Il Premio MAXXI festeggia i suoi primi quindici anni con la giovane arte italiana

I quattro finalisti del Premio 2016 per l’Arte Contemporanea espongono nella galleria fino al 29 gennaio 2017.

Selezionati da una giuria internazionale composta registi, giornalisti, critici, curatori e dal Direttore artistico del MAXXI Hanru Hou, alcuni dei lavori di Riccardo Arena, Ludovica Carbotta, Adelita Husni-Bey e il collettivo Zapruder entreranno a far parte della collezione del Museo. Fa parte del progetto, per il vincitore che sarà annunciato a novembre 2016, anche l’ideazione di una nuova opera creata per la mostra, con l’obiettivo di aiutare i giovani artisti nella possibilità di produrre delle opere museali che risiederanno nella collezione permanente. 
I finalisti di questa edizione hanno illustrato le loro opere durante l’inaugurazione della mostra raccontando le emozioni, i sentimenti e l’empatia che vogliono trasmettere al pubblico attraverso i loro lavori.
Riccardo Arena
Riccardo Arena (1979, Milano) si occupa di progetti che come dichiara “nascono dai miei viaggi, mi arrivano delle intuizioni che nel corso del tempo si cristallizzano in strutture narrative molto articolate. L’ultimo progetto Orient 1- Everlasting Sea (2016) nasce da un viaggio nelle Isole vicino al circolo Polare Artico che sono il cuore sacro della Russia, un luogo dove i monaci ortodossi raggiungono l’ascesi, ma anche un luogo dove Lenin aveva sperimentato il campi di detenzione. Le opere che realizzo raccontano dei dettagli di questa fuga verso gli spazi siderali una ricerca mistico scientifica. Orient 1 è un’ulteriore tappa del progetto, contempla l’esplorazione di una “terra incognita” la cartografia della luna, partendo dagli spunti dei primi cartografi che pensavano ai crateri pieni d’acqua e sognavano di navigare i mari lunari”. 
Zapruder
Zapruder, Zeus Machine, il collettivo, composto da David Zamagni, Nadia Ranocchi e Monaldo Moretti, espone una enorme scultura video dorata. “Siamo dei cineasti, la preoccupazione più forte al momento del confronto rispetto alla realizzazione di un opera per il MAXXI era di non costruire una scatole nera che si escludesse o escludesse il museo, siamo riusciti con l’installazione a mantenere le specificità del nostro lavoro attraverso tre macro elementi che si intersecano nel nostro progetto: Zeus, Ercole e The Promise Land.” Al suo interno un film in più atti che racconta il potere del mito. La sceneggiatura scritta dal collettivo per il loro omonimo film di prossima uscita è dedicato alla “Dodici fatiche di Ercole”.
Ludovica Carbotta
Ludovica Carbotta (1982, Torino), con il progetto Monowe iniziato a gennaio, rappresenta una città immaginaria pensata per una sola persona. Ludovica presenta un frammento di questa città in scala reale 1:1 in questo caso una parte del museo Monowe (the City Museum). L’opera è composta da tre elementi: l’edificio, intersezione di architetture passato e presente, le opere, una reinterpretazione di opere storiche e l’abitante Ondina Quadri che è un’attrice che vivrà la città raccontando il tempo perduto. La storia narra la solitudine dell’uomo di oggi iper-connesso ma è anche è un invito a ripartire dall’individuo per un futuro migliore.
Adelita Husni-Bey
Adelita Husni- Bey (1985, Libano) con La luna in Folle un’opera in cui propone un set televisivo.
Il progetto nasce da una collaborazione creata a luglio con cinque compagnie diverse. La tematica abbastanza comica, la sparizione di un certo tipo di format a causa del cambiamento politico, si basa principalmente sul programma Avanzi, una presa in giro in chiave contemporanea”.
Mentre una telecamera ruota attorno alla struttura i tre gruppi di teatranti professionisti inscenano un dibattito politico, un reality e un talk show.
In mostra si potrà ammirare anche una sezione documentaria che racconta le edizioni precedenti. Inoltre continua il progetto del MAXXI a sostegno degli spazi e del pensiero indipendente con Base/ Progetti per l’Arte di Firenze attraverso l’esposizione di cartoline, manifesti e altre opere raccolte in una teca espositiva fino al 30 ottobre 2016.
Sara Cacciarini
Sara Cacciarini giornalista pubblicista, si è laureata in Scienze Naturali e ha conseguito un Master di Comunicazione e Giornalismo Scientifico a La Sapienza di Roma. Collabora con CulturaMente dal 2016, è appassionata di teatro, musica e cinema.

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