I pensierini per la festa del papà si somigliano un po’ tutti…ma questo no! Qui agli infusi d’arte abbiamo un dipinto apposta per lui, venite a scoprire di cosa si tratta!
La festa del papà è ufficialmente finita ma qui agli infusi d’arte abbiamo ancora voglia di omaggiare il primo uomo della nostra vita. Ci è venuto a prendere a scuola, ci ha tenuto il sellino della bici, ha aggiustato quello che le nostre pallonate avevano distrutto…si merita un dono speciale. Qui c’è un quadro pronto che aspetta solo lui. Andatelo a chiamare e leggete insieme questo nuovo, nuovissimo infuso d’arte. Cominciamo!
Il dipinto di oggi è il Gesù nella bottega di San Giuseppe di Gerrit Van Honthost (Gherardo delle notti per gli amici italiani), dipinto nel 1620 e oggi all’Hermitage di San Pietroburgo.
Potete vederlo qui.
Cosa sta succedendo?
Non sembra nemmeno una scena sacra vero? Se non fosse per quei due angeli sulla destra e per quell’accenno di aureola su San Giuseppe non ci saremmo accorti di nulla. Il celebre santo qui è solo un papà un po’ anziano e indaffarato. E’ tardi e ancora è in bottega, per questo ha chiamato il figlio a tenergli una candela, per poter finire il lavoro. Gesù non è che un ragazzino, emozionato di poter aiutare il padre, tanto che lo guarda con una certa ammirazione. se ne sta lì pronto casomai il papà volesse spiegargli qualcosa del suo lavoro o gli chiedesse di passargli un attrezzo. Tutta la scena ruota intorno alla luce della candela che indirizza il nostro occhio proprio sui volti di San Giuseppe e di Gesù.
I dettagli sono pochi, pochissimi e tutti indispensabili per farci capire di che scena si tratta. Honthorst non ammette fronzoli, ciò che conta sono le emozioni e l’atmosfera di un momento speciale tra padre e figlio. Come ha fatto il nostro pittore a rendere la magia di un momento così particolare?Semplice, lo ha vissuto lui stesso. Honthorst si era formato come pittore proprio nella bottega di suo padre e non presso terzi come era d’abitudine. Certamente aveva molti bei ricordi a cui ispirarsi.
E quei due angeli allora che c’entrano?
Non intervengono sulla scena e se ne stanno appartati a guardare. Che senso hanno? Lo hanno, lo hanno. Quelli sono infatti gli angeli custodi, che nella teologia cristiana ci seguono e ci proteggono senza che ce ne accorgiamo. Qui guardano soddisfatti i progressi nella crescita del piccolo Gesù e sembrano quasi commentare la scena “a bordo campo”.
Due parole sullo stile…
Honthorst era un vero fan di un altro grande pittore: Caravaggio. Come non notarlo! Lo sfondo scuro e indefinito, il grande realismo delle figure e dei gesti, l’effetto luminoso della candela e l’umiltà di tutta la rappresentazione non lasciano dubbi. Lui ebbe modo di conoscere le opere del Merisi nel suo soggiorno a Roma, avvenuto tra il 1610 e il 1620. Appena tornato, fresco delle novità, dipinge il quadro in questione. E’ proprio da questo momento che decide di specializzarsi negli effetti luminosi particolari: le luci di candela e le atmosfere notturne e raccolte diventano il suo marchio di fabbrica. Ecco perchè in Italia è noto come Gherardo delle notti piuttosto che col suo impronunciabile nome olandese.
Anche questo infuso d’arte è finito ma vi aspettiamo come sempre tra due settimane per una nuova, gustosissima tazza d’arte. E ancora auguri a tutti i papà!
Chiara Marchesi