un animale di rappresentanza, che fu trovato a Pompei solamente nel 2018. Un calco che ci spinge a ricordare che l’eruzione non ha solamente restituito reperti pregevoli ma ha anche causato innumerevoli vittime.

Nelle sale successive a farla da padrone sono gli affreschi. In particolare, da Santorini, quello delle “Adoranti” proveniente dal Museo di Thera preistorica e risalente alla tarda età del bronzo. Impossibile non rimanere incantati davanti ai profili di queste donne. Le loro forme sono sinuose e adornate da gioielli, le acconciature elaborate e le vesti eleganti. Le loro figure si stagliano su di uno sfondo chiaro decorato da una natura alquanto stilizzata.

Gli affreschi della Casa del Bracciale d’oro di Pompei in mostra a Roma 2019

Da Pompei invece arrivano il ninfeo e gli sbalorditivi affreschi della Casa del bracciale d’oro allestiti in modo tale da dare al visitatore l’impressione di trovarsi all’interno delle sue mura.

Si comincia con gli affreschi delle nozze di Alessandro e Rossane e Dionisio con Arianna a Nasso, per poi ammirare il bellissimo ninfeo decorato con mosaico a pasta vitrea e conchiglie, esposto insieme agli oggetti che si trovavano solitamente in un giardino, come pilastrini, statue di marmo e oscilla (dischi scolpiti su entrambi i lati appesi tra i portici che oscillavano al vento). Si entra poi in un’altra sala con gli affreschi di un giardino, disposti su ben tre pareti, uno dei quali ha un’apertura sul muro dalla quale è possibile ammirare la coloratissima opera pop di Andy Warhol chiamata “Vesuvius” .

La perizia con la quale piante e uccelli sono stati raffigurati nell’affresco del giardino ci permettono di riconoscere a colpo d’occhio l’usignolo, il colombo, la garzetta, l’oleandro, il corbezzolo, il pino e la rosa etc.

Affresco che era stato già esposto in occasione della mostra “Ovidio. Amori, miti e altre storie“, che si era tenuta alle Scuderie del Quirinale nel 2018.

Nel video sottostante invece potete vedere una ricostruzione della casa del bracciale d’oro realizzata per la mostra tenutasi a Torino “Il Nilo a Pompei. Visioni d’Egitto nel mondo romano”.

Se vi siete persi questa mostra e amate i giardini vi consiglio di andare a vedere gli affreschi della villa di Livia a Prima Porta nella sede del Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo.

Tra gli oggetti più interessanti trovati sepolti dalle ceneri del Vesuvio vi segnalo sicuramente: il servizio da tavola d’argento di Moregine, composto da ben 20 pezzi, trovato nascosto in una gerla di vimini tra oggetti di uso comune; la cassaforte dall’elaborato meccanismo di chiusura con combinazioni trovata ad Oplontis; lo scaldavivande usato probabilmente durante i banchetti di qualche ricco signore.

Al primo piano la mostra si conclude con un’installazione video di James P Graham “Iddu – study in 60 degrees” del 2010 che mostra il vulcano di Stromboli in tutta la sua potenza e bellezza. Uno spettacolo magnetico ed affascinante dal quale è stato difficile distogliere lo sguardo.

Al piano di sopra, passato il bar, ci si trova davanti agli affreschi di due giovani pescatori con in mano filze di pesce. Probabilmente questi adolescenti di Akrotiri avevano superato con successo un rito di passaggio che prevedeva una prova di pesca.

Sempre da Akrotiri provengono i numerosi recipienti in terracotta con i loro bellissimi disegni stilizzati in grado di svelarci quali animali, piante, frutti e fiori fossero utilizzati e presenti sulle loro terre. In esposizione anche diversi oggetti di uso rituale come ad esempio la brocca mammillata (con mammelle) con macchie di ocra rossa e i vasi zoomorfi.

Arte contemporanea e moderna in relazione alle eruzioni

Infine nelle ultime sale troviamo opere di artisti contemporanei e moderni di fama mondiale ispirati dalle eruzioni vulcaniche e dai loro ritrovamenti.

Di Burri infatti troviamo un cretto che ci fa pensare immediatamente ad una colata lavica; la statua del bambino malato di Medardo Rosso, con la sua superficie ruvida ed i tratti del volto appena abbozzati, ci ricorda i calchi di Pompei; Allan McCollum invece riproduce in fibra di vetro The dog from Pompeii, ovvero il calco di un cane di Pompei.

Più avanti ci troviamo di fronte alle emozionanti tele di William Turner che dipinge L’eruzione delle Souffrier Mountains nell’isola di Saint Vincent e di Renato Guttuso che rappresenta l’eruzione dell’Etna. Entrambi i pittori sono stati in grado di rappresentare la potenza della natura in maniera sublime e di rendercene partecipi. La scelta di esporre questi quadri è determinata dalla volontà di dimostrarci che questi eventi naturali hanno da sempre avuto un grande impatto sull’uomo e sull’arte.

La riscoperta

Molte sciagure sono accadute nel mondo, ma poche hanno procurato altrettanta gioia alla posterità.” Goethe – Viaggio in Italia (1816)

Il quadro Fouilles à Pompéi di Édouard- Alexandre Sain e Fanciulla pensierosa negli scavi di Pompei di Filippo Palizzi, entrambi dell’800, ritraggono lo splendore della rinascita di Pompei. Donne con ceste cariche di cenere e lapilli passeggiano accanto ad affreschi appena riportati alla luce.

La mostra termina con un’immagine alquanto forte di uno scheletro con un enorme masso sulla testa. In realtà l’uomo morì di asfissia ed il masso crollò sul suo cranio in un secondo momento, ma questa scena ben simboleggia l’inaspettata tragedia umana che l’eruzione di Pompei procurò ai sui abitanti.

La mostra “Pompei e Santorini” in esposizione a Roma del 2019 è sicuramente riuscita a lasciare un segno indelebile nella memoria dei suoi visitatori.

Giulia Tiddens

Italo-Olandese laureata in Storia dell'Arte, guida turistica autorizzata di Roma, art blogger e organizzatrice di eventi culturali. Ho studiato e vissuto tra Italia, Inghilterra, Paesi Bassi e Ungheria e lavorato presso istituti culturali e organizzazioni internazionali. Nel tempo libero, quando non sono impegnata a riempire di bellezza gli occhi dei miei bambini tra musei, natura e parchi archeologici, mi piace scrivere di libri ed arte.

COMMENTA QUESTA DOSE DI CULTURA

Lascia un commento!
Inserisci il tuo nome qui