Da oggi, 25 aprile fino al 16 settembre 2018, la mostra dedicata al centenario della nascita di Zevi
L’ esposizione, dal titolo: “Gli architetti di Zevi. Storia e contro storia dell’architettura italiana 1944-2000” prende spunto dal centenario della nascita dell’architetto, per presentare la figura di Bruno Zevi, del suo multiforme lavoro di docente, studioso, storico, politico e broadcaster radiofonico e televisivo.
In mostra sono presenti, non solo i suoi lavori, ma anche quelli di alcuni tra gli architetti che promuoveva, esattamente ne sono stati scelti 38, tra cui: Maurizio Sacripanti, Carlo Scarpa, Pier Luigi Nervi, Franco Albini e Renzo Piano. La grande esposizione è realizzata dalla Fondazione Bruno Zevi e curata da Pippo Ciorra e Jean-Louis Cohen.
Il materiale raccolto proviene dagli archivi del MAXXI Architettura, dalla Fondazione stessa dedicata al progettista, da alcune autorevoli istituzioni nazionali, come lo IUAV di Venezia, lo CSAC di Parma e molti altri archivi privati.
L’esposizione è incentrata sulla figura di Zevi a tutto tondo. Viene presentato come un docente, uno storico, critico, ma soprattutto grande comunicatore. Nelle varie fasi della sua vita, infatti scelse di promuovere e sostenere lo stretto rapporto tra architettura e comunicazione. E’ stato un editor, uno scrittore, un consulente di emittenti e case editrici, un collaboratore di riviste, un curatore di mostre.
Nella sua lunga vita, Bruno Zevi è stato un esploratore del campo delle possibilità comunicative dell’architettura.
Si rivela, inoltre, un precursore, usando per la prima volta strumenti che nessuno prima di lui aveva ancora utilizzato: la radio, la televisione, fino a giungere all’editoria low-cost.
La mostra è composta da fotografie, riviste, libri, immagini e soprattutto video capaci di raccontare i molteplici interessi che aveva Zevi. I supporti servono anche a raccontare le opere realizzate dai tanti architetti che seguiva e promuoveva.
I loro progetti sostenuti dal critico hanno accompagnato il progettista per i suoi oltre 50 anni di attività. Tra questi ci sono molti capolavori del patrimonio architettonico di tutta Italia. Solo per citarne alcuni: il Ponte sul Basento realizzato a Potenza tra il 1967 e il 1976 da Sergio Musmeci, il Padiglione Venezuela ai Giardini della Biennale di Venezia di Carlo Scarpa nel 1953, l’edificio polifunzionale a Roma in via Campania di Lucio Passarelli realizzato tra il 1961 e il 1964 e il Monumento ai martiri delle Fosse Ardeatine tra il 1946 e il 1949 di Mario Fiorentino.
Esposizione all’interno della mostra dedicata al centenario della nascita di Bruno Zevi.
L’ampio catalogo di opere presenta uno sguardo volto agli interessi dell’autore, anche in ambito internazionale.
Vi è una grande quantità di video, che mettono direttamente a contatto con Zevi, che diventa voce e corpo. Lo spazio è così un incrocio tra valori morali, sociali e culturali.
Punto focale della mostra è il linguaggio moderno dell’architettura; un linguaggio che Bruno Zevi aveva saputo utilizzare con largo anticipo. Un altro punto forte della riuscita della mostra è l’allestimento: tutta la scena è costruita in modo tale da far si che storia e critica zeviana si manifestino con forte autonomia. Fondamentale è il modo in cui lo spazio comunica.
La potenza del linguaggio viene messa in risalto: secondo Zevi non c’è progresso senza la messa in chiaro, il sostegno dell’intuizione (la capacità individuale dell’innovazione e la ricerca della forma).
In rosso sarete guidati da una lunga time-line, che ripercorre la biografia dell’autore, in cui incrocia grandi figure del ‘900. Un punto chiave è che tutti i progetti, messi in mostra, sono stati esclusivamente realizzati, non ce ne è nessuno rimasto sulla carta. Si tratta di edifici esistenti.
L’intera esposizione sembra essere un vero e proprio studio architettonico, proprio per far sentire lo spettatore a pieno nel suo mondo.