“Vedere e rivedere”: la Fototeca di Adolfo Venturi in mostra

Fino al 20 dicembre 2018 gli spazi del MLAC della Sapienza accoglieranno parte della fototeca costituita dal “padre” della Storia dell’arte in Italia.

La mostra inaugurata il 22 novembre presso il Museo Laboratorio di Arte contemporanea (MLAC) dell’università di Roma La Sapienza: La Fototeca di Adolfo Venturi alla Sapienza, curata da Ilaria Schiaffini e Maria Onori, è una buona occasione per riflettere sul ruolo della fotografia nello studio della storia dell’arte agli inizi del secolo scorso.

Ammirare oggi il Battesimo di Cristo di Piero della Francesca alla National Gallery di Londra non è mai stato così semplice! Con un volo low cost, la possibilità di poter guardare da vicino il noto capolavoro è alla portata di una buona fetta della popolazione.

In alternativa, investendo meno risorse economiche e minor tempo, ci si può accontentare delle molte riproduzioni fotografiche disponibili sui libri e soprattutto su Internet (magari con l’altissima risoluzione offerta dal sito della stessa National Gallery). Così l’opera può essere facilmente vista sul proprio PC, telefono o tablet, pronta per essere salvata, modificata, proiettata, condivisa. Ciò ha rappresentato una vera e propria rivoluzione, soprattutto per chi, come lo storico dell’arte, si rivolge quotidianamente alle opere (anche meno note e in luoghi poco accessibili).

Viene quasi da fantasticare sull’epoca precedente questa radicale trasformazione, quando anche un semplice “sopralluogo” in provincia poteva trasformarsi in un’impresa avventurosa e le fotografie – quanto mai indispensabili – erano un vero e proprio tesoro.

Adolfo Venturi, “padre” della storia dell’arte in Italia, era impegnato sul fronte della tutela lavorando per anni presso l’amministrazione delle Antichità e Belle Arti del Regno d’Italia. Passò poi all’insegnamento, fondando nel 1901 la prima cattedra nazionale di Storia dell’arte proprio alla Sapienza.

Venturi comprese l’importanza della fotografia come strumento metodologico, costituendo – con fini didattici – una ricca fototeca. Di questa, la presente mostra presenta una piccola ma intelligente selezione di grandi formati in bianco e nero realizzati dalle più importanti ditte europee di fotografi.

Queste fotografie sono oggi una fonte preziosa di conoscenza storica.

Come ricorda Ilaria Schiaffini nell’introduzione al catalogo della mostra, queste fotografie «testimoniano le vicende attributive delle opere, il loro stato di conservazione all’epoca della ripresa, il transito in collezioni pubbliche e private, l’uso delle riproduzioni ai fini della ricerca scientifica e della formazione degli allievi. D’altro canto le fotografie offrono sempre una interpretazione del soggetto che va contestualizzata all’interno di modalità tecniche e, in senso ampio, linguistiche proprie della ditta e/o dei fotografi che le eseguirono, in stretta relazione con le esigenze della committenza».

Se i fondi fotografici di altri storici dell’arte sono oggi ben noti e, a volte, anche digitalizzati, il fondo di Venturi necessitava ancora di una piena valorizzazione.

La presente mostra, accompagnata anche da un elegante e agevole catalogo (La Fototeca di Adolfo Venturi alla Sapienza, a cura di Ilaria Schiaffini, Campisano Editore, Roma 2018), costituisce un tassello importante in quanto risultato di un progetto d’inventariazione, ricerca e restauro ancora in corso che ha coinvolto anche studenti, dottoranti e specializzandi in Storia dell’arte della Sapienza.

Fino al 20 dicembre, attraverso un percorso articolato in tre sezioni (I fotografi; L’editoria illustrata; Tra ricerca e didattica), sarà possibile dunque ammirare alcune pregiate riproduzioni fotografiche. Fra esse La Primavera di Botticelli, La Presentazione al Tempio di Andrea Mantegna, il Ritratto di tre donne di Palma il Vecchio, l’Ultima cena di Leonardo e il Concerto interrotto di Tiziano.

Il motto di Adolfo Venturi “vedere e rivedere” ben si addice alla funzione di queste fotografie che, dobbiamo immaginare, sfilarono più e più volte sotto gli occhi dello studioso e dei suoi allievi, sollecitando un confronto continuo con le opere.

Lo stesso invito, “vedere e rivedere”, è incoraggiato dalla mostra del MLAC che ci spinge a (ri)prendere coscienza del nostro sguardo, invitandoci ad abbandonare quel senso di familiarità con le opere che spesso accompagna la nostra visione (così assuefatta dal bombardamento mediatico contemporaneo) per tornare, invece, a guardarle in modo meno scontato e con un occhio più attento.

La mostra sarà visitabile dal 23 novembre al 20 dicembre, dal lunedì al sabato con orario 15.00-19.00.

Ingresso gratuito.

Daniele Di Cola e Francesca Blasi

Sono nata a Roma nel 1988. Mi sono laureata in storia dell'arte contemporanea presso l'università La Sapienza di Roma. Alla triennale ho elaborato una tesi sull'arte antifascista e alla magistrale ho fatto una ricerca sull'uso del pixel nelle arti visive. Amo la fotografia, hobby che pratico, il cinema, la lettura e la musica.

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