L’estate è agli sgoccioli ma tranquilli non c’è da disperarsi! Vediamo un bellissimo dipinto di Caravaggio per amare l’autunno in tutte le sue sfumature…
Ebbene sì le ferie sono finite e lentamente siamo scivolati verso Settembre, ma non buttiamoci troppo giù, dopotutto siamo nel mese che celebra l’uva e naturalmente il vino! Allora vediamo come questo frutto appare anche in uno dei quadri più conosciuti di Caravaggio.
L’uva è un prodotto tipicamente settembrino ed è da sempre molto amata nel mondo dell’arte. Moltissime sono infatti le rappresentazioni figurative in cui appare non solo come natura morta ma come simbolo di Bacco, metafora dell’ebbrezza, della passione animalesca e in una parola della vita.
L’infuso d’arte di oggi è il “Fanciullo con canestra di frutta” dipinto olio su tela dal Caravaggio tra il 1593 ed il 1594 e conservato presso la Galleria Borghese a Roma. L’opera risale al primo periodo romano del Merisi insieme ad un altro capolavoro del pittore, il “Bacchino malato”, entrambi provenienti dalla collezione del cardinale Scipione Borghese.
Potete visionarlo qui.
Qual è il soggetto dipinto?
Caravaggio ritrae un normalissimo garzone di bottega con i capelli ricci e la bocca carnosa, socchiusa in un atteggiamento erotico e provocante. Questo è vestito di una semplice e morbida camicia bianca, la quale ricadendogli sul corpo lascia sensualmente nuda la spalla destra.
Il giovane regge una canestra colma di frutti maturi: fichi, pomi, melograni e fulgidi grappoli d’uva rossa e bianca. La frutta è allo stesso tempo protagonista dell’opera insieme al ragazzo, entrambi i soggetti sono infatti sullo stesso piano. Ciò si vede dall’attenzione che Caravaggio rivolge alla riproduzione dei vari frutti con un realismo pittorico che è evidente in ogni piccolo dettaglio.
Cosa ci fa entrare nel quadro?
Lo spettatore viene immediatamente colpito dalla resa naturalistica dell’opera che è una delle caratteristiche principali dello stile di Caravaggio. Siamo di fronte ad un vero e proprio cesto di frutta matura, priva di idealizzazioni e interpretazioni estetizzanti, ma rappresentata attraverso tutte quelle imperfezioni che possiamo ritrovare anche nella realtà della vita quotidiana.
Il fanciullo sostiene una canestra traboccante di frutti, belli a vedersi e soprattutto veri, anzi verissimi. Alcuni sono rossi e succosi, altri sono inevitabilmente ammaccati, inoltre vediamo degli acini d’uva quasi marci mentre alcune foglie sono secche e appassite.
Il soggetto raffigurato può essere interpretato come un’allegoria della vanitas, una raffigurazione simbolica che invita lo spettatore a riflettere sulla caducità della vita, lo scorrere spietato del tempo e sulla natura precaria e fugace dei beni terreni.
Due parole sullo stile…
Notiamo un realismo estremo ed impressionante attraverso cui Caravaggio raffigura sia il ragazzo che la frutta in primo piano. Emerge chiaramente la sorprendente abilità del giovane Merisi nella rappresentazione di una realtà veridica, naturale, senza alcuna nobilitazione.
Tutto è reale, tutto è vero a partire dal fanciullo con un volto comune e quasi volgare in questa sua camicia sbrindellata che gli scende lungo la spalla e in questa sua bocca semiaperta che accentua una sensualità gretta, oscena, tutta popolare. La frutta stessa è concreta e tangibile, è quella che possiamo trovare tra i banchi del mercato, esposta alle intemperie e toccata da più mani.
Caravaggio diede spazio alla realtà, alla vita di una Roma autentica, ritratta dal naturale, provocante e trasgressiva. Una Roma restituita attraverso soggetti veri, spesso ignobili ed immorali, ma certamente vivi.
Anche per oggi il nostro infuso d’arte è terminato. Se non siete ancora pronti per l’ufficio ma volete concedervi qualche altro giorno di vacanza allora vi consigliamo di prendere spunto dalla scorsa pillola a questo link sul Beato Angelico. Ci vediamo come al solito tra due settimane!
Martina Patrizi