Fernando Botero è un artista amato e criticato, la sua arte “tonda” ha conquistato tutto il mondo e Roma con una personale al Complesso del Vittoriano gli regala la città eterna.
Ha solo 16 anni quando espone in una collettiva e inizia a collaborare per il quotidiano “El Colombiano” disegnando le illustrazioni per i supplementi della domenica. È un periodo prolifico e curioso.m Nel 1951 si trasferisce a Bogotá dove espone la sua prima personale. Con i soldi guadagnati parte e viaggia in Europa, visitando Parigi e poi l’Italia dove a Firenze frequenta l’Accademia di Belle Arti. Appassionato di Piero della Francesca la sua arte ne rimane colpita, in questo periodo nascono moltissime opere tra cui il dittico “Piero della Francesca”, olio su tela, 1998.
La critica tuttavia non comprende le sue opere. In seguito al matrimonio con Gloria Zea e si trasferisce a Città del Messico dove incontra il suo primo mecenate Antonio Souza. Qui inizia il suo percorso artistico attribuendo a tutti i soggetti dipinti il concetto di “dilatazione” come si puo’ ammirare nella “Natura morta con frutta e bottiglia”, olio su tela 2000. I volumi sono pieni e privi di ombre. Traboccanti di pienezza.

Da ora in avanti inizia l’ascesa di Botero.
Nel 1966 torna in Europa in Germania dove allestisce la sua prima grande personale e inizia a dedicarsi alla scultura.
In Italia in Toscana dove acquista una casa, nel 1991 la scultura trova il massimo di splendore. Nel Forte del Belvedere a Firenze inizia ad esporre le sue maestose sculture.
“Quello che faccio potrebbe essere improbabile ma non è impossibile sono scene e situazioni che immagino e spingo al limite ma senza mai oltrepassarlo” dichiara Botero in un’intervista.
Guardando i suoi dipinti di età matura un parola sembra accomunarli: fiaba. Un esempio è “Adamo ed Eva” olio su tela. Un uomo e una donna si fronteggiano nudi l’unico contatto tra i due è la mano di lui che la sfiora. Il fotogramma è fermo a un attimo prima di mangiare anche lui la mela, il frutto proibito. I due si osservano con stupefatta ingenuità in un Eden primordiale sembra un racconto fiabesco, mentre le figure ricordano i nudi barocchi di Rubens. Vi è una totale assenza di malizia e pathos.
I nudi sono una delle parti più importanti e sviluppate dell’arte del Maestro.
L’altra parola che accomuna i quadri di Fernando è: sensualità. Nel quadro “La donna seduta” olio su tela, pur essendo di forme importanti la giovane ha la pelle liscia e rosata. L’imponenza della donna è in contrasto con i piccoli dettagli, questo crea una dolce sensualità. Le unghie smaltate, il piccolo bracciale, il pettine tra i capelli. Botero definisce la sua arte “figurazione post-astratta”. Prima di realizzare un quadro esegue sempre una decina di schizzi, ne sceglie poi uno e inizia il lavoro sulla tela che definisce a “macchia”. Vi si dedica per una giornata intera e dopo mette via l’opera per circa un mese e la concludendola.
Sara Cacciarini