Una mostra celebra Raffaele De Vico, un grande paesaggista del Novecento

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Raffaele De Vico, con opere che tutti ogni giorno ammiriamo e che realizzò nella prima metà del secolo scorso, rese Roma più bella.

Lo scorso 16 maggio nelle sale al piano terra del Museo di Roma è stata inaugurata la mostra Raffaele De Vico 1881-1969 Architetto e Paesaggista.”

Un giusto tributo a uno dei più importanti architetti e paesaggisti del secolo scorso.
Nato il 18 aprile 1881, a Penne, Raffaele De Vico ha legato il suo nome e il suo ingegno alla città di Roma, segnando la storia del verde pubblico capitolino con opere che ancora oggi tutti ammiriamo.

Conclusi i primi studi a Chieti, De Vico, nel 1907, si diploma professore di disegno architettonico all’Accademia di Belli Arti di Roma. Dopo aver collaborato in diversi cantieri capitolini, fra cui quello del Vittoriano, nel 1915 vince il posto per “Aiutante tecnico di III classe” al comune di Roma. Nello stesso anno si aggiudica il concorso per la realizzazione di un serbatoio d’acqua a Villa Borghese, uno dei parchi più prestigiosi di Roma.

E da quel momento la carriera di De Vico subisce la svolta decisiva.

La mostra, che sarà aperta fino al prossimo 30 settembre, nel prestigioso complesso del Museo di Roma, che ospita anche la bellissima retrospettiva su Canaletto, ripercorre tutte le più significative tappe della carriera di Raffaele De Vico.
Dalla progettazione del Parco della Rimembranza a Villa Glori alla riqualificazione dei giardini intorno all’obelisco ai caduti di Dogali, passando per la realizzazione dei giardini di Testaccio o di quelli intorno alla basilica di Santa Sabina.

Sì, perché la cifra assoluta di De Vico fu senza dubbio il suo talento di paesaggista.

Sono moltissimi, infatti, le aree verdi della capitale che portano la sua firma. Il Parco di Monte Mario, Villa Paganini, Villa Fiorelli, i giardini di Colle Oppio e la risistemazione delle Serre a San Sisto Vecchio.

Nel 1939 Raffaele De Vico viene nominato consulente generale per i parchi e i giardini dell’Eur, il nuovo quartiere che il regime fascista vuole creare in occasione dell’Esposizione internazionale prevista per il 1942.

Un incarico prestigioso che gli permetterà, nonostante lo scoppio della guerra, di creare un esempio di verde urbano unico nel suo genere a Roma.

Ma De Vico, nella sua quasi cinquantennale carriera, non si occupò solo di giardini.

Fu, infatti, anche un grande architetto, collaborò con nomi del calibro di Giuseppe Sacconi, Marcello Piacentini, Giacomo Boni, l’architetto che riportò alla luce l’antica basilica di Santa Maria Antiqua. In questa veste progettò edifici quali l’Ossario al Cimitero del Verano, il serbatoio d’acqua in via Eleniana, la fontana di piazza Mazzini.
Nel 1933 la direzione dello zoo capitolino gli affida l’incarico di ampliare la struttura nata nel 1911, inglobando dei terreni incolti. De Vico porterà a termine la commissione in pochi anni realizzando una struttura decisamente avveniristica ed efficiente.

Dall’imponente scalone al rettilario, passando per la Casa delle scimmie e principalmente per l’immensa voliera, ancora oggi esempio di architettura nel suo genere.
La mostra, curata fra gli altri da Alessandro Cremona e Donatella Germanò, espone quasi 100 opere fra disegni, dipinti, progetti, fotografie e preziosi documenti. Materiali con i quali viene ripercorsa, a quasi cinquant’anni dalla sua scomparsa, la carriera di uomo che ha contribuito a rendere ancora più bella la nostra città.

Un mostra per tributare un giusto omaggio a Raffaele De Vico e per conoscere scorci della nostra Roma in un viaggio affascinante e nostalgico.

 

Maurizio Carvigno

Nato l'8 aprile del 1974 a Roma, ha conseguito la maturità classica nel 1992 e la laurea in Lettere Moderne nel 1998 presso l'Università "La Sapienza" di Roma con 110 e lode. Ha collaborato con alcuni giornali locali e siti. Collabora con il sito www.passaggilenti.com

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