’58-’68-’78 Il tempo di uno scatto è una mostra fotografica che racconta, attraverso decine di indimenticabili scatti di Marcello Geppetti, l’Italia e non solo, in tre decenni che fecero davvero la storia.
Inaugurata lo scorso 10 aprile, all’interno dei bellissimi locali della dolceVita Gallery, la mostra fotografica ’58-’68-’78 Il tempo di uno scatto, rappresenta, senza dubbio, un’occasione imperdibile per chi ama la storia e la fotografia. La mostra, curata da Andrea Dezzi, mette in scena, attraverso decine di fotografie di Marcello Geppetti la recente storia del nostro paese, attraverso tre anni che hanno cambiato la storia d’Italia.
Tre decenni rimasti impressi in pellicole iconiche. Tre date che sono il nostro ricordo, il nostro passato, senza il quale non esiteremmo.
Per molti, magari, il nome di Marcello Geppetti non dirà molto, ma di certo non si può dire lo stesso per le sue memorabili foto. Perché il fotografo reatino, prematuramente scomparso nel 1998, ha fatto, attraverso le sue istantanee, la storia della fotografia e non solo. David Schonauer, editore di American Photo, lo definì il fotografo più sottovalutato della storia e non aveva torto.
Geppetti è colui che colse, in una magnifica foto, il celebre Bacio fra Liz Taylor e Richard Burton ad Ischia, durante una pausa dalle riprese di Cleopatra. La prova “fotografata” che fra i due ci fosse del tenero, nonostante fossero ufficialmente sposati.
Quella foto fece letteralmente il giro del mondo. Ma ridurre la produzione di Geppetti a quello scatto, seppur celeberrimo, sarebbe profondamente ingiusto e questa bella mostra lo conferma.
Geppetti fotografò l’Italia di quegli anni, la corsa affannosa e rivoluzionaria di un paese che desiderava diventare grande. Nelle due sale dedicate a questa rassegna non ci sono solo foto, ma anche oggetti e testimonianze di anni che segnarono il nostro futuro. E attraverso quegli oggetti, quelle foto, sarà possibile ritrovare emozioni sopite, leggendo la storia del nostro paese in modo diverso e originale.
Bellissimo, in particolare, l’allestimento della terza e ultima sala (la Project room) della DolceVita Gallery, quella tradizionalmente destinata alle Story Telling. Sulla sinistra si vede una grande foto, che occupa tutta la parete, raffigurante un fotografo che scappa nel pieno degli scontri fra studenti e forze dell’ordine all’università “La Sapienza” di Roma il 16 marzo 1968.
Su quella foto, che corre come il reporter, troviamo decine di foto di Geppetti, da quella che ritrae una donna che si butta dall’Hotel Ambasciatori in fiamme, ad Anna Magnani che attraversa Roma, a Kennedy fra la folla a Napoli. E poi Dalidà, Renzo Arbore e Gianni Boncompagni che ballano al Piper o i tumulti all’Università; ma anche Federico Fellini sul set del film Roma e la foto del delitto di Pasolini all’Idroscalo di Ostia.
L’ultima delle settantaquattro foto è quella forse più drammatica, perché segnò in modo indelebile la nostra storia: i funerali di Aldo Moro, il 13 maggio 1978.
Visitando la mostra ’58-’68-’78 Il tempo di uno scatto, c’è tempo fino al 12 maggio, si ha anche l’opportunità per vedere un posto davvero particolare, a due passi da via Nazionale, quello della dolceVita Gallery. In questo luogo, in cui spiccano singolari oggetti di design, si ha davvero la possibilità di immergersi nel modo unico della fotografia, levandosi, magari, anche lo sfizio di acquistare una foto che ha fatto la storia, e, ancor di più, la nostra personale storia.
Maurizio Carvigno