Continua il nostro viaggio tra le chiese di Roma, patrimoni storici, nonché veri e propri gioielli architettonici di incomparabile bellezza, al giorno d’oggi silenziose spettatrici del caotico traffico cittadino.
Oggi per il nostro tour amatoriale tra le chiese di Roma ci siamo spostati per il rione Monti e Trevi, facendo visita a due geni dell’arte italiana, due maestri intramontabili, distanti tra loro, che nel marmo hanno scolpito il destino comune di una fama immortale: Michelangelo Buonarroti e Gian Lorenzo Bernini.
Infatti nascosto tra i vicoli pittoreschi del quartiere Monti, in una delle più belle chiese di Roma, San Pietro in Vincoli, si trova il Mosè di Michelangelo, esempio di equilibrio classico in marmo. L’antica basilica, sorta nel V secolo per custodire le reliquie del santo martirizzato, è una dei luoghi sacri più importanti della città eterna, dove fu sepolto papa Giulio II che nel Cinquecento ne volle la restaurazione.
Proprio per ornare il monumento funebre del papa Della Rovere Michelangelo scolpì nel 1513 la colossale statua ritraendo un maestoso Mosè seduto con le Tavole della Legge. L’eroe biblico viene immortalato in un momento di grande tensione emotiva, irato per la miscredenza del popolo ebraico, subito dopo aver disceso il monte Sinai con i Dieci Comandamenti.
Magistralmente Michelangelo scolpisce Mosè, le vene sono gonfie ed i muscoli tesi vibrano sul marmo lucido, animando la statua di pietra. Leggenda vuole che l’imponente figura fosse così perfetta da sembrare vera, tanto che lo stesso Michelangelo, dopo che titanicamente trasformò in carne ed ossa la dura pietra, si rivolse all’impassibile creatura implorandola:” Mosè perché non parli?”.
Inoltre a partire dal gennaio del 2017 i visitatori possono ammirare la statua di San Pietro in Vincoli illuminata così come il grande genio rinascimentale la progettò. Tutto ciò grazie ad un impianto di illuminazione artificiale che riproduce l’incedere della luce dall’alba al tramonto sul corpo marmoreo del Mosè. L’eroe biblico è espressione dell’ideale rinascimentale di bellezza classica, dove tutto è equilibro e armonia tra le parti, Michelangelo aspira a quel grado di perfezione olimpica traendo dal marmo quel che la natura stessa a fatica riesce a formare nella carne.
Uscendo da San Pietro in Vincoli ci troviamo direttamente nel cuore di rione Monti, proseguendo per via Cavour si arriva a Termini e di lì a pochissimi passi si erge su via XX Settembre una piccola basilica barocca: Santa Maria della Vittoria.
Questa chiesa di Roma, sorta nel XVII secolo, è un perfetto esempio del decorativismo barocco romano con le sue cappelle coronate da archi, marmi splendenti, angeli bianchi e dorati, capitelli corinzi ed affreschi. Ridondanti abbellimenti che ritroviamo nel meraviglioso soffitto, vero e propria esaltazione della gloria divina, culminante in una sfarzosissima cupola. Tutto è mero virtuosismo artistico, funambolica complessità architettonica che si perde negli innumerevoli dettagli, non vi è ordine ed equilibrio, ma ricchezza e ricercata preziosità.
Santa Maria della Vittoria, come tante chiese di Roma, conserva moltissime opere d’arte, ma qui una visita è meritata dal fatto di incontrare una delle sculture più famose di Gian Lorenzo Bernini: L’estasi di Santa Teresa per la cappella della famiglia Cornaro. Il Bernini trasforma la cappella in un piccolo teatro, con un colpo da maestro introduce una fonte di luce in grado di illuminare il gruppo in marmo e bronzo come un moderno riflettore.
La luce cade dall’alto investendo il corpo della santa scavando nel marmo, tra le pieghe dei panneggi che si sollevano con leggerezza, trasformando la dura pietra che mai come prima sembra morbida stoffa. Bernini si rivela un perfetto conoscitore di teatro, se fosse vissuto adesso sarebbe stato un famoso scenografo, realizzando per noi nella cappella Cornaro un vero spettacolo con la mistica levitazione della santa. L’artista riesce a rendere inoltre il coinvolgimento personale, il trasporto della passione che ritroviamo nell’espressione della donna in estasi interpretata con grande sensualità tra amore mistico ed erotismo nella bellissima bocca dischiusa e nel petto palpitante.
Due esempi mirabili dell’arte italiana, due stili distanti che tornano ad incontrarsi nella celebrazione della figura umana, che sia titanica riflessione della perfezione rinascimentale o teatrale rappresentazione dell’espressionismo barocco, semplicemente attraversando una porta al centro di Roma.
Martina Patrizi