È iniziato gennaio, le feste sono finite e la vita quotidiana torna a ricordarci impegni e buoni propositi per l’anno nuovo.
Se non siete ancora pronti per riprendere la routine pensate che anche i Re Magi, dopo essere giunti a piedi a quella famosa stalla di Betlemme, sono dovuti tornare indietro e rifarsi tutto il viaggio. L’ha dipinto anche Veronese!
La sola idea vi stanca? Non preoccupatevi! Ci pensiamo noi, come una stella cometa, a portarvi laggiù con un vero capolavoro…
L’infuso d’arte di oggi è “L’Adorazione dei Magi” dipinto olio su tela di Paolo Veronese, realizzato tra il 1573 ed il 1575, e conservato a Vicenza nella chiesa di Santa Corona. L’opera, dalle enormi dimensioni, sarà esposta al Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano fino al 20 gennaio.
Potete visionare il dipinto qui.
Il Veronese con la sua Adorazione ci ha consegnato uno dei più grandi esempi di pittura sacra al mondo incarnando in un’unica composizione i colori ed i valori del secondo rinascimento veneziano. Difatti, l’artista contestualizzò l’evento biblico nella contemporaneità di un ducato ricco e sfarzoso che vediamo rappresentato nelle bellissime vesti dei Re Magi, stoffe preziose e sete cangiate che rimandano direttamente all’attività del committente della pala, il ricco mercante di tessuti vicentino Marcantonio Cogollo.
Cosa accade nel dipinto?
I Tre Magi, dopo aver inseguito la stella cometa, sono finalmente giunti al cospetto della sacra famiglia per consegnare i propri doni al bambino appena nato. Al centro della scena vediamo i re, riccamente abbigliati di mantelli drappeggiati, rivolgere la propria devozione alla delicatissima Madonna con in braccio Gesù, simbolo di salvezza. Intorno a loro una corte di paggi e servitori, tutti elegantemente vestiti, trasformano l’evento sacro in una sfarzosa festa cinquecentesca cui tutti i personaggi partecipano con grande emozione.
Per diritto di anzianità, il re dai capelli bianchi è il primo a portare l’omaggio al bambino inginocchiandosi davanti a questa divina creatura, nata in una stalla a Betlemme, e baciandogli devotamente il piccolo piede. Vediamo Maria, bellissima e fiera, porgergli l’infante con uno sguardo che in tutta la sua dolcezza racchiude le più profonde emozioni ed una serena accettazione di essere stata scelta per un fatto straordinario. Al centro della scena il magio con il mantello rosso, perno dell’intera composizione, spalanca gli occhi abbagliato e sorpreso mentre il suo moro compagno, a sinistra s’inchina commosso al mistero.
Cosa ci fa entrare nel dipinto?
L’occhio dell’osservatore viene immediatamente attratto e soddisfatto dalla ricchezza e vivacità cromatica che sembra essere la vera protagonista del dipinto in un emozionante gioco di luci e colori. Veronese orchestrò perfettamente la composizione attraverso espedienti teatrali che colpiscono lo spettatore impedendogli di distogliere lo sguardo dalla scena dipinta.
Se seguiamo con lo sguardo la raffigurazione vediamo comparire tutti i protagonisti atteggiati in pose ed espressioni che contribuiscono a rendere la dinamicità dell’evento dove i sentimenti di devozione e commozione obbligano i personaggi a gesti sorpresi e sbalorditi.
L’oro, il rosso, il blu ed il bianco delle vesti dei re giunti da Oriente brillano sulla tela, non solo come autentici pezzi di bravura del grande maestro ma creando un suggestivo effetto scenografico che permette a chi osserva il dipinto di esserne rapito sentendosi parte integrante della scena.
Due parole sullo stile…
La maturità stilistica del Veronese emerge in ogni caratteristica di questo capolavoro dove a colpirci è la vastità, larghezza e ricchezza che è propria della sua arte. In questa sublime pala d’altare vediamo certamente il pittore attingere dalla grande tradizione veneziana, in particolare da Tiziano e dalla sua Pala Pesaro a Venezia. Tuttavia, notiamo che il disegno rimane centrale nell’esecuzione dell’opera, non abbandonandosi mai al completo tonalismo ma ricorrendo sempre all’uso di colori vivaci e luminosi.
Martina Patrizi