Presso la Galleria del Cembalo di Roma (zona centro-Piazza del Popolo) è aperta al pubblico fino al 9 Aprile 2016, con ingresso libero, la mostra fotografica di Silvia Camporesi “Atlas Italiae”: una ricognizione dei paesi e dei luoghi abbandonati d’Italia.
Cementificio – Alzano Lombardo |
L’esposizione, realizzata in collaborazione con z2o Sara Zanin Gallery, è una vera e propria finestra verso un paese che sta scomparendo, uno sguardo su qualcosa di un passato dimenticato che ci stiamo purtroppo lasciando alle spalle. Le fotografie, scattate in tutte le regioni italiane durante un lavoro durato un anno e mezzo, sono il risultato di una raccolta di immagini atte a creare una mappa dell’Italia che sta svanendo.
Vediamo esposti scenari, paesi e piccoli borghi abbandonati, persi nell’amnesia generale, rappresentando poeticamente una collezione di luoghi dimenticati da decenni, che eppure esistono concretamente nelle loro costruzioni fatiscenti e divorate da una vegetazione selvaggia. Sono posti che ancora conservano le tracce di chi vi ha vissuto e che hanno smesso di lottare per la propria esistenza, lasciandosi scomparire.
Veduta – Isola di Pianosa |
Il genio della fotografa di Forlì sta nel cogliere l’anima di questi luoghi alienati svelando l’intimo e sacro silenzio che li avvolge come un velo, separandoli dalla nuova identità italiana. Lo sguardo dell’obiettivo non si limita a cogliere uno stato concreto di realtà fisica bensì tende a rivelare la lacerante condanna a cui silenziosamente questi paesi si stanno avvicinando.
La mostra è un vero e proprio percorso all’interno di un paese senza tempo, incantato, visitandola si è annientati da un senso di sospensione tale da sembrare di essere in un sogno. E’ un incontro con un’Italia dimenticata, un viaggio tra luoghi deserti, eppure esistenti, un’ironia tristemente amara, ma poetica. Si tratta per lo più di paesi fantasma vittime dell’urbanizzazione e dello sviluppo economico, testimonianze di qualcosa che non c’è più e che si sta perdendo.
Ristorante – Genga |
Il percorso espositivo è inoltre arricchito dalla particolare tecnica utilizzata per inaugurare questo viaggio della memoria, infatti le foto in bianco e nero hanno subito una colorazione manuale ispirata alle tinte originali che rappresenta un omaggio alle origini della fotografia. Ciò deriva dalla riflessione dell’artista di dare colore a ciò che ormai è privato della propria identità cosi da dargli una nuova vita. Si tratta di una ricerca geografica iniziata già nel 2004 con Cartoline dal nulla che ha portato l’artista a questo sublime atlante della dissolvenza, i cui oggetti fotografati sono il riflesso di un’umanità sempre più fragile e sospesa.
Un’esplorazione emozionante che diventa un cammino emotivo verso le tracce di un’identità sempre più impalpabile e nebulosa. La Camporesi con la sua raccolta fotografica rientra in una ricerca artistica fondata sulla cristallizzazione del tempo e dello spazio conservando così il ricordo di queste piccole realtà abbandonate e condannate all’estinzione.
Vediamo nelle immagini il risultato di un progressivo abbandono che ha portato la nuova Italia a dimenticare il suo tempo e trascurare la sua storia condannando quelle entità storiche, geografiche e culturali che non riescono a stare al passo con i tempi. Alla fine della mostra rimane quel sapore triste di un paradosso imperdonabile, siamo disposti a tale perdita?
Martina Patrizi