Dipingere anche se il mondo cerca di fermarti: quarant’anni di una controcultura che nasce in strada e arriva al museo
Quante volte passeggiando per la città ci siamo chiesti: “Bello questo disegno ma chi l’ha fatto? e come?”. Quante volte, dopo un’attesa estenuante della metropolitana romana, arriva il treno e ci siamo detti: “Wow, quanti colori, pazzesco! ma quando l’avranno fatto?”. Ecco, l’esposizione al Macro, Cross the streets cerca di rispondere proprio a queste domande. Porta alla luce una dimensione underground, un’avanguardia che ha influenzato l’immaginario collettivo per moltissimi lunghi anni.
L’obiettivo della mostra è quello di analizzare e indagare a livello globale l’impatto dell’arte urbana sulla collettività e sulla società, attraverso opere dei precursori mondiali.
Come ci suggerisce il titolo CROSS THE STREETS, l’interno del Macro è stato organizzato in modo da essere “attraversato” come se si facesse una passeggiata per le vie della città fruendo della strada arricchita da immagini quali street art, graffiti, writing, etc.
Ma chi sono questi misteriosi personaggi che, spesso di notte, dipingono illegalmente treni e strade facendo dei capolavori? Chi sono questi artisti che rischiano tutti i giorni pur di dare sfogo al loro flusso creativo?
Per rispondere a queste domande dobbiamo entrare nel vivo della mostra.
Appena si varca la porta del museo ci si trova davanti ad un’installazione site-specific dell’artista franco americano WKInteract, artista interessato al corpo e ai suoi cambiamenti che utilizza immagini riprese dal mondo circostante. A lui e ad un’altra serie di artisti è stata riservata una fetta di museo per dar sfogo liberamente all’unica avanguardia che è stata in grado di riunire periferie e minoranze della globalizzazione. Vediamo Daim, Chaz Bojourquez pioniere del lettering west coast e i romani Diamond, Lucamaleonte e Jbrock che allieterà i nostri occhi con una serie di poster presi direttamente dai suoi interventi in strada.

Ma non è tutto.
Per capire ancora meglio il percorso che ha fatto l’arte urbana, il Macro ci mette davanti a delle fotografie di Stefano Fontebasso de Martino.
Avete presente quei pupazzetti, quegli “omini” colorati che oltre ad essere visti sui muri si trovano su vari merchandising? Esatto..propio quelli, sono di Keith Haring. De Martino immortala l’artista nel 1984 quando fa il suo intervento a Roma a Palazzo delle Esposizioni; intervento che verrà interrotto dall’arrivo del comandante Gorbaciov.

Un’altra sezione della mostra è dedicata al writing romano dagli anni ’80 fino ai giorni nostri. Roma infatti è stata per ben trenta anni teatro di interventi pittorici del tessuto urbano, caratterizzati da i cosiddetti “tag”. Ancora una volta si esce dal quadro: le strade diventano gallerie e i muri tele.
Nell’abbondanza di slogan calcistici e frasi d’amore il writing si fa spazio con un’intensa immediatezza di immagini che è la forza di questa contestazione estetica giovanile.
Ma l’arte urbana non è solo questo.
L’arte urbana ha contaminato cinema, moda, fotografia e musica. L’energia coinvolgente dell’hip hop infatti è il veicolo delle quattro discipline che lo compongono come wrting, breaking, djing e rap.

Non a caso il logo della mostra è stato fatto dal rapper Masito del gruppo underground romano Colle der Fomento, tra i più famosi lettering artist.
Cross The Street ci racconta questo mondo, un mondo fatto di artisti che, gratuitamente e senza filtri, hanno deciso di far entrare tutti noi nella loro sfera emotiva.
Grazie per averci rivelato la vostra storia.
Alessandra Forastieri