Le donne di Giovanni Boldini sono figure flessuose di inafferrabile bellezza. Nei suoi più celebri ritratti il pittore dipinge la fugacità del tempo e l’effimera durata della gioventù e della beltà.
I quadri di Giovanni Boldini
I quadri di Boldini, fatti di dettagli luminosi e grandi pennellate dinamiche, sembrano immagini sul punto di scomparire. Le bellissime donne e talvolta i gentiluomini che appaiono sulle tele, ricchi esponenti della Belle Epoque, sembrano essere sempre sul punto di lasciare il quadro da un momento all’altro. Dopotutto, anche La Belle Epoque stessa, incorniciata da Boldini, fatta di sete, piume e perle, fu uno sbrilluccichio di breve durata.
Esempio della caducità del tempo e della bellezza è un’opera in particolare: nel 1916 si sedette un attimo su un divanetto, giusto il tempo di essere immortalata per sempre, la splendida Gladys Deacon, Duchessa di Marlborough.
“Non ho mai visto una ragazza con così tanta bellezza…”
Gladys ci appare vestita di rosa, con il volto di profilo, il corpo sporto in avanti. Sembra essersi seduta un momento a riposare, o forse è in procinto di alzarsi. La figura elegante mostra una malizia quasi inconsapevole nella profonda scollatura e nelle sottili gambe che si mostrano tra le sete del vestito.
“Non ho mai visto una ragazza con così tanta bellezza, tanta magnifica intelligenza, bontà e grazia,” scrisse di lei Marcel Proust.
L’anno che Boldini la dipinse (anno supposto, quantomeno), Gladys aveva 35 anni. I suoi occhi azzurri avevano già incantato i cuori più sensibili di tutta Europa. Si innamorò di lei Proust, certo, ma anche il principe Guglielmo di Prussia. Quest’ultimo le regalò un anello di inestimabile valore e, quando il padre del principe, l’imperatore Guglielmo II, lo scoprì, avviò delle trattative diplomatiche urgenti per averlo indietro.
Due begli occhi non valevano un gioiello tanto prezioso secondo l’imperatore, ma a dissentire sarebbero stati in molti: Gladys ammaliò e fu amica, tra gli altri, di Bernard Berenson, Hermann von Keyserling, di Monet, Rodin e di Gabriele d’Annunzio.
Il fascino di questa donna intrigante non le derivava solo da una grande bellezza. Americana di origine, nacque a Parigi. Ebbe una vita interessante. Da bambina suo padre sparò e uccise l’amante della madre, e da allora la piccola Gladys viaggiò per il mondo seguendo un genitore o l’altro.
Non si sposò che a quarant anni, diventando la seconda moglie del nono Duca di Marlborough, del quale era stata a lungo amante.
Le rovine di una “belle epoque”
Lo scrittore Hugo Vickers conobbe Gladys ormai novantenne, ricoverata in un ospedale e creduta pazza. La descrisse come di una grande bruttezza… cosa era accaduto?
La gioventù che svanisce certo porta via ogni grazia ma il volto che incantò l’Europa non fu deturpato solamente dall’età. Gladys, ossessionata dalla perfezione, si sottopose a iniezioni di paraffina che a lungo andare le deturparono completemente la faccia e le sconvolsero i lineamenti.
La donna in rosa del quadro era sparita per sempre, la bellezza era durata un attimo e si era spenta. Ma quell’attimo nella tela di Boldini è eterno.
Una foto di Gladys Deacon G. Boldini, Gladys Deacon, 1916
Le mostre di Giovanni Boldini
Vorrei concludere questo articolo invitandovi a vedere dal vivo i quadri di Giovanni Boldini, al museo di Giovanni Boldini di Ferrara. Molte delle opere sono passate negli scorsi mesi da Brescia e Modena e si trovano ora nel Palazzo Della Marra di Barletta in occasione della mostra “Boldini. L’incantesimo della pittura”. Ma il palazzo è chiuso per adesso, così come gli altri musei, a seguito del Dpcm dell’8 marzo per il contenimento e il contrasto del diffondersi del Coronavirus. La bellezza rimarrà sulle tele, in attesa di occhi sereni, pronti a goderne.
Cristiana F Toscano